Non solo Key4biz, ma anche il Guardian non crede affatto all’annuncio di Mark Zuckerberg, secondo il quale la fusione di Facebook-WhatsApp e Instagram è necessaria “per garantire privacy e sicurezza dei messaggi privati degli utenti”. E parliamo di 3,8 miliardi di persone.
Infatti il nostro articolo Altro che privacy. Mark Zuckerberg annuncia un merger pericoloso Facebook-WhatsApp-Instagram, pubblicato ieri mattina, ha diversi punti in comune con quello pubblicato in serata dal Guardian La nuova mossa di Facebook non riguarda la privacy. Riguarda il dominio. Secondo l’autore Siva Vaidhyanathan, docente di Media Studies presso l’Università della Virginia: “per il Ceo di Facebook, WeChat è la sua più grande sfida e il modello per il futuro della sua azienda. Zuckerberg ha sempre desiderato che Facebook fosse il sistema operativo delle nostre vite, almeno per coloro che vivono fuori dalla Cina. WeChat è ciò che Facebook deve ancora diventare. WeChat, se dovesse andare oltre la Cina, è anche la più grande minaccia per il dominio globale di Facebook”.
Perché WeChat è il sistema operativo dei cinesi?
Ma come funziona WeChat, perché è il sistema operativo della vita dei cinesi? È un’app di telefonia mobile per tutti gli usi: dall’invio di messaggi, alla lettura di notizie e opinioni, all’ordinazione del cibo, al pagamento ai distributori automatici fino a pagare un taxi. WeChat ti consente anche di depositare denaro nella tua banca, cercare un libro di biblioteca, fissare un appuntamento con il medico, effettuare call di lavoro e interagire con il governo.
Dunque l’obiettivo di Zuckerberg, secondo Vaidhyanathan, è dar vita a un’app come WeChat con cui poter gestire tutti insieme i dati di 3,8 miliardi di utenti: Instagram (1 miliardo di utenti), WhatsApp (1,5 miliardi di utenti) e Messenger (1,3 miliardi di utenti ). Creare il nuovo sistema operativo per la restante parte di mondo con la speranza anche di attirare, con l’introduzione della crittografia (il sistema end-to-end che protegge le comunicazioni) per i messaggi privati di Messenger e Instagram, gli utenti che oggi utilizzano app di messaggistica concorrenti: Telegram, Signal, Skype, iMessage o il classico SMS e future applicazioni. “Schiacciare tutte queste app, insieme a e-mail e telefonate vecchio stile, sarebbe un passo determinante per diventare il sistema operativo delle nostre vite”, ha osservato Siva Vaidhyanathan sul Guardian.
Il secondo obiettivo di Zuckerberg? Far usare ai 3,8 miliardi di utenti la futura criptovaluta di Facebook
C’è anche un secondo obiettivo che il ceo di Facebook vorrebbe raggiungere. Così come ipotizzato da noi, anche per Siva Vaidhyanathan la società di Menlo Park ha un altro piano per rendersi essenziale per la vita quotidiana delle persone in tutto il mondo. Far usare, quando la fusione sarà a regime, ai 3,8 miliardi di suoi utenti la nuova valuta crittografica che l’azienda sta sviluppando. Secondo le informazioni raccolte dal New York Times, sono almeno 50 persone all’interno di Facebook al lavoro sul nuovo progetto della moneta virtuale.
Immaginiamo insieme il nuovo scenario: gli utenti di WhatsApp che possono utilizzare la nuova criptovaluta, ma agganciata al valore delle valute già in circolazione, per ordinare consegne di cibo o acquistare biglietti del treno, come si fa con WeChat. Immaginiamo anche il miliardo e mezzo di utenti di WhatsApp inizi a inviare denaro a parenti e amici utilizzando la valuta di Facebook, che controlla Facebook e sui quali avrà una commissione. Sarebbe un duro colpo a tutte le fintech e all’home banking.
Il merger dovrà ottenere l’ok dai Governi e dalle Authority
Ma prima che la fusione di Facebook-WhatsApp-Instagram diventi realtà, il merger dovrà ottenere il consenso esplicito di ogni utente, ma prima di arrivare al clic consapevole degli utenti il piano di Zuckerberg dovrà ottenere il via libera degli Stati e delle Autorità regolatorie nazionali.
“Potrebbero volerci anni prima che l’Unione europea o il governo degli Stati Uniti individui la base giuridica e la bontà politica dell’operazione per approvarla”, fa notare ancora Siva Vaidhyanathan, che ha un’idea precisa sia della fusione sia del ceo di Facebook: “Per troppo tempo, abbiamo preso in parola Mark Zuckerberg. Troppe volte ci ha tradito. Non ci cadiamo di nuovo. Questa mossa non riguarda la protezione dei nostri dati e delle nostre comunicazioni. Si tratta di fronteggiare società competitor e consolidare il potere globale”, ha concluso.
Il fact checking sui data center di Facebook
Business Insider.com ha invece fatto il fact checking alle parole di Mark Zuckerberg, precisamente sul “costruiamo data center e archiviamo dati sensibili solo in Paesi che rispettano i diritti umani, come la privacy e la libertà di espressione”. E l’enorme data center realizzato a Singapore, annunciato su Facebook sei mesi fa dallo stesso fondatore? Domanda il giornale online a cui sia Amnesty International sia Human Rights Watch hanno dichiarato che “A Singapore la libertà di espressione, anche sui social, non è per nulla garantita. C’è chi è in carcere per un post contro la magistratura locale”. Human Rights Watch si augura: “Leggendo le parole di Zuckerberg sull’archiviazione sicura dei dati, si potrebbe pensare che Singapore è l’ultimo Paese in Asia in cui Facebook ha costruito un data center”. Staremo a vedere, perché Facebook non ha replicato.
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