Con oltre 170.000 professionisti impiegati, tra attori, registi e qualificate maestranze artigiane e tecniche, l’industria audiovisiva italiana ha un valore di circa 14 miliardi di euro e costituisce un’importante risorsa culturale, economica e occupazionale per il nostro Paese.
Dietro a un film c’è un’orchestra fatta di tanti singoli elementi che insieme eseguono un’opera straordinaria che è il prodotto che arriva al pubblico. Chi sta dietro a tutto questo? Sono artigiani, elettricisti, creativi, microfonisti, direttori di fotografia, stuntwomen, doppiatori, dog trainer, fonici, Integrated VFX Supervisor, “parruccai”, compositori, e così via.
La campagna “Io Faccio Film” è stata lanciata da tre mesi e i numeri sono del tutto positivi: oltre 420.000 utenti raggiunti solo su Facebook, 7 tappe di un roadshow per il Paese, una call to action con il pubblico appena lanciata che prevede un concorso. La campagna andrà avanti fino ai primi mesi del 2017 con ulteriori iniziative e nuovi appuntamenti e il lancio degli ultimi spot.
Ideata per sostenere e valorizzare le professionalità del cinema italiano, è promossa da ANICA, FAPAV, MPA e UNIVIDEO con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo e dell’AGCOM – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. L’iniziativa ha appunto l’obiettivo di mostrare al grande pubblico i professionisti che dietro la macchina da presa permettono la realizzazione di un’opera audiovisiva e alla nostra industria creativa di crescere e primeggiare a livello internazionale.
Come spiega Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale di FAPAV, Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, “solo conoscendo questi talenti ci verrà voglia di “non tradire il cinema”, che è poi il pay off della campagna (‘Chi ama il cinema non lo tradisce’)”. Di inaspettato, oltre agli incoraggianti numeri sulla campagna, c’è dell’altro, continua Bagnoli Rossi: l’elemento dell’emozione. “Durante il roadshow in giro per l’Italia (ma anche negli spot video) diamo la parola alle maestranze del nostro cinema. In platea è tangibile l’attenzione e la voglia delle persone di ascoltare come viene creato un mostro, per esempio, come viene tradotto dalla mente del regista e trasposto in un oggetto fisico grazie alla creatività di un artista; così come il pubblico è attento a capire come nasce nell’artista la determinazione di intraprendere un determinato mestiere. Volevamo insomma raccontare delle storie. E abbiamo scoperto che anche questi artigiani e artisti volevano che finalmente qualcuno gli desse voce, che qualcuno li interpellasse. Anche loro si sono scoperti emozionati e orgogliosi di questo racconto”.
Perché questo nome per una campagna a sostegno del comparto audiovisivo?
Quell’IO che è stato scelto come titolo della campagna – Io Faccio Film – sta a significare, continua Bagnoli Rossi, “la nostra volontà di comunicare la soggettività del cinema, la contribuzione di ciascuno a modo suo, senza gerarchie, senza vertici. Un pronome, l’IO, che indica che ognuno ha un ruolo: l’attore sì, ma anche il regista, la parruccaia, la costumista ee anche ognuno di noi, in quanto spettatore, che compra un biglietto o un DVD e con orgoglio difende un prodotto creativo straordinario. Siamo fatti per il 95% dei film che abbiamo visto, dice qualcuno no? Un film entra nell’anima, può addirittura condizionare chi vogliamo diventare. Il cinema quindi è di tutti. Senza distinzioni. E con questa campagna volevamo coinvolgere soprattutto il pubblico, portarlo dalla nostra parte”.
La campagna ha la fortuna di cadere in un momento storico che sembra essere particolarmente (e finalmente) felice per il cinema italiano. L’approvazione della Legge Cinema ne è la punta di diamante. La campagna “Io Faccio Film” va proprio nella direzione di uno dei compiti del Ministero, grazie proprio alla nuova legge, ovvero quello di promuovere, programmi di educazione all’immagine, per potenziare le competenze dei linguaggi audiovisivi. La nuova normativa deve premiare le buone pratiche e disincentivare quelle negative. I decreti attuativi dovranno occuparsi anche dei progetti di formazione del pubblico.
“Di questo c’è molto bisogno – conclude Bagnoli Rossi – soprattutto di educare il pubblico all’immagine, di lavorare per la formazione audiovisiva. È un aspetto cruciale poiché un pubblico informato è anche un consumatore più rispettoso e in grado di riconoscere il valore dell’opera creativa. Noi ci siamo e vogliamo impegnarci ancora. La Legge Cinema, dopo oltre 12 anni dall’ultimo intervento, conferma l’importanza e la centralità del settore audiovisivo quale motore per la crescita economica del Paese”.