“Abbiamo davanti a noi un periodo d’importanti trasformazioni, un’economia che sta cambiando profondamente con la digitalizzazione e i servizi innovativi ed è importante saper cogliere questi cambiamenti per creare valore, promuovere piattaforme di integrazione, nuovi modelli di business in modo da delimitare i confini territoriali per una nuova economia 4.0”. Lo dice Ennio Lucarelli presidente di Confindustria servizi innovativi e tecnologici al seminario “I servizi innovativi e tecnologici per la nuova fabbrica 4.0. La sfida della produttività”, che si è tenuto ieri a Roma nella sede di Confindustria per fare il punto sulle opportunità legate al ‘rivoluzione industriale’ data dall’avvento del digitale nella realtà produttiva.
L’idea generale è di cogliere appunto le opportunità che quest’ultima rivoluzione industriale ci fornisce, e, come ha ripetuto in un video messaggio Gunther Oettinger, commissario Ue per l’economia digitale “l’Europa deve sfruttare il potenziale del settore manifatturiero ampliandolo e raggiungendo entro il 2020 il 20% del pil prodotto contro il 15% attuale.”
“Servono politiche integrate in una nuova visione dell’economia che superi gli steccati tradizionali tra Settori, Industria e Servizi. Questa sarà la nostra chiave di lettura e guida per i prossimi anni”, ha concluso Lucarelli.
L’obiettivo dell’Italia e di Confindustria è quindi quello di creare piattaforme che possano facilitare l’incontro e l’integrazione della manifattura classica con l’innovazione tecnologica grazie anche all’aiuto di fondi UE. Al momento, conferma Gianni Potti, presidente del comitato nazionale coordinamento territoriale di Confindustria servizi innovativi e tecnologici, “la forza dei Kibs (i knowledge intensive business service) in Italia conta oggi su 800mila imprese, 2,1 milioni di addetti e 255 miliardi di euro di fatturato.”
Un dato importante ma che ha grandi margini di miglioramento. Per Stefano Firpo, Direttore Generale per la politica industriale, per la competitività e per le PMI “l’industria 4.0 interessa le filiere, quindi c’è la necessità di costruire progetti che le tengano insieme e le facciano integrare. In Italia però non è cosi facile. Dal momento che non c’è la cultura del dato, inteso come un vantaggio di carattere competitivo.” Firpo conclude poi sottolineando che in Italia c’è “molta offerta per quanto riguarda l’innovazione tecnologica ma è la domanda ad essere ancora claudicante.”
“Il salto digitale non è un automatismo” dice Susanne Schütz, Ministro Plenipotenziario e Capo dell’ufficio economico Ambasciata della Repubblica Federale di Germania. L’Europa si deve quindi muovere verso una continua evoluzione al digitale nel settore dell’industria, specificando che il Governo Federale tedesco oltre alla istituzione di una piattaforma 4.0, “sta portando avanti lo sviluppo dell’industria 4.0, anche tramite l’implementazione d’investimenti per promuovere la ricerca nel settore, investimenti che si aggirano intorno ai 100 milioni di euro.”