l'intervista

F. De Leo: ‘Mercati, decisioni, competenze: ecco come muoversi in un mondo digitale che cambia velocemente’

a cura di Raffaele Barberio |

Come individuare e circoscrivere problemi la cui soluzione non è alla portata, ma che in prospettiva può diventare il “trigger”, un salto generazionale, nel modo di produrre un’accelerazione della trasformazione in atto? Si può fare e riesce meglio a patto che si abbia un unico obiettivo: migliorare nel quotidiano la vita delle persone, democratizzando l’impatto delle nuove tecnologie.

Consueto appuntamento settimanale con Francesco De Leo, executive Chairman di Kaufmman & Partners, questa volta per parlare di modi di vedere e di approcci alla trasformazione digitale. Come guardare al presente e al futuro entrando in sintonia con il sistema delle decisioni e della crescita dei mercati? Come guardare a una sfida quotidiana che richiede consapevolezza, attenzione e competenza, tutte qualità che si apprendono e si migliorano con gli errori di ogni giorno.

Key4biz. Nelle ultime settimane ci siamo occupati assieme a lei di Recovery Fund e di transizione digitale. Oggi, vorrei rispondere ad alune sollecitazioni di nostri lettori a proposito delle sue attività, di cosa fa e, in un certo senso, di come lo fa. Da dove vuole partire?

Francesco De Leo. Visto che me ne offre l’opportunità, e la ringrazio per questo, vorrei raccontarle come vediamo in Kaufmann & Partners la fase attuale di trasformazione dell’economia. Assieme ai miei colleghi ci siamo chiesti più volte come agganciarsi in modo saldo e incidere maggiormente sul cambiamento in corso, come individuare problemi la cui soluzione non fosse necessariamente alla portata, ma che in prospettiva potesse divenire il “trigger”, un salto generazionale nel modo di produrre un’accelerazione della trasformazione in atto. Il tutto con un unico obiettivo: migliorare nel quotidiano la vita delle persone, democratizzando l’impatto delle nuove tecnologie. È quello che cerchiamo di fare ogni giorno

Key4biz. La sua descrizione sembrerebbe molto lineare, ma sappiamo che quanto accade non risponde a una logica di linearità. Come affrontate le scosse delle “disruptive innovations”. Come vi muovete in concreto?

Francesco De Leo. Ci siamo chiesti più volte come rendere più semplice e immediato percepire i risultati che la trasformazione in atto ci permette di toccare con mano. La globalizzazione, che è direttamente misurabile con il successo delle big tech (ovvero le FAAMG nella definizione di Goldman Sachs: Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google) ha finito per creare un senso diffuso di ineguaglianza, non solo fra il Nord e il Sud del mondo, ma anche all’interno delle società dei Paesi industrializzati. Si è prodotta una progressiva “alienazione” e distanza fra classi sociali. Ed uno degli effetti del COVID-19 è stato proprio quello di amplificare quelle ineguaglianze, anche a livello di gender gap. Così con la creazione di Kaufmann Ventures abbiamo deciso di occuparci di come cambiare il modo di fare innovazione, per affrontare quei problemi che diamo per scontato non si possano risolvere. Ci è ritornato in mente Phil Knight quando per lanciare Nike su scala globale puntò come messaggio chiave a un’immagine di John McEnroe che recitava: “A Rebel with a Cause”. E così ci siamo detti: “Innovation for a Cause”.

Key4biz. Quali sono allora le cause per cui si batte?

Francesco De Leo. Sono passati 10 anni, da quando, nel gennaio 2011 a Davos al World Economic Forum, Joachim Faber che oggi è il Presidente di Deutsche Borse, ma all’epoca era il Chairman di Allianz Global Investor, invitò un gruppo di “giovani” a lavorare al primo report sul tema della sostenibilità. Ho avuto la fortuna, insieme a Matthias Vollbracht, di essere l’editor in chief di quel Rapporto e da quel momento il focus sul cambio climatico e la sostenibilità è diventato l’obiettivo di fondo per scegliere le sfide su cui impegnarsi.

Key4biz. Come affrontate le scelte sulla selezione delle iniziative di investimento che vi vedono impegnati in Kaufmann Ventures?

Francesco De Leo. Con gli anni abbiamo imparato a concentrare l’attenzione su quattro requisiti che nel loro insieme risultano critici per misurarsi con i cambiamenti oggi in atto.

Il primo, ci colloca in un contesto fortemente caratterizzato da innovazioni radicali o “mooshots” in grado di creare da zero interi nuovi settori, in anticipo sui tempi.

Il secondo, ci suggerisce un focus cruciale su sostenibilità e “circular economy”, quale elemento discriminante come value-driver. Senza un committment sulla sostebilità non ha senso impegnarsi a guardare al futuro.

Il terzo, riguarda i Key Growth Triggers (KTGs), i parametri chiave in grado di innescare un’accelerazione della crescita per step successivi in rapida sequenza

Infine, il quarto è un focus totalizzante sull’applicazione della scienza alla soluzione di problemi mai affrontati in precedenza. Dobbiamo passare da innovazioni tech based a science-based innovation

Key4biz. Quattro tendenze certamente ineludibili che spingono il nostro vivere quotidiano, ma in quale direzione?

Francesco De Leo. La nostra convinzione di fondo è che, dopo quasi 100 anni, siamo entrati in una nuova fase di trasformazione dell’economia globale che sta aprendo un nuovo ciclo economico.

I tempi che stiamo vivendo non sono molto diversi da 50 o 100 anni fa o da quel concentrato di cambiamenti compreso tra il 1880 e il 1929. Molte delle sfide di quel passato lontano sono anche quelle dei nostri giorni, incluso i rischi di una possibile recessione e di un’avanzata dei populismi su scala globale. Il problema è che i costi delle legacy ereditate dal passato e la reazione alle ineguaglianze frutto della precedente fase di globalizzazione hanno creato un senso diffuso di risk-aversion, in particolare nelle società industriali più mature, come le nostre in Europa.

Key4biz. In una fase di transizione così incerta nelle prospettive, quali sono le scelte di fondo che secondo lei dovrebbero fare gli investitori?

Francesco De Leo. In primo luogo, occorre partire da un dato di fatto: siamo entrati in un’epoca di “disruptive innovations”. Pensare in modo incrementale è un errore e non porta lontano. Con la velocità con cui corre l’innovazione, si rischia di divenire irrilevanti senza avere il tempo per accorgersene.

Key4biz. Non è un rischio da poco…

Francesco De Leo. E in questo senso, uno dei requisiti chiave in Kaufmann Ventures è il mindset: allenarsi a pensare a superare i limiti attuali e puntare ad obiettivi che non sono mai stati raggiunti in passato. Pensare per “moonshots” e sforzarsi di immaginare come le tecnologie attuali ci mettano nelle condizioni di anticipare il futuro di anni. Ad esempio, con Syroco, guidata da Alex Caizergues, che detiene il record mondiale di velocità in kite-surf (ndr. 57.97 nodi o 107,36 km/h), abbiamo creato un laboratorio di ricerca a Marsiglia con cui ci siamo proposti di portare il record mondiale di velocità a vela sull’acqua oltre i 150 km/ora. E questo non tanto per stabilire un record, anche se importante, ma per provare nei fatti come sia possibile rivoluzionare il trasporto di merci sull’acqua, abbattendo del 90% le emissioni di CO2, aprendo una nuova epoca di innovazioni nel trasporto marittimo, che da solo pesa per il 30% delle emissioni su scala globale.

Key4biz. Acquisire mindset innovativi non è scontato, ma gli esempi aiutano…ce ne faccia un altro

Francesco De Leo. A Londra, con OneFirewall Alliance, società di cyber-security, ci siamo dati come obiettivo quello di “mappare” l’universo degli indirizzi IP nel mondo e assegnare un security scoring in realtime basato sugli eventi dei threat actors, non diversamente da come si opera assegnando un credit scoring a diverse asset class nei mercati finanziari. Il team di OneFirewall, che sta ad Arlington in Virginia, non si accontenta di “mappare” una campione di indirizzi IP, ma si è dato l’obiettivo di mappare l’intero World Wide Web. Anche questo significa pensare per “moonshots”. Ad oggi è già stata superata la soglia dei 920 milioni threat actors mappati, che rappresentano il 21.4% degli indirizzi IP esistenti al mondo e nel corso del 2021 arriveremo a coprire quasi la metà del totale degli indirizzi IP.

Key4biz. I mindset aiutano a cambiare mentalità, ma per avere mindset ci vuole anche la mentalità giusta, non mi pare così scontato…

Francesco De Leo. È vero. Serve allenarsi a pensare per step di innovazione radicale. È questo che occorre fare. Mai accontentarsi di puntare solo ad un miglioramento incrementale. In un mondo che cambia con una velocità senza precedenti, pensare in modo incrementale vuol dire essere destinati a diventare presto irrilevanti e rimanere ai margini del cambiamento, per sempre.

Key4biz. D’accordo, ma vorrei ritornare ai principi enunciati prima. Su tutti la sostenibilità o l’economia circolare. Difficile dire di no, ma converrà con me che rischia di essere un luogo comune. Ormai tutti la dichiarano, la mettono formalmente in cima ai loro pensieri, ma con quale risultato concreto? fanno o dicono tutti così. Perché nel vostro caso dovrebbe essere differente?

Francesco De Leo. Voglio essere più chiaro. Allenarsi a pensare per “moonshots” e in termini di economia circolare non è qualcosa che si improvvisa: ci vogliono impegno, dedizione, metodo e “track record”. Le faccio un altro esempio. Con Aereobic Technologies ci siamo impegnati a risolvere la sfida del food waste su scala globale: non è ammissibile che quasi il 40% del cibo prodotto sul pianeta finisca in una discarica, senza raggiungere coloro i quali ne hanno più bisogno. È inefficiente sotto il profilo di utilizzo delle risorse del pianeta ed immorale. Ma anche per un “capitalismo senza volto” è un costo che non ci possiamo più permettere. La scienza ci ha consentito di sviluppare, insieme con “The Environmental and Life Science Laboratory” dell’Università di Birmingham sotto la guida del prof. Nick Loman, il mix di enzimi che posti all’interno di un “digester” possono smaltire il food and organic waste producendo acqua potabile nel corso del processo: per ogni 100 litri d’acqua utilizzati dal digester se ne producono 400.

Key4biz. Quindi avete pensato di trasformare un problema, il food waste, in un’opportunità, con la produzione di acqua potabile, una risorsa scarsa in molte regioni del pianeta. Beh un bel risultato…

Francesco De Leo. In effetti, questo è solo il primo passo. La vera sfida è quella di riuscire a ridurre il food waste su larga scala: si può essere molto più selettivi in termini di consumi, se si acquisisce maggiore consapevolezza della quantità di cibo che tutti noi sprechiamo sia a livello individuale che di comunità. Per questo abbiamo sviluppato una soluzione cloud e un App per avere i dati in tempo reale. Cloud e big data analytics sono fondamentali per avere una mappa precisa del food waste su scala globale. Come dice Marc Andreessen, di Andresseen Horowitz: “software eats everything”. In un certo senso è stato così anche in questo caso. Le sfide si vincono perché si dispone di una base di dati sempre più ampia e granulare, che consente di mappare l’intero universo del food waste, dalla supply chain alla grande distribuzione, alla ristorazione, fino al singolo individuo.

Key4biz. La sfida di cui parla è globale ed è centrata su valori importanti. Ma come è possibile, nelle condizioni di incertezza e nell’insicurezza diffusa in cui viviamo a causa di una pandemia senza precedenti fare percepire alle persone, ai singoli che non saranno lasciati indietro?

Francesco De Leo. Ormai 10 anni fa, nel 2011, nel capitolo introduttivo del Corporate Sustainability Report che per la prima volta veniva presentato a Davos, scrissi che era importante valutare come lo sviluppo dei social network prometteva di divenire un fattore chiave come trigger per la mobilitazione di azioni collettive: in una certa misura, e dico purtroppo, gli eventi di questi ultimi giorni a Washington hanno suonato come un campanello di allarme. Con il lancio di ONNIT abbiamo lanciato una piattaforma aperta e un App per creare iniziative sociali indirizzate alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (UN SDGs, Sustainable Development Goals). Siamo partiti dalla considerazione che sul tema della sostenibilità i mercati, gli investitori e le istituzioni internazionali non faranno più marcia indietro. Il percorso è chiaro e si arriverà fino in fondo. L’appuntamento è per il 2030 e quindi i progetti più di impatto partano nei prossimi due anni, e a fine decade se ne coglieranno i frutti. Abbiamo pensato con il team di ONNIT a Madrid che per primi si dovessero mobilitare gli studenti e le istituzioni accademiche. Siamo convinti che fra 10 anni, quando uno dei giovani che oggi stanno frequentando un Master, si troverà ad entrare in un processo di selezione per diventare amministratore delegato, in quel momento azionisti, investitori e consiglieri di amministrazione chiederanno non solo le credenziali professionali, ma anche quale è stato il contributo personale nell’implementazione dei Sustainable Development Goals. Abbiamo pensato che le nuove generazioni vogliono avere un loro LinkedIn centrato sulla Sostenibilità, soggetto a peer-to-peer review e  in più certificato. Rimango sempre ammirato dalla creatività dei singoli, nel leggere i profili su LinkedIn, capaci di creare nuove e inimmaginabili “job description”: ed è per questa ragione che abbiamo creato una piattaforma software che definisce nello specifico il contributo di ognuno, con un processo di certificazione che porta alla creazione di un CV, un track-record che non può essere modificato a posteriori. “The wisdom of crowds” si puro’ declinare anche in termini di peer-to-peer review. Democratizzare l’innovazione vuol dire anche consentire a tutti di venire scelti sulla base del merito, utilizzando la tecnologia come fattore abilitante. Le devo dire, che in qualche caso, l’immodificabilita’ del CV non è stata recepita con grande entusiasmo: ma non si può tornare indietro, a una stagione di “greenwashing” che a tendere e’ stata superata nei fatti.

Key4biz. Ci dice quali sono esattamente quelli che prima ha definito come Key Growth Triggers?

Francesco De Leo. Abbiamo cercato di imparare dagli altri, studiando le traiettorie di crescita (patterns of growth) che emergevano come caratteristica di fondo delle aziende tecnologiche nate nella West Coast. Da Google abbiamo preso in prestito la regola dello “spazzolino da denti”, the toothbrush rule: investire in quello che le persone fanno ogni giorno e più di 2/3 volte al giorno. Da Paypal e LinkedIn abbiamo “copiato” le tecnicalità per avviare percorsi di “blitzscaling” e da Microsoft il focus che in questi anni ha portato da un orientamento ad innovazioni tech-based a processi di innovazione science-based. In un mondo “piatto” (a flat world) occorre avere l’umiltà di imparare dai migliori a qualunque latitudine essi si trovino, ma sempre con un valore di fondo: l’impegno non negoziabile per un’innovazione che sia destinata ad una causa “giusta”, “innovation for a cause”.

Key4biz. E funziona?

Francesco De Leo. Quando 10 anni fa abbiamo iniziato ad occuparci di sostenibilità ci guardavano come se fossimo di un altro pianeta, ma oggi non solo non è più così, ma siamo tutti impegnati in questa corsa contro il tempo per “salvare” il pianeta. Per questo, anche quando ci sente soli e i risultati non arrivano nei tempi che vorremmo, non si deve abbandonare il campo. Come mi piace dire sempre, i conti si faranno alla fine, e noi ci saremo.

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