Macchine che interagiranno con i clienti, vendendo loro prodotti, raccontandone la storia, il luogo di provenienza e il tipo di tecniche usate per la coltura, magari suggerendo acquisti e annunciando promozioni speciali, così ABB Italia ha immaginato il ‘Supermercato del futuro’ nel Future Food District di EXPO 2015.
Spazio espositivo in cui i robot dialogheranno con i visitatori, il Future Food District dimostrerà come la tecnologia dell’internet delle cose integrata a quella dell’automazione favorirà l’evoluzione di una catena alimentare etica (a cui è collegato il segmento trasporti e logistica), incontrando i bisogni di una nuova generazione di clienti che chiedono processi produttivi tracciabili e sostenibili, in grado di semplificarci la vita.
“La nostra partecipazione a EXPO 2015 testimonia il nostro forte impegno rivolto alle catene del valore del cibo e delle bevande a livello globale in termini di qualità e sicurezza”, ha dichiarato Mario Corsi, Managing Director di ABB in Italia. “Con la nostra offerta nell’ambito dell’automazione e della robotica, ci proponiamo di aumentare la produttività, la competitività, la flessibilità e la sicurezza“.
L’area tematica Future Food District è stata realizzata dallo studio Carlo Ratti Associati in collaborazione con COOP. Qui si mira a consentire ai visitatori di esplorare e conoscere una catena alimentare più etica e trasparente, resa possibile attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, aprendo un nuovo capitolo della smart city: cibo di qualità, alimentazione e servizi dedicati.
La filiale italiana di ABB ha una base installata di oltre 200.000 robot industriali nel mondo, tra cui robot per la manipolazione di precisione e applicazioni di posizionamento richieste da diversi settori tra cui proprio quello alimentare e delle bevande. Da quest’anno, con l’introduzione di Yumi, il robot collaborativo a due bracci, si potranno cominciare a vedere robot e uomini lavorare assieme in diversi segmenti industriali, aprendo di fatto una nuova era.
Non proprio una novità assoluta, perché in Giappone ci aveva già pensato l’Hajime Restaurant qualche anno fa, ma un esempio di come le tecnologie smart city possano migliorare la filiera di produzione e di distribuzione alimentare e quindi possano consentire al cittadino consumatore di vivere un’esperienza radicalmente diversa rispetto al passato, nella sua città e in maniera sostenibile.
Una realtà tecnologica ed economica che certamente pone dubbi e criticità di natura sociale ed umana di non poco conto e che esige un approccio culturale all’argomento di alto spessore, sia da un punto di vista politico, sia del diritto, onde evitare il realizzarsi di minacciosi mondi distopici che la fantascienza ha da tempo immaginato in centinaia di libri e film.