“Bisogna essere consapevoli che la concentrazione del potere nelle società tecnologiche ha enormi conseguenze sul piano economico, politico e del lavoro di intelligence”. Cosi Evgeny Morozov, uno dei più importanti studiosi mondiali della società dell’informazione, ha iniziato la sua lezione al Master in Intelligence dell’Universita della Calabria, dove è stato salutato dal Rettore Gino Crisci e introdotto dal Direttore del Master Mario Caligiuri.
“La logica delle piattaforme digitali è profondamente cambiata – ha detto – poiché dall’ottimizzazione della vendita della pubblicità si è passati al perfezionamento dell’intelligenza artificiale, attraverso l’utilizzo dei nostri dati che cediamo in cambio dei servizi gratuiti del web”.
Non a caso, Morozov ha ricordato che “i fondi sovrani della Cina, di Singapore e della Norvegia oltre che Ali Baba, Amazon, Google e Facebook stanno investendo sull’intelligenza artificiale miliardi di dollari. Infatti, oggi il campo di battaglia a livello mondiale è il predominio nell’intelligenza artificiale”.
Il sociologo bielorusso ha poi sostenuto che “la strategia europea è profondamente sbagliata perché si concentra sui dati e non sulle infrastrutture e l’intelligenza artificiale. Infatti, in Europa si intende contrastare l’espansione del web con le regole burocratiche: la privacy, L’ antitrust, la tassazione. Non è la strategia corretta. In Europa negli ultimi 30 anni si è sviluppato il modello teorico di mettere al centro il consumatore e non i reali diritti dei cittadini, senza alcun pensiero strategico sul ruolo delle tecnologie. Occorre ripensare come creare un sistema dove socializzare i dati, coinvolgendo cittadini, università, imprese, città, avendo presente che è fondamentale il controllo delle infrastrutture. Per fare questo occorrono investimenti pubblici, come quelli effettuati dalla Difesa americana negli anni Sessanta per creare internet, senza tenere conto del mercato. La strategia è quella di creare un nuovo modello di raccolta e di utilizzo dei dati di proprietà pubblica”
Il sociologo ha poi toccato un tema di estrema attualità: le fake news. Ha sostenuto che “ci sono sempre state solo che adesso è cambiata la velocità con la quale circolano. Il processo è intenzionale perché viene impostato per catturare l’attenzione in modo da massimizzare il numero dei click, in quanto negli ultimi trent’anni abbiamo posto la pubblicità al centro del sistema economico e sociale. I servizi del web continueranno a rimanere gratis probabilmente per poco, cioè fin quando le società avranno necessità di profilarci. Poi, pretenderanno di essere pagati”.
“Le aziende più quotate al mondo – ha detto – sono quelle dell’economia digitale che rappresentano l’unico settore che dà l’impressione che il capitalismo continui a funzionare. Gli investitori infatti pensano che queste società possano ulteriormente espandersi in altri settori, come la difesa (l’esercito statunitense ha stipulato un accordo con Google per l’uso dei droni), la sanità (il Governo della Gran Bretagna utilizza dati di 3 milioni di pazienti ottenuti senza consenso), i trasporti (le grandi città usano sistemi di intelligenza artificiale per il controllo del traffico).
Per Morozov “gli Stati Uniti dal 1989 hanno utilizzato la globalizzazione per creare le condizioni per lo sviluppo delle aziende di Silicon Valley che adesso rappresentano il settore più importante della loro economia . Non a caso, già negli anni Sessanta e Settanta erano state poste le premesse per il colonialismo tecnologico. In Italia era stato creato P101, il primo PC al mondo da parte dell’Olivetti e in Francia Minitel. Gli Stati Uniti hanno distrutto la concorrenza creando le condizioni dell’attuale dominio tecnologico”.
A tale proposito ha riportato il pensiero del collaboratore del Presidente Donald Trump, Steve Bannon, che, intervenendo a un forum organizzato dal Financial Times, ha espresso l’ideologia che caratterizza l’onda populista: nazionalismo economico, la criptomoneta per ridurre l’influenza delle banche centrali, la sovranità digitale.
Morozov ha poi inteso ricordare l’esperienza della Cina, dove si sta sperimentando il Social Credit. Infatti i dati digitali dei cittadini vengono raccolti per verificarne l’affidabilità e i controlli algoritmi in questo caso vengono utilizzati per aiutare a governare il Paese.
La logica dello sviluppo tecnologico – secondo il sociologo – è quella del capitalismo economico. Infatti, occorre diradare le leggende che avvolgono la nascita dell’economia digitale quando nei garage di Palo Alto geni solitari sviluppavano le meraviglie dell’informatica, tacendo del ruolo decisivo avuto da Wall Street.
Le company digitali hanno approfittato della crisi economica e della crisi di visione della politica e questo spiega lo sviluppo del capitalismo dal 1989 al 2008, dove le company di Silicon Valley hanno assunto il predominio.
Infatti ha ricordato che Google ha più lobbisti di Goldman Sachs e controlla il dibattito pubblico, finanziando direttamente e indirettamente i maggiori esperti americani di privacy.
Il punto ideologico – ha concluso Morozov – è che “i cittadini sono stati ridotti a consumatori virtuali. Arriverà presto il momento in cui questa condizione verrà in qualche modo pagata: con i soldi, con la libertà, con i dati o con la democrazia. O con tutte queste cose insieme”.