Riforma del canone, Ultra Alta Definizione e impegni della Ue nel settore della comunicazione e della tv, sono stati gli argomenti di punta dei convegni di questa mattina a Roma nell’ambito di Eurovisioni 2014.
Confronto aperto e a tutto tondo sugli aspetti regolamentari e tecnologici che riguardano l’industria media. L’amministratore delegato di Eutelsat, Renato Farina, ha puntato l’attenzione sull’uso del satellite e sulle opportunità che provengono dall’Ultra HD.
Molto attesi gli interventi del direttore generale e del presidente della Rai, Luigi Gubitosi e Anna Maria Tarantola, per capire in che direzione intende andare la tv pubblica per contrastare l’evasione e assicurare il pagamento del canone. Sotto la lente i modelli di cinque Paesi europei: Finlandia, Olanda, Germania, Svizzera e Svezia. L’Olanda ha abolito il canone, Germania e Svizzera hanno trasformato lo scopo del canone, la Finlandia ha legato il canone alla tassazione progressiva e la Svezia ha ampliato il campo di applicazione.
Gubitosi ha parlato di leggi obsolete, riconoscendo che si potrebbe considerare una riduzione del canone Rai, così come prevede il Decreto al quale sta lavorando il Sottosegretario Antonello Giacomelli che introdurrà un sistema basato sui consumi delle famiglie, ma bisogna avere certezza di risorse.
Stefano Rolando (IULM): ‘Internet governance e tv sul tavolo della Ue’
Sotto la lente le nuove sfide dell’industria televisive e i prossimi appuntamenti Ue illustrati da Stefano Rolando, Università IULM Milano, presidente Club of Venice-Consiglio UE, membro Corecom Lombardia.
Rolando ha informato che il Comitato Economico e Sociale riunirà a Milano il 27 e 28 novembre 150 operatori di media e tv. E ancora i direttori della comunicazione istituzionale (paesi membri e istituzioni comunitarie) si ritroveranno a Roma il 13 e 14 novembre, con il segretariato del Club of Venice che opera presso il Consiglio UE.
Sul tavolo della Ue, ha informato Rolando, ci sono “almeno un paio di dossier riguardanti l’Economia digitale: quello dell’integrazione delle reti e quello della cosiddetta Internet governance, che apre un salto di qualità nelle sfide dentro i processi globali e dentro una competitività difficile tra Europa, USA e Asia; il dossier su contenuti, media e tv, in cui si colloca il dibattito su mission e finanziamenti del sistema delle tv pubbliche”.
Riguardo alla conferenza di Roma del 12 e 13 settembre, dove Commissione Ue e governo hanno parlato di un possibile trait-d’union tra comunicazione e comunicazioni, Rolando ha dichiarato che “si posto è il problema del “recupero” al sistema dei media (carta stampata e tv generaliste) dei giovani e dei giovanissimi. Forse una mission impossibile, ma è un modo di cercare la via della crossmedialità e quindi delle sinergia di sistema” anche per le tv pubbliche.
Michel Boyon (Eurovisioni): ‘Il canone può sembrare obsoleto all’epoca di internet’
Di canone e tv pubbliche ha parlato il presidente di Eurovisioni Michel Boyon. “La legittimità del canone radiotelevisivo – ha affermato – è messa in discussione in molti Paesi, Italia e Francia incluse. La tassa sul possesso dell’apparecchio radio o tv può sembrare obsoleta all’epoca di Internet e dei supporti multipli di ricezione. E può e deve evolversi al passo con le tecnologie e con I’evoluzione delle abitudini di consumo. Svezia, Finlandia, Germania e Svizzera ci hanno provato cambiando la legge sul canone in senso digitale. Sarà interessante ascoltare da loro come è andata e apprendere dalle loro esperienze, specie per quei Paesi -come Italia e Francia- che hanno annunciato l’intenzione di procedere quanto prima a riforme analoghe”.
Giacomo Mazzone (Eurovisioni): ‘Attenzione sulle riforme di 5 Paesi Ue’
“Il servizio pubblico radiotelevisivo in Europa è un argomento lungamente discusso in altre edizioni – ha spiegato Giacomo Mazzone, Segretario Generale Eurovisioni – dove abbiamo trattato i punti di forza e di debolezza del sistema misto divenuto lo standard europeo”. Quest’anno si discute di “riforma del canone radiotelevisivo in Europa nell’era digitale mettendo a confronto 5 Paesi europei: Finlandia, Olanda, Germania, Svizzera, Svezia che hanno sperimentato diverse modalità per finanziare la Tv pubblica”.
Renato Farina (Eutelsat): ‘Il satellite per portare i contenuti tv anywhere’
L’intervento di Renato Farina si è focalizzato sul ruolo di Eutelsat e in particolare sul valore dei servizi satellitari che contribuiscono a rendere disponibili i contenuti televisivi in qualsiasi contesto. E sono diversi i punti di forza della Tv Satellitare.
“Grazie alla copertura uniforme del territorio – ha detto Farina – sui 13 gradi est si replica l’offerta del DTT fornendo un servizio prezioso per gli utenti che risiedono in zone difficilmente raggiunte dalla rete terrestre. Il successo di HOT BIRD è confermato dal fatto che circa 10 milioni di parabole italiane sono puntate in questa direzione, stiamo parlando di un terzo della platea televisiva complessiva del nostro paese”.
“Televisione Satellitare – ha osservato Farina – è anche sinonimo di offerta Pay, un ambiente tradizionalmente dedicato ai contenuti tematici e di alta qualità. Ed è proprio la qualità a rappresentare uno dei punti fermi della filosofia di Eutelsat”.
In pratica, ha indicato l’Ad di Eutelsat, “continuare a supportare il mondo broadcast per incrementare l’offerta in HD e contribuire all’affermazione dell’Ultra HD, che permette una risoluzione quattro volte superiore rispetto all’alta definizione conosciuta fino ad oggi e che rappresenta lo standard della televisione del futuro. Innovazione prima di tutto, dunque, anche quando si tratta di alimentare le nuove modalità di fruizione non lineare. E’ l’utente che costruisce il suo palinsesto televisivo, dedicandosi liberamente alla fruizione in vari momenti della giornata e attraverso diversi schermi”. Eutelsat è un attore primario di questa partita perché ha impiegato uno dei suoi satelliti, il KA-SAT, per garantire Banda Larga a costi contenuti e ad alte prestazioni anche in quelle zone che altrimenti rischiano di rimanere tagliate fuori.
Luigi Gubitosi (Rai): ‘Canone più basso se lo pagano tutti’
Nel suo intervento il Dg Rai ha riportato l’attenzione sul canone, sostenendo che “va cambiato” e che può essere inferiore se pagano tutti e deve dare “certezza di risorse”.
“Sul canone si possono fare alcune osservazioni – ha puntualizzato Luigi Gubitosi – la prima è che la nostra legge è del 1938 e quindi è decisamente obsoleta visto che sempre più persone usufruiscono del servizio pubblico su sistemi diversi dalla televisione. Poi uno degli obiettivi della riforma non può che essere la lotta all’evasione che rappresenta un elemento di iniquità”.
Inoltre, ha aggiunto, “ci deve essere certezza di risorse perché un settore tecnologico come quello radiotelevisivo ha bisogno di una pianificazione pluriennale per definire i propri investimenti”
Nell’ambito della riforma, Gubitosi ha bocciato l’idea di un canale senza pubblicità: “Sarebbe una rete piccola, con poco pubblico. Se proprio si volesse intervenire si potrebbe ridurre l’affollamento pubblicitario. Sarebbe difficile avere due Rai una con la pubblicità e una senza. La Rai deve fare servizio pubblico in tutto quello che fa”.
Gubitosi non ha risparmiato una stoccata a Google, che dagli ultimi dati di mercato risulta che abbia ormai una posizione leader anche sul mercato italiano della pubblicità, piazzandosi prima della Rai e dietro a Mediaset.
“Noi riteniamo che abbia un vantaggio indebito dal punto di vista fiscale”, ha detto senza mezzi termini Gubitosi.
Anna Maria Tarantola (Rai): ‘Il nuovo canone dovrà garantire equità’
“Qualsiasi forma il legislatore darà al nuovo canone televisivo, questo dovrà garantire equità per i cittadini ma anche certezza e stabilità nel gettito”, ha commentato il presidente Rai, Anna Maria Tarantola.
“Il sistema migliore di finanziamento va studiato e adattato per ciascun Paese – ha aggiunto – ma deve comunque e sempre essere: equo, adeguato, certo, stabile”.
In questo senso, secondo Tarantola, come dimostrato dal modello finlandese “legare il canone al reddito, senza adeguati paracadute, può rivelarsi un boomerang e portare a repentini sbalzi nei flussi di risorse a disposizione del Servizio Pubblico. Un effetto pericoloso, visto che fare televisione richiede certezza di risorse su un periodo lungo, dato che la maggior parte degli investimenti ha carattere pluriannuale”.
Il modello di finanziamento delle TV pubbliche di tutta Europa, ha poi rilevato, “è messo a dura prova dalla digitalizzazione e dallo sviluppo della Rete, anche nei paesi virtuosi” visto che “il modello di canone basato sul possesso di un dispositivo capace di ricevere un qualsiasi segnale radio o TV è destinato, prima o poi, ad entrare in crisi nei paesi dove più alta è la digitalizzazione”.
I cinque modelli europei
Olanda
In Olanda il governo ha abolito il canone nel 2002 per sostituirlo con un prelievo diretto a carico del budget dello stato. Da allora ad oggi il trasferimento dello stato è stato sempre inferiore a quello promesso e con diversi tagli imposti dai vari governi succedutisi. In Olanda nel 2013 l’importo dei trasferimenti pubblici alle varie reti tv e radio è stato significativamente inferiore alla somma percepita dal canone 10 anni prima.
La cosa più grave è che la natura di questi tagli richiesti è stata puramente ideologica ed i tagli più aggressivi sono coincisi con la presenza di partiti populisti al governo o in grado di condizionare il governo.
Un rischio diretto di usare l’arma del finanziamento dal budget dello stato come strumento di condizionamento dell’indipendenza del SP è assai concreto in Olanda, anche se finora non sono stati segnalati avvenimenti maggiori in questo senso.
Germania
In Germania la riforma del canone è stata decisa dai rappresentanti dei Lander, d’intesa con la KEF, la Commissione indipendente che fissa ogni anno l’ammontare del canone radiotelevisivo.
La riforma in Germana ha lasciato il canone ma ne ha cambiato la natura. Oggi esso è una tassa di scopo finalizzata al finanziamento del servizio pubblico e non è più legata al possesso dell’uno o dell’altro dei device che possono ricevere segnale tv. Inoltre l’obbligo di pagare il canone radio tv è stato esteso a tutte le corporations che hanno un ufficio o una base operativa in Germania.
Risultato imprevisto di questa riforma è stato che il gettito cosi procurato ha superato di un miliardo le previsioni ed ora si stanno identificando dei correttivi per riportare il gettito ad una cifra più ragionevole specie per le imprese. Nel frattempo i soldi in più incassati nel 2014 rispetto al fabbisogno previsto sono stati congelati in un conto e potranno esser usati in futuro in caso di emergenze.
Svizzera
La riforma è stata già approvata dal governo e dal Parlamento sulla falsariga di quanto deciso in Germania. Ma la sua entrata in vigore è stata ritardata al 2019, in quanto la riscossione del canone (attualmente affidato ad un organismo indipendente chiamato Billag) dovrà essere assegnata con una gara internazionale che non potrà tenersi prima del febbraio 2015. Nel frattempo la scorsa settimana (dopo un grande battage pubblicitario) un referendum abrogativo contro la legge di riforma del canone è stato promosso dalla Confederazione elvetica delle PMI, i cui aderenti sono spaventati del ripetersi del caso tedesco.
Svezia
In Svezia la riforma del canone è stata effettuata nel 2007, quando la tassa venne estesa dal possesso della tv al possesso di qualsiasi device capace di ricevere i segnali televisivi in diretta via Internet. Quindi un processo ancora tutto nella logica del vecchio canone. Il fatto nuovo è però intervenuto nel 2011-2012, quando le prime trasmissioni in diretta di canali tv su internet sono cominciate. Da allora il servizio pubblico svedese (attraverso la sua consociata incaricata della riscossione del canone) ha cominciato a chiedere il pagamento del canone anche ai possessori di I-pad, I-phone ecc. L’inizio della riscossione di questa nuova interpretazione della tassa è stata contestata da alcuni “smanettoni informatici” privati che hanno fatto ricorso in tribunale. I ricorsi sono stati rigettati per ben due volte, sino a che la Corte Suprema di Svezia la scorsa settimana, ne ha accolto uno, cancellando la legge attuale per “difetto di motivazione”. E così in Svezia si è tornati allo status di pre-2007 con 80.000 utenti che hanno subito chiesto la restituzione del prelievo sui nuovi media. Il cambiamento di governo intercorso nel frattempo lascia sperare che presto una nuova versione della legge possa prendere corpo.
Finlandia
Il caso più complesso è quello della Finlandia, dove si è voluto sostituire il canone dovuto per il possesso di apparecchi atti alla ricezione tv o cavo con una “media tax” calcolata e riscossa in base alla tassazione ordinaria delle persone. Il canone, infatti, è stato ritenuto ingiusto perché tassa non proporzionale al reddito. Sono stati creati tre livelli di contribuzione: una fascia esente sino a 7500 EUR di reddito, una media ed una alta. Il ricavo è esclusivamente destinato al finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo. Nella legge istitutiva era stato anche identificato un livello minimo di finanziamento da garantire da parte dello stato ed un adeguamento periodico del finanziamento, per mettere alla YLE ed i suoi investimenti di natura pluriannuale, al riparo dalle eventuali fluttuazioni del reddito nazionale. Purtroppo questa clausola di salvaguardia è stata subito disattesa dal Parlamento che ha congelato l’indicizzazione sin dal primo anno di vita del nuovo regime. Cosi già nel 2015 si determinerà uno squilibrio dei conti della YLE di circa 10 milioni di EUR, cui il servizio pubblico ha fatto fronte con un piano di licenziamenti (200 unità) volto a riequilibrare il bilancio ed a liberare una certa quantità di risorse necessaria per gli investimenti.