Single – in particolare donne -, figli unici con maggiore possibilità di spesa, coppie ‘dink’ (doppio reddito e senza figli) sia eterosessuali sia omosessuali, turisti tradizionali con pretese di standard molto elevati, coppie in cui entrambi i componenti avranno oltre i 50 anni d’età. Saranno questi, secondo l’analisi di Martin Kruse, i maggiori fruitori di viaggi turistici tra il 2020 e il 2030. L’esperto del Copenhagen Institute for Futures Studies ne ha parlato alla Sala Valduga della Camera di Commercio, in occasione di Future Forum, manifestazione sul futuro che si terrà a Udine fino al 20 novembre.
È emersa quindi un’idea di turismo diversa rispetto a quelli che sono i dettami tradizionali. L’offerta va pensata ormai per differenti target, non più secondo logiche univoche, valutando in particolare le fasce di popolazione con maggiore disponibilità. «Non esiste più l’idea dei ‘viaggiatori con lo zaino’ – ha sottolineato Kruse -. Il loro numero è in costante decrescita. Negli anni ’80 erano il 30%, ora il 15%». Perché il declino? «Per questo tipo di utenti la situazione è ormai noiosa, non possono vivere l’esperienza del luogo come vorrebbero perché tutto è migliorato dal punto di vista dei servizi, c’è poca possibilità di ‘avventura’ in quelle che sono le mete più gettonate». Aumenteranno invece «i soggetti con disponibilità di spesa: gli attuali figli unici di famiglie benestanti, i single, le coppie senza figli dove ognuno dei due componenti gode di un buon reddito».
Anche per quello che riguarda l’aspetto promozionale il cambiamento sarà radicale, e in parte è già avviato. Il vecchio sistema usato per veicolare il proprio ‘prodotto’, basato sulla partecipazione alle fiere o sulle sponsorizzazioni, è destinato inesorabilmente a scomparire. In quel senso siamo già nel futuro, traendo una quantità consistente di informazione dalla rete.
Per Kruse questo tipo di evoluzione non è propriamente positiva: «Si stratta di un problema enorme dal punto di vista democratico. Un tempo le informazioni venivano in qualche modo finanziate dai vari enti che avevano interesse a diffonderle. Ora si può essere portati a pensare che il tutto, con internet, sia più libero, ma non è assolutamente vero. La differenza con il vecchio sistema è che non ci occupiamo più della provenienza delle informazioni, pensiamo che quelle dei motori di ricerca siano obiettive, ma non è affatto così».
Se è assodato che della rete è necessario fidarsi fino a un certo punto per la genuinità di quanto trasmette, è altrettanto vero che da questa non si potrà prescindere per il livello di partecipazione al turismo tramite i social network: «Si viaggia ‘flash’. Postare sui social tutto quello che si sta vivendo sembra ormai imprescindibile, e lo spirito rimarrà quello. Le ‘bucket list’, gli elenchi di cose da fare assolutamente diffusi spesso sui propri profili dettano tendenza, senso di emulazione». Così ci s‘informa molto anche con gli amici, scegliendo tramite loro le possibili mete di una vacanza. Kruse racconta che in Cina fanno tutti così, «scelgono tutti on-line dove andare». È bene quindi prendere atto, e adattarsi il prima possibile.