Da Domenica 2 a Martedì 4 Aprile 2017 si svolge a Milano la Borsa Internazionale del Turismo. Ho intervistato Daniele Masala, protagonista assoluto nello sport, che alla Bit affronterà le tematiche legate alle trasformazioni delle destinazioni durante i grandi eventi sportivi.
Alex Kornfeind: Sono ben 10 le Olimpiadi vissute da atleta, allenatore e giornalista. Dalla prima all’ultima c’è stata un’evoluzione nel turismo in termini di attenzioni da parte degli organizzatori e degli sponsor?
Daniele Masala: L’evoluzione è stata grandissima. Basti pensare al numero di passeggeri negli aeroporti che di anno in anno aumenta progressivamente, come fenomeno naturale. Ovviamente anche dal 1972 (la mia prima “apparizione” olimpica) a Rio 2016 il cambiamento è abissale. Tutto questo ha comportato un’attenzione maggiore degli sponsor che ha portato il C.I.O. a “splittare” le edizioni invernali di due anni, così da poter offrire ogni biennio, uno spettacolo unico e sempre più “vendibile”.
Alex Kornfeind: Lo sport abbinato al turismo è un vero e proprio business industrializzato o ci sono margini per migliorare rapporti e interazioni tra la filiera organizzativa e tifosi?
Daniele Masala: Ci sono molti margini, ma non dobbiamo limitare il nostro orizzonte solo ai grandi eventi. Lo sport, vissuto in ogni sua dimensione, muove enormi masse di persone. Non pensiamo solo alle maratone nel mondo, ai campionati mondiali di calcio e alle Olimpiadi. Bensì rivolgiamo lo sguardo a tutte quelle manifestazioni che settimanalmente contano migliaia di turisti/atleti che in decine di diverse discipline si cimentano. Dobbiamo considerare lo sport come un fenomeno sociale a tutti gli effetti e a tutto tondo.
Alex Kornfeind: Olimpiadi o Campionati del Mondo impongono una serie di accorgimenti e azioni per affrontare le grandi masse. Ricorda qualche edizione particolare dove la vocazione turistica della destinazione è stata particolarmente esaltata?
Daniele Masala: Indubbiamente Los Angeles 1984 è stata la prima “Olimpiade-business” in cui milioni di turisti si sono affollati per assistere all’evento. Ma non è stato sempre così. Il turismo dei grandi eventi ha un nemico che si chiama inflazione e non mi riferisco a quella finanziaria, bensì a quella dell’offerta. Forse dopo il boom degli anni 80/90 del secolo scorso, si sta un po’ troppo stressando le masse che cominciano a fare l’abitudine allo spettacolo agonistico. E questo è un pericolo da non sottovalutare.
Alex Kornfeind: Ci sono città come Barcellona, o Torino, che hanno beneficiato dell’evento olimpico consegnando ai turisti e soprattutto ai cittadini un volto più moderno e più fruibile dal punto di vista dei servizi turistici. Altre e fra queste Roma con l’edizione dei mondiali di Calcio e di Nuoto che hanno visto costruire dei veri e propri mostri architettonici spesso abbandonati a pochi anni dagli eventi sportivi. Come lo spiega?
Daniele Masala: Un altro grande, ma forse inevitabile errore, è quello di costruire eco-mostri destinati a morire da lì a pochi anni. E non è neanche giusto il pensiero che aleggia in Italia per cui solo con i grandi eventi si possono migliorare le infrastrutture. Madrid, Parigi, Berlino (solo per citarne alcune) sono all’avanguardia in Europa e non organizzano Olimpiadi da molti decenni (o mai, come il caso di Madrid). Allora il problema è un altro. Allo stesso tempo non si deve fare scempio della natura o dei territori alimentando le spese (sempre a carico del cittadino) e costruendo ciò che nel tempo non servirà alla cittadinanza.
Alex Kornfeind: Da sportivo, dica la verità, è mai riuscito a fare il turista?
Daniele Masala: Dirò la verità: ben poche volte. La finalizzazione agonistica, l’essere sempre in una squadra che ti da degli obblighi, non sempre permettono di comportarsi da turista, se per turista s’intende visitare le città, i musei e i mercati. Diversamente, avendo visitato una gran pezzo del mondo, ritengo che i contatti con gli autoctoni, la comprensione delle diverse culture, lo stare e mangiare con essi, forse non è turismo ma sicuramente mi ha dato una grande esperienza che possiamo ricondurre a “fare il turista”.