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Estendere al Cloud le regole delle Telco? Un danno per consumatori e business

Estendere anche ai servizi Cloud la nuova normativa varata per la industry delle telecomunicazioni è un rischio per lo sviluppo del mercato. E’ quanto emerge da un report di Analysys Mason appena pubblicato, secondo cui una mossa del genere avrebbe delle conseguenze indesiderate rispetto agli obiettivi della Commissione Ue, finalizzati alla creazione di una regolazione unica per Cloud e Telco.     

Cloud alla base dell’AI

Il report di Analysys Mason sottolinea che il mercato europeo del Cloud non è semplicemente un’altra utility – ma al contrario è come la centrale, la base energetica dietro alla quale si sviluppa l’AI, alla base dell’innovazione e della trasformazione digitale europea abbracciata dalla politica di Bruxelles.

Tuttavia, l’insistenza della Commissione europea nel trascinare i fornitori di servizi cloud nel quadro normativo delle telecomunicazioni rischia di minare i vantaggi del cloud computing, compromettendo così la crescita, la produttività e l’innovazione dipendenti dal cloud, anche in settori come l’intelligenza artificiale.

Ingiustificato estendere il codice Ue delle comunicazioni elettroniche al Cloud

La pensa così il CISPE, l’associazione che raccoglie i principali cloud provider internazionali, teme che tale estensione dell’ambito di applicazione del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (EECC), per il quale non sono state fornite chiare giustificazioni o valutazioni, avrebbe un grave impatto negativo sul settore cloud europeo. Le conclusioni di Analysys Mason, così come i commenti fatti da una vasta gamma di parti interessate, tra cui BEREC, chiariscono che le opinioni del CISPE sono ampiamente condivise e supportate. Come sottolinea Analysys Mason, la regolamentazione delle telecomunicazioni è stata creata per monopoli gestiti dallo Stato che necessitavano di un intervento normativo per stabilire e promuovere la concorrenza. L’estensione delle norme sulle telecomunicazioni ai servizi cloud è una cattiva soluzione che aumenterebbe i costi, rallenterebbe gli investimenti e minaccerebbe seriamente gli obiettivi di digitalizzazione dell’Europa.

Settore Cloud in Europa dinamico

Come promemoria, la Commissione vuole che il 75% delle aziende utilizzi servizi cloud entro il 2030, ma ammette che il continente è attualmente destinato a mancare questo obiettivo. Contrariamente al pensiero attuale della Commissione, ripreso nel recente rapporto Draghi, l’Europa non ha “perso” nel mercato cloud.

L’Europa ha un settore cloud più dinamico con più attori che forniscono servizi personalizzati e innovazione che avvantaggiano consumatori e aziende rispetto a qualsiasi altra area geografica. Sì, è frammentato, ma trattare queste aziende native digitali allo stesso modo delle società di telecomunicazioni tradizionali non farà che esacerbare le sfide che devono affrontare e consegnare ogni possibilità di crescita, anche tramite infrastrutture cloud federate a livello UE, al cestino.

Per il CISPE, la conclusione è che forzare i servizi cloud nel box normativo delle telecomunicazioni sarebbe un disastro per le ambizioni digitali dell’Europa. Invece di gravare l’industria del cloud con regole inadatte, i regolatori dovrebbero incoraggiare la crescita, l’innovazione e gli investimenti nel settore.

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