Il titolo dell’iniziativa organizzata ieri a Roma presso l’Hotel Quirinale dalla “destra culturale” italiana era ambizioso, “Pensare l’immaginario italiano”, e anche il sottotitolo “Stati generali della cultura nazionale”. Durante i lavori è stato precisato che il sottotitolo era in origine “Stati generale della cultura di destra”, ma poi si è preferito un più neutrale “nazionale” (invece che, appunto, “di destra”).
Sala affollata, circa duecento persone, per una giornata intera di lavori dalle 10 del mattino alle 19, con una breve pausa pranzo ed una decina di sessioni di lavoro (teatro e musica, arte e beni culturali, cinema, televisione, digitale…), con un centinaio di intervenienti (da osservare la scarsissima presenza di donne).
La giornata si è posta come laboratorio di discussione politica interna all’area della destra di governo.
I tre “moschettieri” del Ministro della Cultura: Francesco Giubilei, Alessandro Amorese, Emanuele Merlino. Combattere la cultura del “politically correct”
L’iniziativa è stata co-promossa dai cosiddetti “tre moschettieri”: Francesco Giubilei esponente di spicco dell’associazione “Nazione Futura” (laboratorio culturale di Fratelli d’Italia) e Consigliere del Ministro della Cultura, Alessandro Amorese, Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Cultura della Camera, Emanuele Merlino, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro Gennaro Sangiuliano.
Accomunati dal desidero di contrastare l’“egemonia culturale” che produce conformismo, da attribuire al dominio americano neoliberista che sarebbe stato fatto proprio anche da buona parte della sinistra italiana (analisi che ha certamente un qualche fondamento).
Si vuole “combattere la cultura woke e del politically correct che ci arriva dai campus americani”.
Da segnalare che, non appena il quotidiano “la Repubblica”, nell’edizione (online) di martedì 4 aprile ha dato la notizia dell’iniziativa, scrivendo “il convegno organizzato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano”, l’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura si è affrettato a diramare un comunicato col quale chiariva che, “con riferimento all’articolo apparso oggi su Repubblica.it dal titolo “’Pensare l’immaginario italiano’, il convegno organizzato da Sangiuliano per una nuova egemonia culturale della destra”, si precisa che né il Ministro Gennaro Sangiuliano né tantomeno il Ministero della Cultura hanno avuto alcun ruolo nella pianificazione dell’iniziativa, che è curata da organizzazioni private. Il Ministro Sangiuliano interverrà ai lavori e svolgerà una sua relazione”.
Guido Caldiron, sul quotidiano “il Manifesto” di mercoledì 5 aprile ha pubblicato una interessante analisi dell’iniziativa, osservata giustappunto “da sinistra”, in un articolo sintetizzato efficacemente nel titolo: “Agli Stati generali della cultura di destra una riunione di famiglia postmissina”.
In effetti, da osservatori esterni, abbiamo percepito in modo netto e chiaro – nelle tante ore di interventi – una sorta di affettuosa autoreferenzialità, tra persone – artisti, intellettuali, organizzatori culturali, professionisti… – che si sentono accomunati da radici culturali comuni ed anche da un sentimento, pacato, di rivendicazione del proprio possibile futuro ruolo… Auspicano un superamento dell’emarginazione che sentono di aver vissuto per molto tempo, decenni e decenni. Durante l’intera giornata ci sembra che nemmeno il nome del “Movimento Sociale Italiano” sia stato mai evocato, e quindi l’iniziativa certamente non ha mostrato alcun conato nostalgico. Ma le radici storiche sono state invocate molte volte, e certamente recano nel proprio patrimonio identitario l’esperienza del Msi. Comunque, fatta salva l’ipotesi che sia sfuggita alle nostre orecchie, il termine “fascismo” non è stato mai né evocato né citato.
Le parole-chiave sono state: “Nazione”, “comunità”, “identità”, “conservatorismo”.
Conservatori, non reazionari
E su quest’ultima parola, si è concentrato l’intervento del Ministro Gennaro Sangiuliano, che ha aperto la sessione pomeridiana con una relazione che molto ci ha ricordato l’intervento che presentò mesi fa durante la campagna elettorale di Fratelli d’Italia, che fu a suo tempo contestato in quanto Direttore del Tg2 della Rai. Il Ministro non è soltanto un giornalista, ma un saggista, appassionato di storia, teorico di una visione non passatista del “conservatore”, studioso di Giuseppe Prezzolini: “tra le missioni del conservatore c’è quella di riaffermare la libertà e la pluralità delle idee, contro il monolite del politicamente corretto”.
Il Ministro ha auspicato la “coesistenza, con pari dignità” tra le varie culture politiche, per “ricomporre la frattura” tra il mondo intellettuale progressista e quello conservatore, ma ha anche criticato quel “mainstream che ha ritenuto che una certa tipologia di cultura e di pensiero non debba avere diritto di cittadinanza”.
È stato distribuito un allegato alla rivista trimestrale “Nazione Futura” (che si autodefinisce “La rivista dei conservatori”), edita dalla omonima associazione, che a piena pagina titolava: “Pensare l’immaginario italiano” ovvero “riscoprire la cultura nazionale in un’epoca di politicamente corretto e cancellazione dell’identità”. Scrive Francesco Giubilei nell’editoriale: “l’identità di una nazione si fonda sulla sua storia e su un pantheon di figure che hanno contribuito a realizzare nei secoli la tradizione nazionale”. I nomi di riferimento di quest’area culturale vanno da Giambattista Vico a Vincenzo Gioberti, passando per Vincenzo Cuoco fino a Benedetto Croce e Giovanni Gentile.
Si ricordi che Nazione Futura è nata nella primavera del 2017 come movimento di idee, con l’obiettivo di favorire il dibattito politico-culturale e “l’aggregazione di varie anime della società civile accomunate da valori e ideali comuni”.
Francesco Giubilei (Nazione Futura): contro “le minoranze ideologiche che vogliono riscrivere la storia a suon di politicamente corretto e ‘cancel culture’”
Presentando l’iniziativa, Francesco Giubilei ha sostenuto: “oggi la cultura nazionale fa i conti con una società che mette in discussione il concetto di identità da vari punti di vista, in particolare attraverso minoranze ideologiche che, a suon di politicamente corretto e ‘cancel culture’, vogliono riscrivere o annullare la nostra storia. Per questo diventa fondamentale da un lato ricordare chi siamo e da dove veniamo, ma al tempo stesso immaginare dove vogliamo andare”.
Da segnalare che su un banchetto antistante la sala del convegno, venivano proposti libri di case editrici di area, come Historica, che ha ripubblicato “L’egemonia culturale” di Antonio Gramsci. Nell’allegato di “Nazione Futura”, viene proposta anche una mappatura delle case editrici, delle fondazioni, delle associazioni di area, che vengono definite “le anime del pensiero nazionale”. Dalla Fondazione Tatarella alla Fondazione Alleanza Nazionale, dalla casa editrice Giubilei Regnani ad Eclettica Edizioni (fondata da Alessandro Amorese) passando per “Cultura Identità” la rivista fondata nel 2018 dall’attore Edoardo Sylos Labini (vicino a Forza Italia, e curatore della pagina settimanale “controculturale” sul quotidiano “il Giornale”)…
Da segnalare che sembra essere stata completamente ignorata Casa Pound, ed il suo mensile di raffinato laboratorio intellettuale-culturale “Primato Nazionale”. È comunque apparso in sala Davide Di Stefano, (già segretario del movimento), ma fugace spettatore.
Federico Mollicone (Presidente Commissione Cultura Camera dei Deputati): “rinnovare le commissioni ministeriali, per scardinare le casematte del potere culturale”
Meno teorico e più pragmatico l’intervento di Federico Mollicone, Capo Gruppo di FdI in Commissione Cultura alla Camera, che è senza dubbio il fiduciario di Giorgia Meloni in materia di cultura. Per chi vuole approfondire l’esperienza di Mollicone, si consiglia la lettura del libro che ha curato due anni fa per i tipi della rivista “Il Borghese”, intitolato “L’Italia in scena”, sottotitolo “La cultura, l’innovazione, la pandemia. Tre anni di battaglie fuori e dentro il Palazzo, per costruire la Destra di governo” (300 pagine dense, con un’introduzione di Giorgia Meloni, un’intervista di Gian Marco Chiocci, direttore dell’agenzia stampa Adnkronos, la riproduzione dei testi di proposte di legge ed interventi vari).
Federico Mollicone – che ha parlato con toni da Ministro (in effetti, secondo i “bookmaker”, era il candidato più accreditato per la nomina al Collegio Romano durante la trattativa per la formazione dell’esecutivo) ha rivendicato le iniziative intraprese da Governo e Parlamento nell’arco di pochi mesi, concentrandosi sui finanziamenti per i borghi, per le rievocazioni storiche, sul nuovo Fondo Nazionale per lo Spettacolo (che va a sostituire lo storico “Fus” ovvero il Fondo Unico per lo Spettacolo)… Ed è emersa qui l’esigenza di un cambio di rotta, di un “rinnovamento” delle commissioni ministeriali che gestiscono i fondi pubblici: queste commissioni rappresentano – secondo la destra – quei “feudi”, anzi quelle “casematte” che hanno consentito la costruzione della “egemonia” culturale della sinistra.
Non contrapporre una nuova “egemonia di destra” alla pre-esistente “egemonia di sinistra”, ma stimolare pluralismo e anticonformismo, rispetto delle diversità e delle differenze
Più di un interveniente ha però sottolineato che non si tratta di contrapporre una nuova “egemonia” alla pre-esistente “egemonia”: si deve invece assumere un atteggiamento liberale e plurale, di rispetto delle differenze, di rispettosa convivenza tra diversità, semmai da ricomporre a “sintesi” (hegelianamente) nell’interesse dello Stato, anzi della Nazione. Ha sostenuto Mollicone: “le maggioranze di sinistra hanno colpevolmente dimenticato la cultura di destra. Per rovesciare questa spirale negativa, c’è bisogno di una cultura conservatrice, una rivoluzione dolce”. E questa rivoluzione “soft” affronterà anche il tema sempre più centrale delle nuove tecnologie e della società digitale: ChatGpt va “regolamentata ma non demonizzata”. È stato ricordato l’intervento a favore della Siae (Società Italiana degli Autori e Editori) nello scontro sintomatico con Meta (Facebook). “Non finiamo nella trappola – ha sostenuto Mollicone – di chi vuole chiudere i conservatori nel recinto di chi vuole solo preservare il passato”.
Per quanto riguarda il servizio pubblico radiotelevisivo, abbiamo registrato interventi certamente non rivoluzionari, né da parte del mediologo (già nel Cda Rai, e Direttore Scientifico della Fondazione Alleanza Nazionale) Giampaolo Rossi (secondo molti presto destinato a sostituire Carlo Fuortes come Amministratore Delegato di Viale Mazzini) né da parte di Paolo Petrecca (Direttore di RaiNews24) né da parte di Angelo Mellone (Vice Direttore Daytime). Rossi ha sostenuto che “la funzione del servizio pubblico dovrebbe essere quella di garantire la pluralità delle narrazioni”. Toni molto prudenti, invocando maggiore pluralità di visioni del mondo, e maggiore apertura alle culture non “dominanti” e non “conformiste”: parola-chiave, in questo contesto, “pluralismo”.
Sul cinema, interventi morbidi del produttore Gianluca Curti (che guida anche la Cna Cinema Audiovisivo) e della produttrice Manuela Cacciamani: il primo ha sostenuto l’esigenza di sostenere il settore rafforzando lo strumento del “tax-credit” soprattutto a favore dei produttori indipendenti, la seconda si è dichiarata ottimista anche in relazione alle potenzialità delle nuove tecnologie (la sua società OneMorePictures è molto attiva – assieme a RaiCinema – nel settore della Virtual Reality)…
Unico intervento effervescente – in materia di spettacolo e cinema – quello di Pierfrancesco Pingitore, che ha letto un testo divertente ed appassionato sul cinema, invocando l’esigenza di ri-costruire la dimensione magica e sociale della fruizione in sala.
Osservazioni sociologica sul pubblico: età media molto alta (pochissimi “under 30”), look prevalente tradizional-borghese (poteva essere diversamente?!), poche donne…
Ci piace riprodurre un commento di Carmelo Caruso su “il Foglio” di oggi, in un ironico articolo intitolato “Pipe e bastoni, pasticche di Benedetto Croce. Dieci ore di cultura di destra”. Scrive Caruso: “il racconto dell’evento più spassoso della destra organizzato da Francesco Giubilei, consigliere del ministro Sangiuliano. Appennini da ripopolare, boiardi da inseguire, italiano da presidiare e filosofi coreani. Commissario, è tutto vero. Eravamo a Roma, all’Hotel Quirinale, e per un’intera giornata abbiamo sniffato stati generali della Cultura nazionale”, l’evento organizzato dalla destra di governo. Dieci ore. In pratica dieci grammi purissimi di “cultura ostracizzata”. E poi anche pasticche. Era quasi overdose. C’erano insospettabili. Abbiamo ingerito ciclozina con il ministro della Cultura, Sangiuliano; codeina con il filosofo Zecchi; fenobarbitale con il vicepresidente della Camera, Rampelli; nalbulfina con il presidente del Maxxi, Giuli; petedina con il regista Edoardo Sylos Labini e anche pentazocin, con il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo. Camillo Langone, presente pure lui, si è staccato ed è andato a pregare”…
Concetto Vecchio, invece, su “la Repubblica” di oggi ha proposto un’analisi critica intitolata “Col Bagaglino e Osho (che ha proposto al convegno un “intervallo goliardico” con le sue irrispettose vignette, n.d.r.) la destra va alla conquista di festival, cinema e Rai”. Francamente, a noi questa ipotizzata “conquista” è parsa in verità assai sfumata…
Conclusivamente, un osservatore esterno alla “area” cui si è rivolta l’iniziativa di ieri non può non apprezzare le buone intenzioni complessivamente manifestate.
Una qual certa sensazione di rivalsa è senza dubbio emersa, ma assai pacata.
Sull’esigenza di estendere lo spettro del pluralismo anche un simpatizzante della sinistra non può non essere d’accordo… Sull’opportunità di maggiore anticonformismo, anche chi non milita a destra non può non essere d’accordo…
“Essere eretici”, nella pluralità delle narrazioni
La sintesi forse più efficace degli intendimenti dei co-promotori dell’iniziativa è rappresentata dall’auspicio che ha manifestato Emanuele Merlino nel chiudere il suo intervento: “essere eretici”.
Ed il Ministro Sangiuliano ha criticato “i giornalisti poliziotti che danno la caccia all’eretico”.
Sarà interessante osservare come questa auspicata eterodossia, questa “rivoluzione dolce” si andrà a concretizzare, nei prossimi mesi, nella gestione del potere culturale da parte del Ministro Gennaro Sangiuliano. A partire dalle nomine delle “commissioni ministeriali”, passando per storici “feudi” come Cinecittà e la Biennale di Venezia… Per la verità, dopo il “colpo di Stato”, attuato nelle prime settimane di governo, con il defenestramento di Giovanna Melandri dal Maxxi e la sua sostituzione con Alessandro Giuli, non si sono osservati grandi “sconvolgimenti”…
Vedremo se nelle future “stanze dei bottoni” verranno allocate – con logiche meritocratiche e non soltanto di “spoil system” – persone qualificate tecnicamente e fuori dalle logiche partitiche.
Oppure se si rinnoveranno le pratiche basse delle spartizioni partitocratiche che hanno caratterizzato per decenni anche le principali “macchine culturali” pubbliche italiane.
E vedremo se verrà smentita chi invece già teme – come Barbara Scaramucci su “Articolo21” – un nuovo “MinCulPop 2.0”…
Vedremo se un novello “politically correct” andrà banalmente ad imporsi al precedente, oppure se l’impegno per un sistema culturale più plurale, trasparente, meritocratico, libero.. si concretizzerà effettivamente.
Clicca qui, per la video-registrazione (a cura di Radio Radicale) del convegno “Pensare l’immaginario italiano. Stati generali della cultura nazionale”, tenutosi a Roma il 6 aprile 2023, presso l’Hotel Quirinale.
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.