Clima, le fughe dagli impianti di gas hanno un impatto peggiore di quanto si pensasse
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – Le emissioni di metano frutto di fughe di gas negli impianti dell’industria petrolifera e gassifera sono superiori di almeno il 60 per cento alle stime dei governi, alimentando cosi’ le proeoccupazioni sul loro contributo al riscaldamento climatico globale: lo denuncia il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, citando i dati raccolti ed elaborati da una nuova ricerca negli Stati Uniti coordinata dallo Environmental Defense Fund e pubblicati ieri giovedi’ 21 giugno sulla rivista “Science”. La ricerca ha messo insieme i risultati di diversi studi precedenti, e ne ha concluso che finora erano state sottostimate le dimensioni del fenomeno delle perdite di gas dagli impianti energetici, a causa del fatto che non erano state prese in considerazione le emissioni provocate negli episodi di malfunzionamento o nei veri e propri incidenti che costellano la vita di quegli impianti. I risultati di questa nuova analisi dei dati attirano l’attenzione su una questione che preoccupa sempre di piu’ molte compagnie petrolifere e gassifere: i giganti ExxonMobil e BP, ad esempio, recentemente hanno adottato piani per ridurre queste perdite di gas metano, anche ricorrendo alle nuove tecnologie informatiche, come parte delle loro strategie per affrontare la minaccia rappresentata per il pianeta dai cambiamenti climatici. D’altra parte l’industria estrattiva nel suo complesso, ricorda il “Financial Times”, negli anni passati ha opposto una sorda resistenza alla regolamentazione imposta negli Stati Uniti dall’amministrazone dell’ex presidente Barack Obama per ridurre le perdite di metano e oggi l’amministrazione del presidente Donald Trump sta tentando di abolire o ridimensionare quelle regole. In realta’, annota il giornale, le reali dimensioni delle emissioni involontariamente generate dai pozzi, dagli impianti di raffinazione e lavorazione degli idrocarburi e da oleodotti e gasdotti, e’ cruciale nel dibattito sul passaggio dal carbone al gas per la produzione di energia elettrica: il metano infatti e’ il principale componente del gas naturale e contribuisce potentemente al riscaldamento globale. E’ vero che le centrali elettriche a gas inquinano assai meno e rilasciano nell’atmosfera assai meno anidride carbonica rispetto all’utilizzo del carbone, a parita’ di produzione di elettricita’: ma appunto le perdite di metano riducono questo vantaggio e rischiano persino di azzerarlo. Se infatti piu’ del 2,7 per cento del gas viene disperso nel suo viaggio dai pozzi di estrazione agli inpianti generatori di energia elettrica, spiega lo scienziato Steve Hamburg del gruppo energetico francese EDF citato dal “Financial Times”, allora l’impatto dei gas ad effetto serra diventa peggiore che la combustione del carbone. L’Agenzia Usa per la protezione dell’ambiente finora stimava che le perdite complessive lungo il ciclo lavorativo fossero l’1,4 per cento della produzione di gas: cio’ offriva un chiaro beneficio dal passaggio dell’alimentazione delle centrali dal carbone al gas, garantendo minori emissioni ad effetto serra. Ma la ricerca odierna dimostra che quel dato era basato su una stima “minima” delle perdite di gas nei singoli impianti di trasporto e lavorazione; utilizzando invece le evidenze aggregate raccolte anche attraverso la sorveglianza aerea e satellitare delle regioni petrolifere e gassifere, il nuovo studio afferma che nell’anno preso in considerazione, il 2015, le perdite di metano sono ammontate al 2,5 per cento dell’intera produzione di gas. E questo, conclude il “Financial Times”, fa si’ che siano assai meno decisive le ragioni a favore di una trasformazione delle centrali elettriche a carbone in centrali alimentata a gas.
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Canada, dazi Usa, premier Trudeau esorta i canadesi a viaggiare e acquistare dentro propri confini
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – Mentre la disputa commerciale tra Canada e Stati Uniti minaccia di toccare nuovi apici, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha esortato i canadesi a viaggiare e a spendere all’interno dei confini del paese. Come riferisce il quotidiano “Toronto Star”, non si e’ trattato di una vera e propria richiesta di boicottaggio delle merci e delle destinazioni turistiche statunitensi, ma alla domanda specifica dei giornalisti il primo ministro canadese ha risposto che la decisione “spetta ai singoli”. Il Canada ha reagito all’annuncio del presidente Donald Trump dell’imposizione di dazi di importazione su acciaio e alluminio nei confronti dei Ottawa, Messico e Unione europea presentando a sua volta una serie di dazi che colpiranno i prodotti statunitensi. Per Trudeau i dazi Usa sono “totalmente inaccettabili” e “un affronto” ad un paese i cui soldati ha combattuto fianco a fianco con quelli statunitensi per decenni. Il governo di Ottawa ha risposto minacciando dazi contro gli Usa che ammonteranno a 16,6 miliardi di dollari canadesi, l’equivalente di quelli sull’acciaio e l’alluminio esportato da Ottawa negli Usa. “Sono sempre uno che incoraggia i canadesi a scoprire il nostro straordinario paese, a fare le vacanze qui in casa, ad acquistare prodotti nazionali e se i canadesi sono alla ricerca di ulteriori motivi per farlo, allora cosi’ sia”. Il premier ha poi aggiunto: “Penso pero’ sia importante che siano i canadesi fare le proprie scelte su come vogliono spendere i loro soldi”.
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Usa, immigrazione: Camera rinvia voto su disegno di legge dei Repubblicani
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – La Camera dei Rappresentanti statunitense, controllata dai Repubblicani, ha rinviato il voto di due provvedimenti in materia di immigrazione che hanno fatto molto discutere nelle ultime settimane per le divisioni registrate all’interno del Grand Old Party (Gop). Il voto piu’ importante e’ slittato a oggi. Il giorno dopo la decisione del presidente Usa Donald Trump di mettere fine alle separazioni tra bambini e genitori che hanno attraversato illegalmente il confine con il Messico, i rappresentanti del Gop non avevano molte aspettative sulla prima proposta di legge, piu’ conservatrice e che infatti e’ stata bocciata, rispetto alla seconda descritta come un compromesso tra l’ala conservatrice e quella moderata. Come riferisce il “New York Times”, quest’ultimo testo si propone di soddisfare ciascuno dei “quattro pilastri” che Trump ha richiesto essere presenti in qualsiasi testo su l’immigrazione: fondi per la costruzione del Muro col Messico, abolizione della lotteria a sorte per le minoranze etniche per la Green Card e restrizione di tutti i visti di lavoro per selezionare gli ingressi in base ai talenti professionali. Una clausola nel testo moderato dei Repubblicani permettera’ inoltre ai bambini che hanno attraversato illegalmente il confine di restare piu’ a lungo nei centri di detenzione insieme ai genitori. Il voto dunque slitta a domani, un rinvio che evidenzia ancor di piu’ le divergenze all’interno del Gop.
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Spagna, Sanchez fa un passo indietro su tutti i punti chiave del programma
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – In appena due settimane, il governo di Pedro Sanchez ha fatto marcia indietro su tutti i punti chiave del suo programma. A puntare il dito contro il nuovo presidente della Spagna e’ il quotidiano “Abc” che, in un articolo di prima pagina, elenca le principali promesse disattese dal socialista. Fra le questioni piu’ controverse, si cita il rinnovo, tramite decreto, dei vertici dell’emittente Rtve, che e’ stato venduto come una decisione transitoria ma che in realta’ non lo e’. Altro impegno disatteso e’ la riforma del modello di finanziamento delle Comunita’ autonome. Una questione questa che ha molto contrariato i governatori spagnoli, soprattutto quelli della sua formazione, il Partito socialista operaio (Psoe), che hanno optato per mantenere salde le proprie rivendicazioni. Il presidente Sanchez si e’ giustificato parlando di “mancanza di tempo” ma lo ha fatto proprio nella stessa giornata in cui confessava di voler arrivare a fine legislatura e convocare le elezioni nel 2020. Meno di un mese fa, ovvero prima della mozione di sfiducia che ha portato alla caduta del Governo di Mariano Rajoy, il socialista aveva assicurato che, in caso di vittoria, avrebbe chiesto il voto quanto prima per passare la parola ai cittadini. E ancora, il presidente ha corretto il tiro anche in merito alla riforma del mercato del lavoro, spiegando che “non c’e’ maggioranza in parlamento” per apportare modifiche importanti.
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Spagna, il Governo si spacca sul caso “La Manada”
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – E’ bufera in Spagna sul cosiddetto caso “La Manada”. A far esplodere le proteste, la decisione della Seconda sezione del Tribunale di Navarra di concedere la liberta’ provvisoria ai cinque uomini condannati, lo scorso aprile, a 9 anni di carcere per aver abusato sessualmente di una ragazza durante la festa di San Fermin, nel luglio del 2016. La notizia e’ ripresa oggi da tutte le testate spagnole. Il pronunciamento del Tribunale, con due voti a favore e uno contrario, e’ arrivato come un fulmine a ciel sereno a Pamplona, la cittadina spagnola dove si e’ consumato lo stupro e che proprio in questi giorni e’ in fermento per i preparativi della storica festa diventata anniversario del crimine. I membri del “branco dei lupi”, Jose’ A’ngel Prenda, Alfonso Cabezuelo, Antonio Manuel Guerrero, Jesu’s Escudero e A’ngel Boza, sono stati condannati per abuso sessuale a nove anni contro i 22 richiesti dalla Procura e, dopo due anni di reclusione, sono ora in liberta’ provvisoria. E cosi’, per la terza volta in meno di un anno, migliaia di persone – soprattutto collettivi femministi – tornano in piazza per chiedere giustizia per il caso giudiziario piu’ contestato della storia della Spagna. Il Tribunale ha giustificato la propria scelta spiegando che “nessuno degli accusati” ha precedenti penali per delitti di natura analoga. I giudici hanno inoltre tenuto in considerazione il fatto che gli ex detenuti “avranno la residenza a 500 chilometri dall’abitazione della vittima” la cui serenita’ potra’ essere tutelata con misure “meno gravose rispetto al prolungamento della carcerazione preventiva”. I giudici di Navarra hanno poi ricordato che nessuno dei condannati (salvo Entrena) avrebbe i mezzi economici per scappare per cui il “rischio di fuga e’ inesistente”. In merito in fine alla pericolosita’ sociale, nelle motivazioni della sentenza si legge che non c’e’ rischio che tornino a commettere un abuso di gruppo. “La liberta’ provvisoria concessa a “La Manada” e’ una brutta notizia nel campo politico e giudiziario per la gravita’ del fatto”, si legge in tweet del Partito socialista operaio (Psoe). “Decisioni come questa dimostrano che non si e’ capita la gravita’ dei delitti contro le liberta’ sessuali delle donne”, ha spiegato il cinguettio della formazione del presidente Pedro Sanchez. Dal ministero della Giustizia hanno fatto sapere che la decisione “piaccia o non piaccia, e’ nella normalita’ del sistema giudiziario”. “Le persone coinvolte – ha sottolineato il dicastero – hanno scontato due anni di carcere e la loro condanna non e’ definitiva”. Il ministero ha poi concluso affermando che il Governo non interferira’ nell’indipendenza della giustizia.
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Francia-Cina, il premier Philippe in una visita per quattro giorni
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro francese, Edouard Philippe, inizia oggi una visita di quattro giorni in Cina. “Les Echos” sottolinea che si tratta del primo grande viaggio internazionale del premier. Philippe comincera’ da Shenzen, citta’ simbolo dell’high tech cinese, per poi spostarsi a Shangai e Pechino, dove incontrera’ il suo omologo cinese, Li Keqiang, e il presidente Xi Jinping. L’obiettivo e’ quello di far avanzare i dossier negoziati a gennaio in occasione della visita del presidente Emmanuel Macron. Tra questi c’e’ il nucleare, l’aeronautica e la sospensione dell’embargo sulla carne di bovino francese. Da Matignon fanno sapere che Philippe in passato si e’ gia’ recato in Cina una decina di volte a titolo personale e professionale. Nel 2013 ha partecipato al programma “young leaders” organizzato dalla France China Foundation, una struttura creata sei anni fa da suo attuale consigliere diplomatico, Emmanuel Lenain. Nel settore nucleare, continua il dialogo in vista della costruzione di una fabbrica per il trattamento di combustibile attraverso un partenariato tra CNNC e Orano. Dopo l’entrata in funzione di un EPR a Taishan, la Francia spera di aprire nuovi capitoli nella collaborazione franco-cinese. Philippe fara’ inoltre valere la competenza francese nel settore dell’intelligenza artificiale, visto che Pechino e’ destinata a prendere la leadership mondiale di questo campo.
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Francia, il presidente Macron denuncia la “lebbra” populista
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – In un discorso pronunciato ieri a Quimper, in Bretagna, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha puntato il dito contro la “lebbra” populista che sta dilagando in Europa. Lo riferisce “Le Figaro”, secondo il quale il titolare dell’Eliseo “ha scelto il confronto invece della concertazione con i governi populisti in Europa”. Il quotidiano nota come le parole pronunciate da Macron avessero come principale obiettivo l’Italia, guidata da un governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle, e i paesi di Visegrad. Proprio ieri si sono riuniti a Budapest Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, insieme al cancelliere austriaco, Sebastian Kurz. Il premier ungherese Viktor Orban ha annunciato che il gruppo di Visegrad boicottera’ il vertice di Bruxelles. In compenso, undici paesi hanno confermato la loro presenza all’appuntamento che, secondo il quotidiano, e’ un’operazione che punta a salvare l’Esecutivo del cancelliere tedesco Angela Merkel, teatro di una gravissima spaccatura sul tema dell’immigrazione. Tuttavia, il vertice non e’ cominciato sotto i miglior auspici, visto che la bozza diffusa prima dell’inizio dei lavori “ha suscitato la collera di Roma” che stava per annullare la sua presenza. “E’ inaccettabile partecipare a un summit dove le conclusioni sono gia’ state scritte” ha affermato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un post pubblicato sui social network. Per rassicurarlo, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, hatenuto con il premier italiano un colloquio telefonico.
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Germania, il capo della Cancelleria Braun crede in una soluzione europea in materia di politica di asilo
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – Prima della riunione speciale della Ue di domenica a Bruxelles, il capo della Cancelleria tedesca, il cristiano democratico Helge Braun, ha espresso fiducia riguardo la possibilita’ di giungere a un accordo che ponga fine alla disputa tra il suo partito e i Cristiano sociali (Csu) bavaresi. “Tutti sanno che viviamo in un mondo in cui un governo tedesco stabile e’ importante”, ha detto Braun al quotidiano “Handelsblatt”. Gia’ tematiche come la disputa commerciale con gli Stati Uniti o il dibattito sul contributo alla Nato, nonche’ la Brexit e il ruolo della Germania come membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, complicano il dibattito internazionale. “Sono fermamente convinto che noi adempiremo al contratto di coalizione”, ha detto il capo della Cancelleria. Giovedi’, durante una visita in Giordania, il cancelliere Angela Merkel ha difeso la sua posizione per una soluzione europea senza controlli unilaterali alle frontiere. “Dobbiamo essere un paese aperto”, ha dichiarato, ammettendo pero’ che l’immigrazione deve essere ordinata e controllata. Alla Giordania ha promesso aiuti per 87 milioni di euro e ha assicurato sostegno al Libano. Tuttavia Merkel ha ricevuto critiche da parte del cancelliere austriaco Sebastian Kurz (Ovp) che mercoledi’ ha incontrato a Budapest i leader dei paesi di Visegrad, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Il cancelliere condivide le posizioni di quei paesi in materia di politica migratoria. COme il premier ungherese Viktor Orban, chiede una seria protezione alle frontiere esterne dell’Unione europea, in particolare di quelle meridionali e Sud-orientali.
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Germania, Oettinger avverte la Csu che la capacita’ di agire di Berlino e’ compromessa
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – Il commissario europeo al Bilancio, il cristiano democratico Guenther Oettinger, in una lunga intervista concessa al quotidiano “Handelsblatt” ha parlato della crisi all’interno dell’Unione di centrodestra tedesca fra il suo partito e quello dei cristiano sociali bavaresi (Csu) in merito alla questione dei rifugiati. Il commissario si e’ detto convinto che ci saranno passi avanti in materia durante l’incontro informale a Bruxelles domenica prossima, e al vertice della Ue della prossima settimana. Cio’ dovrebbe garantire la sopravvivenza del governo del cancelliere Angela Merkel. In Europa c’e’ bisogno di una Germania forte per rafforzare le forze democratiche fino alle elezioni europee del prossimo maggio, ha dichiarato Oettinger al quotidiano tedesco. Non ha senso, secondo il commissario, lo scontro all’interno dell’Unione: il cancelliere ha l’autorita’ d’impostare la linea politica nazionale piu’ del ministro dell’Interno, il cristiano sociale Horst Seehofer. “Si puo’ solo sperare che tutte le parti si astengano dal massimizzare i loro interessi soggettivi”, ha sottolineato il commissario. Gli accordi sui confini tra Germania e Austria o Austria e Italia sono una buona idea, ha dichiarato Oettinger, ma tutto dipendera’ dal confronti di domenica prossima. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sta facendo tutto il possibile perche’ l’accordo riesca. Occorrerebbe concludere accordi analoghi a quello con la Turchia con altre regioni limitrofe all’Unione europea e finanziarle con moderazione, ha dichiarato Oettinger. Il commissario ha ammesso che il miliardo e 200 milioni di euro all’anno concessi al governo turco sono poca cosa, paragonati a quanto costano i rifugiati in Europa, sia finanziariamente che politicamente: “Una cosa e’ chiara: abbiamo bisogno di soluzioni flessibili”, ha affermato Oettinger.
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Immigrazione, difficilmente il mini-vertice di domenica potra’ sanare le ferite dell’Unione Europea
22 giu 10:53 – (Agenzia Nova) – E’ assai improbabile che il mini-vertice informale Ue sull’immigrazione, convocato a Bruxelles per domenica prossima 24 giugno, sia in grado di appianare le divergenze e sanare le ferite inferte negli ultimi alla compattezza dell’Unione Europea: e’ questa la sconsolata previsione fatta dal quotidiano “The Guardian”, in un articolo di analisi a firma dell’esperto d affari europei Jon Henley. Innanzitutto, ricorda il giornale di tendenza laborista, la riunione nasce gia’ mutilata: i quattro paesi dell’Europa centro-orientale del cosiddetto “gruppo di Visegrad” (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) hanno preannunciato il boicottaggio del mini-vertice di domenica; diffidenti nei confronti delle politiche di apertura sull’immigrazione fin qui adottate dalla Commissione europea, su questo tema preferiscono andare per la loro strada, verosimilmente seguendo il sentiero tracciato dall’Ungheria che nei giorni scorsi ha addirittura inserito nella sua Costituzione il divieto di accoglienza di profughi e migranti. Al successo della riunione poi, annota il giornalista britannico, non contribuisce certo la genesi dell’appuntamento: il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, l’ha convocata in fretta e furia con il chiaro intento di dare una mano al governo della Germania. Il cancelliere tedesca Angela Merkel, infatti, rischia la crisi a causa dell’intransigenza del partner bavarese nella coalizione al potere a Berlino, l’Unione cristiano-sociale (Csu), che pretende un radicale cambio delle sue politiche sull’immigrazione e vuole bloccare il flusso di immigrati verso la Germania: la Csu ha dato al cancelliere un ultimatum, due settimane di tempo per trovare una soluzione che soddisfi i duri bavaresi della coalizione Cdu-Csu, oppure togliera’ la spina all’esecutivo. Quella soluzione la Merkel credeva di averla trovata, facendosi aiutare dal presidente francese Emmanuel Macron, in un incontro bilaterale tenuto all’inizio di questa settimana, a pre-confezionare una bozza di documento che, nelle intenzioni del duo franco-tedesco, avrebbe dovuto essere adottato dai leader riuniti domenica a Bruxelles. Ma la proposta ha suscitato una furiosa reazione da parte dell’Italia: in base a quel documento, infatti, l’Italia dovrebbe riprendersi le migliaia di migranti illegali a cui fosse rifiutato il permesso di soggiorno in Germania; il primo ministro italiano, Giuseppe Conte, ha minacciato di non partecipare al mini-vertice ed e’ stato convinto a ripensarci solo grazie ad una serie di telefonate con cui il cancelliere tedesco gli ha assicurato che quella bozza di documento e’ stata cestinata. Accantonata la proposta franco-tedesca per le veementi proteste dell’Italia, il cui governo era arrivato a ventilare il blocco dei contributi al bilancio comunitario, l’improvvisazione sul tema dell’immigrazione che sta lacerando l’Ue e’ apparsa chiara con il piano presentato ieri giovedi’ 21 giugno dal commissario all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos: l’idea era di spostare al di fuori dell’Europa i cosiddetti “hot spot”, i centri per l’identificazione e la selezione di migranti e profughi; ribattezzati per l’occasione come “centri regionali di sbarco”, il piano sarebbe di installarli in diversi paesi africani. Richiesto dei dettagli del piano, pero’, nella serata di ieri Avramopoulos ha dovuto confessare che nessuno dei paesi africani a cui il progetto fa riferimento (Algeria, Egitto, Libia, Tunisia, Niger e Marocco) e’ stato neppure contattato, ne’ tantomeno consultato e che ai loro governi quindi non e’ stata ancora presentata alcuna proposta concreta. Come si vede, commenta il “Guardian”, recriminazioni e sospetti, improvvisazione e mancanza di visione strategica dominano il clima in Europa: e non solo tra i diversi paesi, ma persino all’interno dei singoli governi. Del resto, sostiene l’autore dell’articolo Jon Henley, le linee di faglia che fratturano il Continente non sono soltanto nazionali, ma anche ideologiche. In presenza di divisioni cosi’ profonde e di fronte a preoccupazioni cosi’ diverse in tema di accoglienza, conclude il “Guardian”, sara’ assai arduo vedere significativi progressi al mini-vertice di domenica, che nei progetti dovrebbe preparare il terreno per un ampio dibattito sull’immigrazione tra tutti i capi di Stato e di governo nel vertice ordinario del 28-29 giugno prossimi.
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