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Equo compenso Tlc da Big Tech, per Gasparri (FI) s’ha da fare in Italia

MAURIZIO GASPARRI, POLITICO

Il senatore Maurizio Gasparri (FI) va dritto per la sua strada e come preannunciato un paio di giorni fa a Key4biz presenta un suo nuovo emendamento per l’introduzione di un contributo a carico delle Big Tech per la realizzazione delle nuove reti Tlc. E’ quanto emerge dall’emendamento al Dl fiscale che recita “Al fine di rispettare il principio di equa concorrenza e supportare la condivisione degli investimenti nell’implementazione delle reti di comunicazione elettronica, agli operatori di rete” è riconosciuto “il diritto a ricevere una contribuzione per l’utilizzo delle reti”. Questo il contenuto di un emendamento al dl Fiscale a prima firma appunto del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
Il contributo sarà pagato da “piattaforme online e motori di ricerca online di dimensioni molto grandi”, e i “gatekeepers” individuati dall’articolo 3 del regolamento Ue 2022/1925, ossia quelle imprese che forniscono un servizio di piattaforma di base, e che raggiungono “un fatturato annuo nell’Unione pari o superiore a 7,5 miliardi di euro in ciascuno degli ultimi tre esercizi finanziari”, o con capitalizzazione di mercato “pari a 75 miliardi di euro”.   

Si tratta di Alphabet (Google), Amazon, Apple, Bytedance (TikTok), Meta (Facebook) e Microsoft.

Posizione autonoma

Con questa iniziativa, Gasparri assume una posizione diversa da quella del Governo, che per quanto riguarda l’ipotesi di equo compenso delle Big tech guarda, eventualmente, ad una soluzione europea.  

Per Gasparri, al contrario, la battaglia per il contributo delle Big Tech può partire direttamente in Italia.

Vedremo come andrà a finire e vedremo se l’iniziativa del senatore forzista avrà maggior fortuna di quella che un paio di settimane fa aveva visto la presentazione di un emendamento dello stesso tenore da parte della maggioranza alla legge annuale per la Concorrenza. Emendamento, però, subito ritirato perché inammissibile.  

C’è da dire che non più tardi di ieri, il ministro del Mimit Adolfo Urso ai microfoni di Key4biz aveva detto che una norma del genere, equo compenso Tlc da parte delle Big Tech, non sarebbe più stata presentata in Italia.

AWS ha appena annunciato un investimento di 1,2 miliardi per nuovi data center in Italia. E Microsoft 4,3 miliardi. Non bastano questi fondi?

In realtà, gli hyperscalers investono già parecchio nel nostro paese, basti pensare ai 4,3 miliardi di Microsoft e ai 2 miliardi complessivi di AWS in data center per lo sviluppo del Cloud a casa nostra. Investimenti che secondo le Big Tech rappresentano già un contributo più che sufficiente alla digitalizzazione del nostro paese.

E’ così?

L’emendamento da parte di Gasparri giunge appunto nel giorno in cui Amazon Web Services (AWS) punta altri 1,2 miliardi di euro in cinque anni per realizzare data center in Italia, in particolare nella provincia di Milano. Nei giorni scorsi, secondo quanto riferito da fonti istituzionali al Sole 24 Ore, la multinazionale americana ha trasmesso al ministero delle Imprese e del made in Italy l’istanza per accedere alle norme straordinarie previste per i grandi programmi di investimento esteri ai sensi del decreto Asset strategici del 2023. Misure che, per progetti del valore di almeno un miliardo di euro, consentono procedure semplificate – con la nomina di un commissario straordinario di governo – per accelerare l’iter amministrativo coordinando livello centrale, enti locali e Regioni.

L’impegno per ampliare l’infrastruttura e i servizi cloud nel Paese si aggiunge ai 2 miliardi già previsti per la Regione Lombardia Aws Europe (Milano) entro il 2029 con impatto sul Pil nazionale stimato dall’azienda in 3,7 miliardi.

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