Una cinquantina di media company europee ha firmato una lettera aperta contro la nuova direttiva ePrivacy, che prevede il blocco dei cookie senza il consenso dell’utente. La missiva è stata inviata alla Commissione Ue perché modifichi le regole che di fatto darebbero un colpo di grazia ai cookie.
Fra le aziende che hanno siglato l’appello ci sono la Fieg, l’associazione degli editori francesi Geste, la European Magazine Media Association, l’associazione degli editori tedeschi VDZ, la Professional Publishers Association e fra le telco anche Orange.
Secondo gli editori europei, la nuova direttiva ePrivacy rischia di trasformarsi in un accresciuto potere per i grandi OTT come Amazon, Facebook e Google perché prevede che per l’utilizzo dei cookie si debba ottenere il consenso esplicito degli utenti. Il timore degli editori europei tradizionali si allarga anche alle società proprietarie dei browser, perché la Commissione Ue ha proposto di inserire nella direttiva ePrivacy che gli utenti possano scegliere per l’opt in’ ai cookie direttamente tramite browser.
La proposta di legge “fornisce ai player globali (della rete) una corsia preferenziale nella raccolta e nell’uso dei dati, in particolare per quanto riguarda i dati di localizzazione” degli utenti si legge nella lettera di protesta.
Secondo gli editori tradizionali, la proposta ePrivacy sarebbe una minaccia anche per tutti i business che fanno affidamento sull’advertising online, comprese le telco e le startup europee, perché sottovaluterebbe il ruolo dei media tradizionali nel contesto democratico del Vecchio Continente.
La direttiva “ridurrebbe la possibilità di investire in giornalismo di qualità in Europa, impedendo agli editori e ai media di commercializzare i loro contenuti editoriali”, aggiunge la missiva. La direttiva ePrivacy è già stata adottata dal Parlamento Europeo ma attende ancora l’approvazione da parte dei governi europei.
La direttiva ePrivacy, secondo gli analisti, avrebbe un impatto soprattutto sul mercato dell’advertising, che in Rete si basa sui dati, e in primo luogo sulla programmazione della spesa pubblicitaria in rete.
Anche altre testate tradizionali hanno scritto una lettera aperta al Parlamento Ue per denunciare che un giro di vite troppo netto sulla data collection e sui cookie rischia di minare i loro business model online. Fra i sottoscrittori della missiva The Guardian, Financial Times, Le Monde e Spiegel.