Il Google Play Store è stato dichiarato un monopolio illegale e Google dovrà aprirlo alla concorrenza. Questa è la storica sentenza emessa dal giudice James Donato nel caso “Epic contro Google“, che potrebbe rivoluzionare il mercato delle app Android. Entro il 1° novembre 2024, Google dovrà consentire la distribuzione di app store rivali all’interno del Play Store e dare loro accesso al catalogo completo dei software ospitati.
Inoltre, Big G non potrà più obbligare gli sviluppatori a utilizzare il suo sistema di fatturazione e dovrà permettere loro di informare gli utenti su metodi di pagamento alternativi, aprendo la strada a una maggiore libertà e trasparenza. Gli sviluppatori potranno inoltre inserire link per scaricare le app al di fuori del Play Store, sfidando ulteriormente il controllo di Google.
Anni di battaglie
Questa vittoria di Epic Games arriva dopo anni di battaglie legali contro le pratiche monopolistiche di Google e Apple. Il giudice Donato ha riconosciuto che Google ha creato un ecosistema chiuso che ha soffocato la concorrenza, impedendo la nascita di store alternativi. Ora, gli store rivali avranno una reale possibilità di competere, offrendo agli utenti maggiore scelta e potenzialmente prezzi più bassi.
Google, dal canto suo, non ha accolto con favore la sentenza e ha annunciato che farà ricorso, chiedendo una sospensione immediata dell’ingiunzione. L’azienda sostiene che i cambiamenti richiesti avranno conseguenze negative per consumatori, sviluppatori e produttori di dispositivi.
Nonostante il probabile ricorso, la sentenza segna un punto di svolta per il mercato delle app Android. L’apertura alla concorrenza potrebbe portare a maggiore innovazione e a un ecosistema più dinamico. Resta da vedere come Google implementerà i cambiamenti e quali saranno le reali conseguenze per il futuro di Android. La battaglia legale tra Epic e Google è lontana dalla conclusione, ma questa sentenza rappresenta un passo importante verso un mercato delle app più aperto e competitivo.
La cronostoria dei fatti
Epic Games ha fatto causa a Google il 13 agosto 2020, lo stesso giorno in cui si è mossa anche contro Apple. Lo sviluppatore aveva tentato di aggirare la commissione di entrambi i colossi pari al 30% sugli acquisti in-app con un aggiornamento a sorpresa del suo popolarissimo gioco Fortnite. Le due aziende tecnologiche hanno reagito espellendo Fortnite dai loro app store, per poi essere accolte da una campagna di azione coordinata #FreeFortnite e da un paio di cause legali che poggiavano sulla creazione di monopoli illegali.
Per quanto riguarda Apple, la Corte Suprema ha respinto l’appello finale di Epic a gennaio, che si è dovuta accontentare di un ordine che smantella le “regole anti-steering” di Apple, consentendo teoricamente agli sviluppatori di dire liberamente ai propri clienti come aggirare i sistemi di pagamento di Apple. La causa Google ha impiegato molto più tempo, con le cose che sono andate in modo molto diverso. La giuria lo scorso dicembre ha raggiunto un verdetto unanime secondo cui l’app store Google Play e il servizio Google Play Billing costituivano un monopolio illegale e che molti degli accordi speciali stipulati con gli sviluppatori di giochi e i produttori di telefoni costituivano un comportamento anticoncorrenziale.
Ad agosto, il giudice Donato ha avvertito che Google avrebbe pagato per il suo comportamento. Nelle udienze in cui si chiedevano un risarcimento, ha respinto ripetutamente le osservazioni di Google secondo cui soddisfare le richieste di Epic avrebbe richiesto troppo lavoro e tempo.