“Castigat ridendo mores!” ovvero “Correggere i costumi ridendo” è una possibile definizione della satira. La satira!
Sono in pochi ad averlo notato, ma l’anagramma di “satira” è “risata”, proprio perché le due cose sono inscindibili, così come è impossibile fare satira senza proporsi di dileggiare il malcostume, senza amare il potere della cultura e non di certo la cultura del potere.
Con la satira, nel novantasette, l’Italia si è aggiudicata un Nobel per la letteratura, conferito a Dario Fo con la seguente motivazione: “[…] perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”.
Insomma, la satira è in grado di smuovere le montagne, di migliorare il mondo, ma anche di armare i cani dei fucili dei fondamentalisti e di innescare ordigni esplosivi nelle redazioni di giornali irriverenti e spregiudicati.
La rubrica EntARTainment, ovvero libere riflessioni sull’economia dei media e della creatività tra nuovi linguaggi, mercati globali e moderne fruizioni. A cura di Bruno Zambardino Docente di Economia del Cinema e dello Spettacolo alla Sapienza e Direttore Osservatorio Media I-Com, in collaborazione con Armando Maria Trotta, autore cinematografico. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.
Tutto questo deve essere arrivato all’orecchio di qualche dirigente Rai che un po’ wildianamente avrà pensato “purché se ne parli”, ed ecco che è scoccata la scintilla.
Eureka!
Il web, la satira, l’ardimento del luogo sprovvisto di censura e più diretto che il mondo conosca in questo secolo.
Perché non sfruttare la rete e le sue risorse per far tornare a parlare della vecchia mamma Rai?
E’ così che su “Ray” il neo portale web dell’emittente statale, possiamo trovare alcuni video che mirano a prendere in giro proprio le produzioni del medesimo broadcaster attirando l’attenzione e la curiosità di quel pubblico giovane che da (troppo) tempo si era allontanato dal pubcaster italiano. Insomma un modo per far convergere nuovi contenuti sulla piattaforma elettiva dell’utenza social quella che abituata a formati brevi da fruire in modo non lineare e volendo anche in mobilità.
Tutto iniziò con un gruppo di ragazzi napoletani armati di “cazzimma” e una buona dose di talento, un film di Cristopher Nolan conosciuto in tutto il mondo e la sempiterna serie celestiale di cui è protagonista l’attempato Terence Hill.
Era nato “Bat-Matteo”, un prete pronto a tutto per riportare l’ordine e la giustizia nella corrottissima Gotham -Gubbio. Il video, in breve, diventa virale; un vero e proprio successo. Un video tanto noto ed apprezzato che, passato un po’ di tempo, gli uomini di Viale Mazzini, sotto la spinta dell’energica direttrice di Rai Fiction Tinny Andreatta, hanno deciso di assoldare gli ormai mitici “The Jackal” per farsi autopromozione. Passati in secondo piano tutti gli altri progetti pluripremiati e apprezzati dal flusso di pubblico eterogeneo e sveglissimo di YouTube, quella parodia del prete nazionale in salsa Hollywood ha fatto accendere molte lampadine sulle teste fumanti del reparto marketing della radio televisione italiana.
Mash-up, questo è il nome del progetto che vede coinvolti gli sciacalli partenopei: prendere popolarissime produzioni “made in Italì” e mischiarle letteralmente a grandi successi d’oltre oceano, storici o contemporanei. E’ così che sono nati divertenti ibridi come “Un trono al sole”, “Una 44 magnum per il Commissario Rex” e “Un chimico in famiglia” (il mash-up meno intuitivo di tutti, a giudicare dal titolo, ma forse il più audace, quello che mescola il motore narrativo di “Breaking Bad” al contesto drammaturgico di “Un medico in famiglia”, per intenderci).
Insomma, purché se ne parli!
Prendano pure in giro le vecchie glorie della produzione televisiva nazionale se questo fa sì che un potente riflettore venga puntato sul beneamato logo “farfalluto”. Certo è che siamo di fronte ad un nuovo modo di concepire la pubblicità ed il marketing, un’operazione che contraddice il vecchiume che si è soliti appioppare all’azienda pubblica ogniqualvolta la si evoca in un discorso tra addetti o meno ai lavori.
Chissà che questa scommessa non paghi bene, chissà se il teleschermo sarà in grado di sfruttare la forza distruttrice dei monitor o se resterà un esercizio nuovo ed inedito, ma col destino che è toccato in sorte a i floppy disk, nati morti, ovvero un’innovazione di passaggio.
Quel che è sicuro è che noi internauti, a vedere scimmiottare le fiction che hanno segnato generazioni di telespettatori, ci godiamo davvero parecchio; è un po’ come vedere Willy il Coyote acciuffare finalmente Beep-beep: una soddisfazione estemporanea, fugace, ma figlia del bisogno antico di distruggere (o farlo credere) un’istituzione consolidata e granitica, che nel suo reiterarsi sa essere rassicurante e snervante, proprio come tutte le fiction televisive.