Prezzo della CO2 troppo alto?
Questa settimana la Commissione europea presenterà la propria Comunicazione riguardo all’energia, all’aumento dei prezzi e quindi delle bollette per i consumatori finali, ma anche al mercato del carbonio, cioè il sistema di scambio quote (ETS) di CO2.
Un documento atteso, anche perché la situazione del comparto energetico europeo è abbastanza critica, soprattutto per l’acquisto e lo stoccaggio di gas naturale e per il prezzo crescente al consumo (sia industriale, sia commerciale, sia residenziale), ma anche per l’elevato rischio (per molti una certezza) di possibili speculazioni di carattere finanziario.
La Commissione chiederà all’Autorità europea degli strumenti e dei mercati finanziari, o European Securities and Markets Authority (Esma), di monitorare con maggiore attenzione le dinamiche del mercato ETS, anche se al momento non sembra ci siano evidenze particolari.
Un trend in crescita
Un mercato che cresce e anche di molto. A settembre ha superato i 61 euro a tonnellata di CO2, secondo i dati aggiornati di Sendeco2 e di ember-climate.org. A gennaio 2021 il prezzo si aggirava attorno ai 33 euro a tonnellata, siamo quasi al raddoppio.
Entro la fine dell’anno il prezzo delle quote di CO2 potrebbe raggiungere gli 85 euro a tonnellata, secondo stime della Commissione europea.
Quanto inciderà sulle nostre bollette l’evoluzione del mercato ETS? Secondo il vicepresidente della Commissione europea responsabile del Green Deal, Frans Timmermans, non più di un quinto del totale.
Che cos’è il sistema ETS
Il sistema ETS è considerato uno dei perni fondamentali della politica dell’Unione europea per il contrasto dei cambiamenti climatici e la riduzione a zero delle emissioni nocive, tanto che Bruxelles sta ragionando anche sulla possibilità di estenderne il campo di applicazione.
Il sistema ETS opera secondo il principio della limitazione e dello scambio delle emissioni, è spiegato nella pagina ufficiale dedicata allo strumento della Commissione. Viene fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che rientrano nel sistema. Il tetto si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscono.
Entro questo limite, gli impianti acquistano o ricevono quote di emissione che, se necessario, possono scambiare. La limitazione del numero totale garantisce che le quote disponibili abbiano un valore.
Alla fine di ogni anno gli impianti devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire interamente le loro emissioni se non vogliono subire pesanti multe. Se un impianto riduce le proprie emissioni, può mantenere le quote inutilizzate per coprire il fabbisogno futuro, oppure venderle a un altro impianto che ne sia a corto.
Le accuse di Spagna e Polonia
Un sistema efficace ed efficiente, a quanto pare, che potrebbe però subire perturbazioni esterni a causa dell’entrata sul mercato delle quote di CO2 di soggetti “non incumbent”, che avrebbe come effetto un aumento troppo rapido dei prezzi legato a speculazioni e non fattori reali.
La Spagna è uno dei Paesi che ha avanzato questa ipotesi e richiesto su questo specifico punto un intervento dell’Unione, secondo quanto riportato da Radiocor del Sole 24 Ore. La Polonia anche ha puntato il dito contro soggetti esterni, come la Russia, che sta influenzando con operatori ‘amici’ l’andamento medio del prezzo della CO2 sul mercato europeo.