Convertire rifiuti organici derivanti dalla produzione di olio d’oliva in energia termica ed elettrica. E’ possibile, secondo i ricercatori svedesi del KTH Royal Institute of Tecnology che si stanno cimentando nell’impresa. Un prototipo del sistema è già operativo in un oleificio a San Isidro de Loja, a Granada, in Spagna. Lo stabilimento produce fino a un chilowatt di potenza; l’obiettivo degli sviluppatori adesso è quello di ampliarne la potenza fino a 200 kW. Per soddisfare il 50% del fabbisogno energetico dell’azienda, soltanto con gli scarti del processo di trasformazione delle olive in olio.
Il capo ricercatore del progetto, Carina Lagergren, ha sottolineato come in questo modo si possano ridurre i danni ambientali. Il progetto, si legge sul sito del KTH, è stato presentato anche al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. ‘Ricordo che era molto curioso – ha detto la Lagergren – ha chiesto: <Se un mio amico agricoltore vuole comprare questo sistema per la produzione di energia elettrica da rifiuti nella sua fattoria, ne vale la pena?> . Gli ho detto che è una cosa nuova e ancora non si può comprare, ma che speriamo presto sia possibile’.
Il meccanismo di trasformazione dei rifiuti organici delle olive in energia avviene in tre momenti:
Fase 1 – gli scarti vengono immagazzinati in un biodigestore che li degrada, portando al rilascio di un biogas composto da metano, anidride carbonica e composti dello zolfo.
Fase 2 – il biogas viene convertito in anidride carbonica e idrogeno che va ad alimentare le celle a combustibile, e nella terza fase viene introdotto in una cella assieme all’ossigeno.
Fase 3 – l’ossigeno, mescolandosi con l’idrogeno e la CO2, genera calore ed elettricità.
Un’elaborazione complessa che elimina la tossicità delle sostanze contenute negli scarti industriali dell’olio d’oliva che, dunque, possono essere smaltite in discarica senza alcun rischio.