Paesi del G7 centrali per accelerare la transizione energetica
La crisi dei prezzi dell’energia, che sta colpendo l’Europa e parte dell’Asia, tra cui la Cina, può essere fermata solo con un aumento della spesa generale in fonti e tecnologie energetiche green, a zero emissioni di gas serra.
I Paesi del G7, secondo un nuovo Rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) sono il punto critico attorno cui ruota il destino di gran parte del resto del mondo. Essi rappresentano il 40% dell’economia globale, il 36% della capacità di generazione di energia, il 30% della domanda mondiale di energia e il 25% delle emissioni inquinanti.
La transizione ecologica ed energetica di questi Paesi è quindi centrale per la decarbonizzazione dell’economia mondiale e per il raggiungimento di una neutralità climatica diffusa.
Elettrificazione pulita entro il 2030
Secondo l’IEA, però, per fare propri questi obiettivi del secolo tali economie devono coprire il proprio fabbisogno di energia elettrica con fonti rinnovabili per almeno il 60% entro il 2030, mentre se proseguiamo sulla strada attuale non raggiungeremmo neanche il 48%.
“Solo i Paesi del G7 hanno i mezzi finanziari e tecnologici per portare le emissioni del settore elettrico a zero emissioni entro il 2030, un traguardo che consentirà di creare numerosi benefici in termini di ricaduta per la transizione verso l’energia pulita di altri Stati e per la neutralità climatica entro il 2050 “, ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA.
“La leadership del G7 in questa impresa storica dimostrerebbe che l’elettrificazione a zero emissioni è fattibile e vantaggiosa, e stimolerebbe anche nuove innovazioni, che possono avvantaggiare imprese e consumatori”, ha aggiunto Birol in un articolo pubblicato sul sito dell’Agenzia.
Investire in energia pulita significa più occupazione e più crescita
Nel Rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), dal titolo “Net Zero by 2050. A Roadmap for the Global Energy Sector”, si stima come necessario un volume di investimenti globali in energia pulita pari a 5 trilioni di dollari (5 mila miliardi di dollari) all’anno almeno fino al 2030.
Un incremento significativo, che consentirà all’economia di crescere, del +4% in termini di prodotto interno lordo mondiale, ma anche di posti di lavoro, soprattutto negli impianti a fonti rinnovabili, nel settore dell’ingegneria, delle costruzioni e delle infrastrutture.
In questo modo, stando ai dati contenuti nel documento dell’IEA, si accresce la capacità dei singoli Paesi di rendersi indipendenti a livello energetico e resilienti rispetto a qualsiasi tipo di “perturbazione” sui mercati internazionali.
In più, hanno stimato gli studiosi, ridurre il nostro ricorso ai combustibili fossili, come petrolio, carbone e gas naturale, consentirà ai Governi di evitare almeno 2 milioni di morti premature complessive per inquinamento di aria, terra e acqua entro i prossimi dieci anni.
Ovviamente una transizione del genere porta con sé anche diversi problemi. Il primo è la domanda di minerali che già oggi sono considerati rari e a offerta limitata, come il rame, il cobalto, il manganese, e poi le terre rare, che potrebbe aumentare di sette volte da qui al 2030.
Essendo la loro disponibilità limitata nel tempo e nello spazio, ci potrebbe anche essere un problema di prezzi e di estrema variabilità dell’offerta, nonché problemi di approvvigionamento, nel momento in cui la domanda supererà l’offerta.
Puntare a nuove infrastrutture, anche per l’eMobility e l’idrogeno
Ruolo strategico in questa nuova fase storica lo giocherà l’elettrificazione. La disponibilità di energia elettrica pulita dipende molto dal livello di capacità raggiungo, dall’efficienza energetica, dalle infrastrutture e le tecnologie disponibili.
Entro il 2030 assisteremo, secondo lo studio, ad un aumento degli investimenti annuali nel mondo in reti di trasmissione e distribuzione dagli attuali 260 miliardi di dollari agli 820 miliardi di fine periodo.
Sempre entro il 2030, avremo un incremento di punti di ricarica per veicoli elettrici dagli attuali 1 milione circa ai 40 milioni di fine periodo, con un investimento annuo di circa 90 miliardi di dollari in tutto il pianeta.
Se parliamo di elettrificazione di trasporti e mobilità allora bisogna aumentare anche l’offerta e la capacità delle batterie per veicoli, che passerà dai 160 Gwh del 2020 ai 6.600 GWh attesi per il 2030, praticamente si avrebbero 20 gigafactory in più all’anno per i prossimi dieci anni.
In termini di energia pulita e di diversificazione delle risorse, il Rapporto si attende una crescita anche della spesa in tecnologie per l’idrogeno, che potrebbe raggiungere i 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.