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Energia Italia 2022. Approvvigionamenti e guerra russo-ucraina, il punto di Scotti, Di Stefano e Margelletti

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Al via a Roma la prima giornata della Conferenza internazionale “Energia Italia 2022, PNRR, Transizione Ecologica e Indipendenza Energetica”, con focus su approvvigionamenti di risorse energetiche e impatto della guerra russo-ucraina, soprattutto in Europa, con gli interventi di Manlio Di Stefano, Sottosegretario, MAECI e Andrea Margelletti, Presidente, Ce.SI., moderati da Vincenzo Scotti, già Ministro degli Affari Esteri.

La crisi energetica è prima di tutto una crisi geopolitica. Con lo scoppio del conflitto russo-ucraino sono saltate le relazioni internazionali. Rotte quelle vecchie, se ne creano di nuove. È in questo quadro che si inserisce la crisi degli approvvigionamenti di risorse energetiche di cui stiamo soffrendo in Europa e in particolar modo in Italia.

Questo l’argomento principale di cui si è discusso alla prima parte della Conferenza internazionale Energia Italia 2022, nel panel “Approvvigionamento risorse energetiche: conseguenze vicine e lontane del conflitto russo-ucraino”, moderato da Vincenzo Scotti, già Ministro degli Affari Esteri, secondo cui è centrale in questo momento storico dimostrare di avere capacità di visione strategica.

Il 20% del PNRR sarà investito nel potenziamento delle dotazioni tecnologiche della nostra economia”, ha precisato Manlio Di Stefano, Sottosegretario, MAECI. “Un altro 37% è desinato all’efficienza energetica e la decarbonizzazione, così come all’autonomia energetica e la transizione green”.

L’Italia ha raggiunto anche tutti i 45 obiettivi del Pnrr relativi al primo semestre 2022. Con la trasmissione alla Commissione europea della richiesta di pagamento della seconda rata da 24,1 miliardi, il nostro Paese si conferma tra gli Stati del gruppo di testa nell’Ue sul fronte dell’attuazione del Pnrr. E con investimenti mirati si potranno anche creare nuovi posti di lavoro”, ha precisato Di Stefano.  

Tornando allo scenario globale, Scotti ha ricordato che la diversificazione degli approvvigionamenti non solo non è semplice, ma a volte è anche ostacolata dagli attori in campo. In Africa ad esempio Russia, Cina e Turchia sono ben presenti sul territorio. L’aumento del prezzo del gas, inoltre, toglierà margini di elasticità alle misure definite prima dello scoppio della guerra, mentre il processo di costruzione di un mercato comune dell’energia attraverso politiche comune di acquisti potrebbe subire rallentamenti ad qui in poi.

Non è messo sufficientemente in evidenza che oltre il gas ci sono 390 tipologie di materie prime che l’Ue deve importare dall’estero e molte di queste sono difficili da reperire e a costi molto elevati, come il plutonio prodotto in Russia. Le imprese lo sanno bene da tempo. Alcune di queste materie prime sono essenziali, un altro esempio sono le terre rare, fondamentali per molte produzioni, tra cui il settore auto. Si sta poi creando un problema enorme di approvvigionamento che va ben oltre l’energia. In un mondo sempre più diviso nei blocchi della cosiddetta riglobalizzazione selettiva, l’Europa rischia molto per la difficoltà di approvvigionarsi di materie prime. L’Africa è una strada obbligata in questo senso, ma tremendamente in salita, perché Cina e Russia sono arrivate prima in questa nuova fase storica. Lo stesso Rapporto con le nazioni arabe è da recuperare, visto che 140 Paesi al mondo hanno votato contro le sanzioni alla Russia.

Poi c’è la questione delle catene del valore, che dovrebbero essere accorciate, anche per l’enorme valore che hanno per a logistica. Catene basate sull’efficienza crescente, ma accorciare vuol dire aumentare i costi e quindi intaccare proprio questa efficienza”, ha affermato Beniamino Quintieri, Presidente, Fondazione Tor Vergata.

Un primo forte segnale l’abbiamo avuto nel 1973 con la guerra dello Yom Kippur e la conseguente austerità energetica. Non ci dobbiamo stupire di quanto sta accadendo oggi, in fondo è un continuum storico. È un’ennesima manifestazione della crisi energetica cha attanaglia l’Occidente da tempo. Potremmo come NATO ritrovarci in guerra entro pochi mesi con la Russia. Negli ultimi 50 anni abbiamo perso il senso di ciò che siamo per focalizzarci solo su ciò che abbiamo. Siamo pronti a difendere la nostra democrazia? La vera domanda a cui rispondere è questa. Riguardo agli approvvigionamenti e l’indipendenza energetica abbiamo o no una strategia? Come si stanno muovendo i Paesi europei in questo momento? Negli ultimi 15 anni l’Ue è stata indebolita da movimenti nazionalistici senza una visione d’insieme coerente. C’è da capire velocemente cosa vogliamo dal presente e soprattutto dal futuro. Entro qualche mese c’è la seria possibilità di entrare in guerra e allora la situazione potrebbe peggiorare sensibilmente, anche in termini di costi”, ha infine detto Andrea Margelletti, Presidente, Ce.SI..

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