Le misure decise dal Consiglio straordinario europeo
Ridurre su base volontaria i consumi di energia elettrica del 10% e obbligatoria del 5% per le ore di punta, mentre sugli extra-ricavi si prevede un tetto di 180 euro per MWh per le grandi aziende energetiche che generano energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili e a basso costo (incluse carbone e nucleare). Queste le prime decisioni in base agli accordi raggiunti stamattina dal Consiglio europeo straordinario che ha visto riuniti i ministri dell’Energia degli Stati membri.
Le imprese attive nel settore dei combustibili fossili, inoltre, sono chiamate a versare una tassa sulla base dei profitti straordinari realizzati nel 2022, calcolati sulla base degli ultimi 4 anni a partire dal 2018.
Le misure si applicheranno dal 1° dicembre 2022 al 31 dicembre 2023. Gli obiettivi di riduzione dei consumi energetici si applicano fino al 31 marzo 2023, si legge nel comunicato finale del Consiglio. Il massimale obbligatorio sui ricavi di mercato si applica fino al 30 giugno 2023.
Paesi UE divisi sul tetto al prezzo del gas
Un accordo raggiunto tra le polemiche, soprattutto per il tetto al prezzo del gas che vede da tempo un confronto duro tra due fronti contrapposti: da una parte Italia, Francia e altri 14 Paesi europei e dall’altra Germania e Paesi nordici (i cosiddetti Paesi frugali, come Danimarca, Olanda e Svezia).
Dopo la proposta di ieri della Commissione sul possibile price cap “al prezzo del solo gas importato dalla Russia” (quindi niente per quello in arrivo dagli Stati Uniti ad esempio, che continueremo a pagare a caro prezzo), oggi è stato Jozef Sikela, ministro dell’Industria della Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno dell’Ue, ad azzerare tutto: “Il price cap al gas non è sul tavolo di oggi, andremo avanti per piccoli passi e potrebbe essere il prossimo punto in agenda”.
Meloni e Draghi chiedono azione unitaria
Sulla questione spinosa, quanto urgente e strategica, si è espressa Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia e probabile prossimo nuovo Premier italiano: sull’energia “serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie. Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario“.
Secondo quanto riportato da Rai News, la Meloni avrebbe aggiunto: “L’auspicio è che prevalgano buon senso e tempestività. Su questo tema di vitale importanza per l’Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche“.
Anche il Presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi, ha ribadito in una nota che “La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza. Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali – proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina“.
Le posizioni di Francia e Germania sul price cap
Il non paper della Commissione europea sul price cap “è un passo avanti utile, ma dobbiamo fare di più e concludere più rapidamente”, ha detto la ministra francese per la Transizione energetica, Agnes Pannier-Runacher, “è in corso un’intensa attività diplomatica, ne ho parlato con i miei omologhi belga, tedesco, spagnolo, italiano, polacco, rumeno, e ceco, siamo tutti consapevoli di avere una responsabilità, quella di difendere le nostre imprese e la nostra industria, e di creare solidarietà europea intorno a queste questioni energetiche”.
Secondo quanto riportato da SkyTG24, però, la Germania è il Paese che più di altri si sta opponendo al tetto sul prezzo del gas, tanto che il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ne parla alla stregua di una sanzione: “Ho detto qui all’inizio della crisi che la Germania non è ancora pronta, abbiamo bisogno di un po’ di tempo. Soprattutto dobbiamo parlare con i paesi amici, la Norvegia, gli Stati Uniti, l’Algeria, perché i prezzi saranno abbassati”.