Il prodotto interno lordo dell’Emilia Romagna è cresciuto dell’1,4% nel 2016. Un dato ben più alto di quello nazionale (+0,9%), superiore anche a quello francese (+1,3%) e sostanzialmente al passo di quello tedesco (+1,6%).
In Italia, subito dopo l’Emilia Romagna, si cono la Lombardia, con un Pil dell’1,3% e il Veneto, con l’1,2%. Segno che il Nord Italia riesce ad intercettare le dinamiche della cosiddetta Mitteleuropa, con una disoccupazione bassa e una maggiore attenzione all’innovazione tecnologica che crea posti di lavoro e crescita economica.
L’Emilia Romagna è riuscita a creare 50 mila posti di lavoro negli ultimi 12 mesi, grazie principalmente ai “Patti per il lavoro”, stipulati con enti locali, imprese, sindacati, università e associazioni, che consentono di portare avanti azioni condivise che puntano alla crescita e lo sviluppo, ad attrarre persone, saperi e investimenti.
Venerdì scorso la Regione ha lanciato un bando da 12,5 milioni di euro per lo sviluppo intelligente delle aree rurali. Dopo aver portato la Rete Lepida sui crinali appenninici e aver connesso più di 100 mila cittadini, altrimenti tagliati fuori dal digital divide, ora si mettono a disposizione risorse fresche per realizzare sia nuove strutture da destinare a servizi pubblici avanzati, sia nuovi impianti pubblici per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Per la realizzazione di strutture per servizi pubblici ci sono 8,5 milioni di euro, mentre per la realizzazione di impianti per la produzione di energia verde quasi 4,1 milioni di euro. La procedura per candidarsi al bando è disponibile online e possibile fino al 5 maggio per le rinnovabili e il 22 maggio per i servizi pubblici.
In particolare, come recita il testo di presentazione dell’iniziativa, “il primo bando mira a sostenere interventi di recupero di fabbricati di importanza storica e architettonica da destinare a servizi pubblici per residenti e turisti, come musei, biblioteche, centri polivalenti o per la protezione civile, strutture di welfare, centri di aggregazione, per il tempo libero o lo sport”.
Il secondo, invece, è finalizzato a realizzare interventi di costruzione di “impianti pubblici destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili” tra reti di teleriscaldamento, reti di distribuzione del calore a più fabbricati e soluzioni “intelligenti” per lo stoccaggio dell’energia prodotta e piccoli impianti idroelettrici.
Altro grande lavoro che la Regione Emilia Romagna sta portando avanti è quello di ammodernamento delle infrastrutture critiche, con 3,5 miliardi di investimenti che durante il 2017 saranno effettuati su tutto il territorio proprio per migliorare i livelli di occupazione e competitività delle imprese.
Le stesse infrastrutture ICT pubbliche rientrano nel piano di innovazione generale, secondo il disegno strategico tracciato dalla legge regionale 14/2014, a cui segue il lavoro di realizzazione ed implementazione dei data center regionali.
Dopo quello di Ravenna, inaugurato circa un anno fa, è ora il turno del Data Center di Parma, con i suoi 600 metri quadri utili ad ospitare apparati elettronici. Come ha annunciato Lepida, la società in house della Regione che ha progettato il sito, si è conclusa la fase di realizzazione delle componenti di infrastruttura fisica e delle cosiddette facility, e già dal mese di marzo saranno erogati i primi servizi IT.
Il modello seguito per il data center Lepida di Parma è quello a “condominio”, che consente l’armonizzazione delle risorse pubbliche (messe a disposizione da Lepida, Regione Emilia-Romagna e
dai Comuni) e private (fornite dalle aziende che compartecipano alla realizzazione e alla gestione delle strutture fisiche, nel caso di Parma BTEnia), garantendo la sostenibilità del progetto nel lungo periodo
e un supporto all’innovazione del tessuto produttivo locale.