Colombia, elezioni presidenziali: Duque e Petro al ballottaggio
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Il primo turno delle elezioni presidenziali in Colombia conferma la forte polarizzazione del Paese con la vittoria di due candidati agli antipodi: l’uribista Ivan Duque e l’ex sindaco di Bogota’ Gustavo Petro. La notizia e’ stata riferita oggi dai principali quotidiani spagnoli che sottolineano come questo risultato confermi il panorama dello scontro ideologico che ha dominato tutta la campagna elettorale. Nessuno dei due candidati ha raggiunto tuttavia il 50 per cento dei voti, nonostante Duque con il 39,14 per cento delle preferenze abbia ottenuto circa 2,7 milioni di voti in piu’ di Petro, con il 25,09 per cento. Ora si decidera’ tutto il prossimo 17 giugno, data in cui avra’ luogo la seconda votazione per il ballottaggio tra i due candidati, entrambi intenzionati a rivedere il processo di pace con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), intrapreso dall’attuale presidente colombiano Juan Manuel Santos, esponente del Partito sociale di unita’ nazionale.
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Corea del Nord-Usa, i negoziati si concentrano sul trasferimento delle testate nucleari nordcoreane all’estero
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Stati Uniti e Corea del Nord concentreranno i negoziati preparatori in visita di un summit tra i leader dei due paesi su un piano per il trasferimento all’estero delle testate nucleari gia’ realizzate da Pyongyang. Lo hanno riferito fonti della Casa Bianca nella serata di ieri. Non e’ ancora chiaro, pero’, se i due paesi riusciranno a giungere a un accordo in materia: il regime nordcoreano sarebbe restio ad accettare la richiesta degli Usa di inviare all’estero a breve le circa 20 testate nucleari gia’ in possesso di Pyongyang, come primo segno della volonta’ di conseguire una denuclearizzazione completa, verificabile e irreversibile della Corea del Nord e della Penisola coreana. Il presidente Usa, Donald Trump, ha comunicato ieri tramite Twitter che una delegazione statunitense si trova a Pyongyang per tentare di rilanciare i preparativi in vista di un vertice tra lo stesso Trump e il leader nordcoreano, Kim Jong-un. Sung Kim, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Corea del Sud ed ex negoziatore sulla questione nucleare nordcoreana, e’ stato richiamato da Washington dall’attuale incarico diplomatico nelle Filippine, per guidare i preparativi del vertice tra il presidente Usa, Donald Trump, e il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, di cui il presidente Usa Trump aveva annunciato l’annullamento la scorsa settimana. Sung e’ giunto in Corea del Nord ieri, insieme ad altri funzionari di alto livello statunitensi, per incontrare il viceministro degli Esteri nordcoreano Choe Son-hui. Lo riferisce il quotidiano “The Washington Post”. La Casa Bianca, ha reso noto che nonostante l’annullamento del summit, il lavoro di preparazione continua, aprendo alla possibilita’ che l’incontro si tenga come previsto o in altra data.
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Usa, cittadino statunitense rientra in patria dopo due anni di carcere in Venezuela
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente Donald Trump ha dato il bentornato sabato 26 maggio a Joshua Holt, dello Stato dello Utah, rimarcando che la sua liberazione da un carcere venezuelano “e’ stata dura”. Holt, un missionario di 26 anni, era stato arrestato e imprigionato due anni fa senza un processo con l’accusa di spionaggio. Sabato e’ stato rilasciato dal presidente venezuelano Nicola’s Maduro come segnale distensivo di fronte all’aggravarsi delle sanzioni nei confronti del suo paese. Ricevuto nello Stadio Ovale dal presidente Trump, oltre che da alcuni senatori, tra cui Orrin Hatch, Holt e sua moglie, la venezuelana Thamara Caleno, hanno ringraziato tutti coloro che si sono adoperati per la sua liberazione. Il senatore Hatch ha spiegato che il risultato e’ stato raggiunto grazie a un intenso lavoro diplomatico iniziato gia’ durante l’amministrazione del presidente Barack Obama. Il ministro per l’Informazione del Venezuela, Jorge Rodriguez, ha sostenuto che il rilascio di Holt era parte dei negoziati con Washington e che spera che “questo gesto sia apprezzato dai fautori di un approccio aggressivo contro il Venezuela”. Trump ha colto l’occasione per rimarcare che da quando si e’ insediato sono stati liberati 17 tra ostaggi e prigionieri statunitensi. Tra gli ultimi, i tre cittadini Usa trattenuti per mesi in Corea del Nord e lo scorso anno un volontario egiziano-statunitense imprigionato in Egitto.
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Spagna, il Congresso verso la mozione di censura a Rajoy
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Il Congresso si riunira’ oggi per organizzare il dibattito sulla mozione di censura presentata tre giorni fa dal Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) nei confronti del primo ministro Mariano Rajoy, esponente del Partito popolare (Pp), a causa del coinvolgimento di alcuni ex responsabili del Pp nel caso Gurtel. Lo riferiscono i quotidiani spagnoli “El Pais”, “Abc” e “La Vanguardia” che precisano come la riunione avra’ luogo alle dieci di oggi e servira’ per verificare la correttezza della mozione presentata da Pedro Sanchez, leader del Psoe. Il testo, una volta approvato dall’Ufficio del Congresso, verra’ inviato sia al Presidente del Governo che ai portavoce dei diversi gruppi parlamentari. La data del dibattito verra’ infine fissata dal presidente del Congresso, Ana Pastor, e in ogni caso non potra’ essere anteriore a cinque giorni dopo la presentazione della mozione, il che esclude che la sessione plenaria possa tenersi entro questa settimana. Con tutta probabilita’ si terra’ a giugno, quando il presidente Mariano Rajoy aveva gia’ programmato di tenere un dibattito sullo stato della nazione.
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Francia, continua lo sciopero dei ferrovieri
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Continua in Francia lo sciopero della Sncf, l’azienda nazionale di trasporti ferroviari. Lo scrive “Le Monde”, spiegando che i sindacati hanno deciso di prolungare la mobilitazione nonostante il premier Edouard Philippe abbia annunciato che lo Stato alleggerira’ di 35 miliardi il debito della Sncf. Il quotidiano sottolinea che la scelta di continuare gli scioperi rischia di accentuare la distanza tra i ferrovieri e il resto della cittadinanza. Secondo una consultazione interna all’azienda, due terzi dei dipendenti e’ disposto a continuare gli scioperi, mentre l’ultimo sondaggio mostra che la proporzione dei francesi che sostiene l’iniziativa e’ esattamente inversa. Tuttavia, il blocco sindacale e’ diviso tra chi, come Sud e Cgt, respinge in blocco la proposta del governo e chi, come la Cfdt e Unsa, piu’ aperti al dialogo. “Ma ad un certo punto uno dei sindacati riformisti gettera’ la spugna” si legge nell’articolo. “I nostri aderenti sono sfiancati (…). Il movimento non puo’ durare in queste condizioni” spiega un sindacalista. Per oggi e’ prevista una mobilitazione piu’ debole rispetto a quelle delle giornate precedenti.
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Francia, il presidente Macron si prepara a una nuova fase
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – La debole partecipazione alle manifestazioni di sabato e la riforma delle ferrovie che oramai sembra essere in via di realizzazione confortano il presidente francese, Emmanuel Macron, che gia’ “volge lo sguardo verso una nuova fase”. Lo scrive “Les Echos”, ricordando “un secondo trimestre ricco di progetti di legge esaminati dall’Assemblea nazionale e una fine dell’anno che si annuncia altrettanto intensa”. “Il contesto e i segnali economici non permettono al presidente di posare la penna e aspettare che le cose continuino a migliorare” fanno sapere dall’Eliseo, mentre una fonte vicina al presidente parla di “una nuova fase”. Intanto, i francesi aspettano di vedere i risultati delle riforme approvate. All’inizio del suo mandato, Macron ha annunciato che gli effetti delle sue misure prese sarebbero arrivati alla fine del 2018. La popolarita’ del capo di Stato francese resta a un buon livello se paragonata a quella dei suoi predecessori nello stesso periodo del mandato, anche se ci sono “segni di fragilita’”. Secondo gli ultimi sondaggi, Macron ha perso tre punti nell’indice di gradimento dei francesi.
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Germania, si allarga lo scandalo del Bamf di Brema
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Le indagini sull’Ufficio federale della migrazione e rifugiati (Bamf) di Brema, accusato di aver accolto irregolarmente centinaia, se non migliaia di domande d’asilo, porta alla luce un numero sempre maggiore di irregolarita’. A quanto sembra ben il 97 per cento degli iraniani che hanno presentato richiesta d’asilo presso il Bamf di Brema hanno ottenuto lo status di rifugiato, e lo stesso vale per il 90 per cento degli afgani. A livello nazionale nel 2017 il tasso di accoglienza delle domande per i rispettivi gruppi etnici era del 50 e del 44 per cento. A quanto risulterebbe dalle indagini sarebbero stati emessi permessi a nome di impiegati non presenti sul posto di lavoro nei giorni di emissione. Il pubblico ministero ritiene che le domande irregolari tra il 2013 e il 2016 ammontino almeno a 1.200. Sotto accusa l’ex capo del Bamf della citta’, Jutta Cordt, e la sua sostituta Josefa Schmid. La vice presidente del gruppo parlamentare dell’AfD (Alternativa per la Germania), Beatrix von Storch, ha annunciato al quotidiano “Welt am Sonntag” che presentera’ una richiesta per l’istruzione di una commissione d’inchiesta entro questo giugno per indagare sulla “politica dei rifugiati in senso piu’ ampio”. In vista delle indagini penali, intanto e’ in programma una squadra investigativa congiunta dell’Agenzia centrale anticorruzione e dell’Ufficio di polizia criminale di Stato, con il supporto della polizia federale. Dal punto di vista dell’Unione della polizia (GdP), la polizia federale non dovrebbe effettuare alcuna indagine. A sostegno della dichiarazione, il vicepresidente del GdP, Sven Hueber, ha dichiarato all’agenzia stampa tedesca “Dpa”: “La polizia federale e’ subordinata al ministero federale degli Interni. Pertanto, non dovrebbe indagare circa un’agenzia come il Bamf, che e’ anche sotto la competenza dello stesso ministero”. Il ministro federale della Giustizia, la socialdemocratica Katarina Barley, alla luce dello scandalo di Brema, ha chiesto controlli a livello nazionale sulle richieste di asilo. “Vorrei che venissero effettuati controlli a campione sulle richieste di asilo concesse ovunque in Germania”, ha detto Barley al giornale “Bild am Sonntag”. “Questa misura potrebbe aiutare a ripristinare la fiducia”, ha sottolineato. Il ministro inoltre, dopo aver scusato il collega cristiano-sociale Horst Seehofer, a capo degli Interni da soli due mesi, ha tuttavia dichiarato che si aspetta che “chiarisca in modo esauriente le questioni inerenti il Bamf e crei strutture che rendano impossibile che tali fatti si ripetano in futuro”.
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Germania e Italia, fino al 2007 crescita economica quasi parallela
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Un grafico spesso dice piu’ di mille parole. Lo sostiene in un articolo sulla “frankfurter Allgemeine Zeitung” l’economista capo di Berenberg, Holger Schmieding. Il prodotto interno lordo tedesco e italiano dal 1991 al 2009 e’ cresciuto secondo una traiettoria parallela, secondo l’economista, secondo cui cio’ dimostra come siano errati i pregiudizi in merito all’euro. I populisti italiani, scrive il quotidiano tedesco, “denunciano le regole fiscali dell’eurozona come strumenti di presunta egemonia tedesca e le incolpano per il malessere del loro paese”. Secondo Schmieding l’economia tedesca non e’ fondamentalmente piu’ dinamica di quella italiana. Dal 1991 fino alla crisi finanziaria, i tassi di crescita erano quasi identici, sebbene entrambi i paesi affrontassero delle sfide. La Germania ha dovuto far fronte alla riunificazione, ma l’ascesa economica della Cina ha colpito l’Italia piu’ della Germania, perche’ la manifattura del Bel Paese era a minor valore aggiunto, sostiene Schmieding. Dopo la crisi finanziaria, tuttavia, lo sviluppo economico della Germania e dell’Italia divergono e questo non e’ cambiato fino ad oggi. Schmieding vede la ragione principale nella diversa preparazione delle riforme strutturali: la Germania ha iniziato a beneficiare della politica di riforma del governo Schroeder a partire dalla meta’ dello scorso decennio, mentre l’Italia da allora non ha intrapreso un serio percorso di riforma. Inoltre l’economia italiana sarebbe in ritardo nell’accettare le sfide della rivoluzione digitale, e questo spiegherebbe parte del debole sviluppo della produttivita’.
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I populisti sono tutt’altro che gente del popolo
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – Le “ribellioni” populiste e anti-Ue in corso in Europa possono sembrare un evento di trasformazione epocale simile al 1848 o alle Primavere arabe, ma i futuri storici non mancheranno di mettere in luce il fatto che i leader dei partiti populisti europei sono in realta’ membri a tutti gli effetti di quelle stesse e’lite che dicono di disprezzare: e’ questa la tesi dello storico britannico Michael Burleigh ospitata dal quotidiano “The Times” in edicola oggi lunedi’ 28 maggio. L’articolo di Burleigh, che per i suoi saggi ha vinto diversi premi e ha insegnato in prestigiose universita’ in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, e’ ospitato nella pagina delle opinioni ed e’ un chiaro commento alla situazione politica in Italia. In effetti lo storico parte dalla considerazione che l’Italia oggi sia il solo paese che porti avanti la fiaccola dell’uscita dall’Unione europea, l’entita’ sovranazionale paragonata all’Impero Ottomano o alla Russia degli Zar da esponenti politici cosi’ disparati come il leader pro-Brexit britannico Michael Gove o l’ex consigliere di Trump Steve Bannon. Michael Burleigh pero’ sottolinea innanzitutto il fatto che i diversi partiti europei “ribelli” sono presenti nel panorama politico gia’ da diverso tempo: e’ il caso infatti del Partito della liberta’ fondato in Austria addirittura nel 1951, del Front national nato in Francia nel 1972 e della Lega nord italiana nata nel 1991. Gran parte di questo tipo di movimenti si auto-definisce come il legittimo rappresentante delle popolazioni locali, in opposizione alle corrotte e’lite globalizzate: eppure, nota lo storico britannico, essi si congratulano l’un l’altro reciprocamente, mescolando il proprio entusiasmo indifferente per le vittorie elettorali di neo-fascisti, anti-semiti e amici del presidente russo Vladimir Putin. Un fatto che, aggiunto a un esame piu’ ravvicinato della composizione delle leadership di questi partiti populisti, suggerisce come l’idea di una “rivolta dei popoli” contro tecnocrati ed esperti, sia in realta’ una favola, utile oltretutto a mascherare le differenze di classe e interessi particolari nascosti. Gli esempi addottati da Michael Burleigh, tra cui cita anche Silvio Berlusconi, gli fanno scrivere che membri rinnegati delle classi ricchissime fanno mostra di adottare “il popolo” come un reggimento adotta una capra come mascotte. A questo punto del suo intervento, lo storico britannico passa a esaminare cosa accomuni i tribuni dei movimenti populisti alle “e’lite fallimentari” che essi vogliono sostituire; accusa la Lega di Matteo Salvini di essere gia’ stata per molti anni al governo con Berlusconi, a sua volta un protetto di Bettino Craxi, e insinua dubbi sul vero ruolo del segretario dell’Associazione Lombardia-Russia, Gianluca Savoini, consigliere ascoltato sia da Salvini che da Putin, il cui partito Russia unita ha solidi legami in Italia con la Lega e con il Movimento 5 stelle, come peraltro con il Front national francese e con il partito populista tedesco Alternativ fur Deutschland (Afd). La conclusione di Michael Burleigh e’ che la “primavera dei popoli europei” sia uno scontro tra e’lite rivali, piuttosto che un evento a favore delle persone comuni: insomma in alcuni paesi le e’lite sono in guerra al loro interno e le correnti piu’ “giacobine” hanno arruolato i moderni “sanculotti”, la massa violenta degli internauti, per aiutarle a sostituire quei “liberali” talvolta cosi’ insopportabilmente auto-referenziali; e per farlo sono pronte a distruggere le “corrotte” e “moribonde” istituzioni democratiche. Questo processo e’ appena agli inizi, commenta lo storico britannico.
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Italia, i populisti rinunciano al tentativo di formare il governo e l’euro riprende forza
28 mag 11:01 – (Agenzia Nova) – L’Italia rischia una possibile crisi costituzionale dopo che il professor Giuseppe Conte, candidato alla presidenza del Consiglio dei ministri dei due principali partiti politici populisti, l’anti-sistema Movimento 5 stelle (M5s) e la Lega di estrema destra, nella serata di ieri domenica 27 maggio ha rinunciato al tentativo di formare un governo in seguito alla drammatica decisione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di opporre il suo veto alla nomina a ministro delle Finanze di una personalita’ apertamente contraria all’euro, l’economista Paolo Savona. Subito dopo la rinuncia di Conte il presidente Mattarella ieri sera ha annunciato di aver convocato per la tarda mattinata di oggi lunedi’ 28 al palazzo del Quirinale l’economista Carlo Cottarelli per discutere la formazione di un esecutivo di transizione che traghetti il paese verso nuove elezioni. Il pericolo per Mattarella, scrive il corrispondente da Roma del quotidiano “The Financial Times”, e che il M5s e la Lega possano emergere dal nuovo voto ancora piu’ rafforzati facendo campagna elettorale proprio sulla denuncia che “il sistema” gli ha negato il diritto di governare: “Lo slogan ‘Popolo contro Palazzo’ sara’ al centro della loro campagna elettorale” prevede il giornale economico britannico citando le parole di Francesco Galietti, un analista dello studio PolicySonar di Roma. Intanto nelle prime ore di stamattina l’euro ha ripreso forza sui mercati valutari asiatici: la moneta unica europea e’ risalita fino allo 0,5 per cento nei confronti del dollaro, raggiungendo il picco di 1,171 dollari. Alla chiusura dei mercati venerdi’ scorso 25 maggio, sottolinea il “Financial Times”, l’euro aveva raggiunto il suo livello piu’ basso degli ultimi sei mesi, proprio a causa delle preoccupazioni degli investitori per l’euroscetticismo della coalizione M5s-Lega e per i loro piani di espansione della spesa pubblica italiana.
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