Key4biz

Elezioni catalane, Centrali nucleari USA, Dimissioni Damian Green, La spia del ministero delle Finanze italiano

finestra sul mondo

Elezioni catalane, il trionfo di Ciudadanos non basta a scongiurare la vittoria indipendentista

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – Le elezioni piu’ anomale nella storia della Catalogna si sono concluse con due risultati degni di nota: da una parte il partito politico unionista Ciudadanos, guidato da Ines Arrimadas, ha ottenuto un successo storico per voti e seggi, 37 in tutto; tale risultato, pero’, non e’ bastato ad arginare la netta vittoria del blocco indipendentista che ha ottenuto la maggioranza assoluta, con 70 seggi. La lista di Junts per Catalunya (JxCat), guidata dall’ex presidente della Generalitat rifugiato a Bruxelles, Carles Puigdemont, ha ottenuto 34 deputati, seguita dal partito della Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc), con 32 deputati. In quarta posizione il Partito dei socialisti di Catalogna (Psc) con 17 seggi. Pessimo il risultato del Partito popolare (Pp) del premier spagnolo Mariano Rajoy, che paga la reazione repressiva al movimento indipendentista e ottiene solo tre deputati. La notizia del risultato elettorale in Catalogna e’ stata ripresa con ampie analisi da tutti i quotidiani della stampa spagnola, quasi unanimi nel pronosticare come questo risultato elettorale non possa che aprire le porte al proseguimento dell’instabilita’ politica che ha dominato la Catalogna negli ultimi cinque anni ed e’ culminata con la decisione di indire un referendum indipendentista lo scorso ottobre. Da tenere in considerazione anche il fatto che al momento otto deputati pro-indipendenza si trovano in prigione o, nel migliore dei casi, con un mandato di arresto pendente sul loro capo che puo’ in pratica escluderli dalla formazione del nuovo Parlamento catalano.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Messico, con o senza rinnovo del Nafta serve nuova agenda economica

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – Con o senza il nuovo Trattato di libero commercio dei paesi dell’America del nord (Nafta) il Messico dovra’ comunque pensare a una “nuova agenda di sviluppo”. Lo scrive la Commissione economica per l’America latina delle Nazioni Unite (Cepal), nel rapporto “Promuovendo il negoziato del Nafta” diffuso mercoledi’. Il Trattato, spiega Cepal, e’ uno strumento utile ma non fondamentale per migliorare le prospettive di crescita del Messico. Il paese nordamericano “ha necessita’ urgente di una nuova agenda di sviluppo basata sul rafforzamento del mercato interno per combattere la diseguaglianza, portare a compimento una trasformazione strutturale e una riforma fiscale”, si legge nel rapporto rilanciato dal quotidiano “El Financiero”. L’agenzia onusiana segnala inoltre che a causa della “visione trumpiana”, anche se approvato, l’accordo potrebbe comunque non favorire le prospettive di crescita del Messico. “Se lo spirito del nuovo negoziato e’ migliorare la concorrenzialita’ dell’intera regione, potrebbe essere uno strumento utile ma non fondamentale” per le sorti economiche di Messico e Stati Uniti, scrive Cepal pur riconoscendo al paese latino e al Canada un buon potenziale di negoziato: si tratta dei “due mercati piu’ grandi per le esportazioni degli Usa”, senza contare che “molti stati chiave nella vittoria del collegio elettorale di Trump hanno forti legami con il Messico, su esportazioni agricole o manifatturiere”, riassume “El Financiero”.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Energia Usa, confermato il completamento delle uniche due centrali nucleari in costruzione nel paese

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – Le autorita’ dello stato Usa della Georgia hanno confermato la decisione di proseguire con il completamento delle uniche due centrali nucleari attualmente in costruzione negli Stati Uniti, malgrado i ritardi e l’aumento senza controllo dei costi che hanno caratterizzato i progetti. I sostenitori dell’energia atomica – scrive il “New York Times” – hanno salutato con favore la decisione che viene a sostegno dell’industri nucleare. L’atomo fornisce un quinto dell’elettricita’ necessaria agli Stati Uniti, ma negli ultimi vent’anni e’ stata portata a termine una sola centrale nucleare, in parte per l’aumento dei costi dovuto alle misure di sicurezza, in parte per la concorrenza del gas e delle energie rinnovabili. “Dimostrare che siamo in grado di realizzare un nuovo impianto nucleare qui in America ci aiutera’ a riprendere la leadership in una tecnologia che noi abbiamo inventato”, ha detto Maria G. Korsnick, capo del Nuclear Energy Institute. Gli oppositori hanno detto che a pagare i costi dei ritardi e le indecisioni delle autorita’ energetiche della Georgia saranno alla fine i consumatori. Quando Georgia Power, l’ente che gestisce la realizzazione delle centrali, ebbe il via libera nel 2009, si stimava che i costi totali sarebbero stati di 14 miliardi di dollari, con l’inizio della produzione di elettricita’ nel 2016 e 2017. Ma le inattese difficolta’ realizzative e i problemi della societa’ incaricata della costruzione, Westinghouse, hanno gonfiato i costi e fatto accumulare ritardi. Oggi si stima che i due reattori non potranno essere operativi prima del 2012 e 2013, e che lo scontrino finale sara’ di almeno 23 miliardi di dollari.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Usa, visita a sorpresa del vicepresidente Pence alle truppe in Afghanistan

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – Il vicepresidente Usa Michael Pence e’ giunto in Afghanistan per una visita a sorpresa alle truppe schierate in un conflitto che dura ormai da 16 anni. Si tratta – sottolinea il quotidiano “Washington Post” – del primo viaggio di Pence in una zona di guerra da quando e’ in carica. Sempre “Washington Post ricorda come il capo della Casa Bianca, Donald Trump, abbia durante la campagna elettorale piu’ volte criticato l’impegno Usa in Afghanistan, chiedendo perche’ il paese dovesse essere ancora coinvolto in quel teatro, e perche’ dovesse spendervi tanti soldi. Lo scorso agosto, tuttavia, ha ammesso che “quando si e’ seduti nello Studio Ovale (l’ufficio del presidente, ndr) le decisioni da prendere vengono viste in modo molto diverso”. L’ex presidente Obama e’ stato in Afghanistan quattro volte, con la prima visita nell’aprile 2009. Il predecessore George W. Bush e’ stato due volte in Afghanistan e quattro volte in Iraq.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Gran Bretagna, le dimissioni di Damian Green sono un problema e un’opportunita’ per la premier Theresa May

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – Continuano ad alimentare il dibattito politico in Gran Bretagna le dimissioni del primo sottosegretario Damian Green, in pratica il vice primo ministro, caduto per un fumoso scandalo a sfondo sessuale avvenuto piu’ di dieci anni fa: per la premier Theresa May e’ un ulteriore problema che ne indebolisce il governo oppure una opportunita’ utile a rafforzarlo? Entrambe le cose secondo l’autorevole rubrica Bagehot del settimanale “The Economist”, che prende il nome dal famoso giornalista Walter Bagehot che nell’Ottocento ne fu direttore. La colonna ricorda come Green sia il terzo importante membro del governo a dare le dimissioni in meno di due mesi, dopo il ministro della Difesa Michael Fallon, travolto da uno scandalo di molestie sessuali, e dalla ministra per lo Sviluppo internazionale Priti Patel, che aveva tentato di stabilire autonome relazioni politiche con Israele. Ma il rapporto che la May aveva con Damian Green era assai particolare e profondo: i due si conoscono sin dai tempi dell’universita’ di Oxford e sono sinceramente amici aldila’ dei rispettivi ruoli politici; Green era il piu’ fidato collaboratore della May all’interno del Gabinetto, ne era il vero e proprio braccio destro, l’uomo incaricato di risolverle i problemi. Sara’ assai arduo rimpiazzarlo; e sara’ ancora piu’ difficile trovare un affidabile membro del Partito conservatore che sia filo-europeo come era Green, da mettere al suo posto per mantenere il delicato bilanciamento con gli esponenti piu’ euroscettici. secondo “The Economist” tuttavia le dimissioni dell’amico Green erano largamente attese da almeno un mese e pero’ sono arrivate in un momento di particolare forza della May, e cio’ le offre diverse opportunita’ per ridare slancio al proprio esecutivo: il settimanale si attende che il rimpasto ministeriale sara’ ridotto al minimo, ma suggerisce anche che la premier farebbe bene invece a spostare l’attuale ministro degli Esteri Boris Johnson in una posizione in cui la sua effervescente personalita’ rappresenterebbe un vantaggio piuttosto che una fonte continua di guai; magari insomma potrebbe nominarlo ministro al Business, finanza ed industria. Per rilucidare ancor di piu’ l’immagine e l’opera del suo governo, poi, secondo il settimanale la May dovrebbe sfruttare l’occasione per accelerare la promozione di alcuni esponenti in ascesa della nuova generazione di Tory, ringiovanendo il Partito conservatore e renderlo piu’ competitivo nella sua capacita’ di attrazione dei giovani elettori rispetto al Partito laborista di Jeremy Corbyn ed alla giovane leadership del Partito liberal-democratico.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Gran Bretagna, scoperta una spia russa al No. 10 di Downing Street

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – L’interprete che l’estate scorsa partecipo’ al vertice a Londra tra la premier britannica Theresa May e il primo ministro dell’Ucraina Volodymyr Groysman era in realta’ una spia russa: lo rivela oggi, venerdi’ 22 dicembre, il quotidiano inglese “The Times” riferendo che la spia e’ stata arrestata a Kiev nella notte tra mercoledi’ 20 e giovedi’ 21 dai servizi segreti ucraini. Si tratta, racconta il “Times”, del 39 enne Stanislav Yezhov, che nel luglio scorso era un importante collaboratore della delegazione ucraina in missione a Londra: secondo il protocollo ufficiale dell’incontro citato dal giornale, Yezhov era nell’ufficio del primo ministro al No.10 di Downing Street e addirittura fu presente al riservatissimo colloquio in cui la May e il suo ospite Groysman discussero importanti questioni di sicurezza al confine tra l’Ucraina e la Russia e la prosecuzione delle sanzioni occidentali decise dopo l’annessione russa della Crimea. Le foto ufficiali dell’epoca lo ritraggono anche agli incontri della delegazione ucraina con il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson. Ora il timore e’, scrive il quotidiano inglese, che la spia abbia trasmesso al Cremlino le sensibili informazioni raccolte in quegli incontri. Secondo il resoconto che ne fa il “Times” citando i servizi segreti ucraini, l’uomo era stato reclutato dai servizi segreti russi sin dai tempi in cui era un dipendente dell’ambasciata dell’Ucraina a Washington: un anno fa nella capitale statunitense fece da interprete anche nell’incontro tra il premier ucraino Volodymyr Groysman e l’allora vicepresidente Usa Joe Biden. Il capo del dipartimento di controspionaggio del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Sbu), Oleksiy Petrov, ne ha reso noto l’arresto ieri sera alla televisione del suo paese spiegando che l’uomo era sotto osservazione da mesi, mentre il premier ucraino Volodymyr Groysman ha svelato di essere da tempo a conoscenza dei sospetti nei confronti di Stanislav Yezhov e ha annunciato che egli sara’ processato per alto tradimento, un reato gravissimo in un paese che da diversi anni deve confrontarsi con la guerra civile alimentata dalla Russia nelle regioni orientali. A quanto pare, i servizi segreti britannici sarebbero stati avvertiti in anticipo dell’arresto della spia: la stessa premier Theresa May ieri nel corso della sua visita ufficiale in Polonia ha ammesso di essere stata messa a parte dei sospetti dei servizi ucraini nei confronti di Stanislav Yezhov. La storia della spia che non fara’ altro che rendere ancora piu’ gelida l’atmosfera dei colloqui che oggi venerdi’ 22 dicembre il ministro degli Esteri britannico avra’ a Mosca con il collega russo Sergei Lavrov: fonti diplomatiche hanno anticipato al “Times” che Boris Johnson dira’ che le relazioni tra Gran Bretagna e Russia “non possono essere normali se il Cremlino continua a tentare di destabilizzare i paesi europei, inclusa l’Ucraina”.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Medio oriente, presidente francese Macron riceve all’Eliseo il suo omologo palestinese Abbas

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron riceve oggi il suo omologo palestinese, Mahmoud Abbas. “Le Figaro” sottolinea che il leader mediorientale difendera’ la sua posizione dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha deciso di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. La visita si svolge all’indomani del voto alle Nazioni unite sulla risoluzione che condanna il gesto di Trump. “Questo segnale di isolamento incoraggia i palestinesi a raddoppiare gli sforzi e aumentare la pressione contro l’amministrazione di Trump” scrive il quotidiano. Dal canto suo, Macron ha espresso pieno disaccordo nei confronti della posizione statunitense. Approfittando della situazione, Abbas cerchera’ di convincere il presidente francese a spingersi oltre.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Francia, guerra di cifre tra l’Istituto nazionale statistiche e il ministero dell’Economia

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – L’istituto nazionale delle statistiche e degli studi economici francese (Insee) ha pubblicato ieri i dati relativi all’impatto che avranno le riforme intraprese dal governo sul potere d’acquisto delle famiglie nel 2018. I prelievi obbligatori aumenteranno di 4,5 miliardi di euro all’anno. Un dato in netto contrasto con quelli forniti dal governo, che evoca un abbassamento delle tasse. In particolare, il ministero dell’Economia ha annunciato che le misure riguardanti i prelievi obbligatori porteranno a un risparmio di 1,8 miliardi di euro nel 2018. “Le Figaro” spiega che i dati non corrispondono in quanto l’Insee e Bercy “non misurano la stessa cosa”. Mentre l’istituto vuole valutare “l’impatto delle scelte fiscali sul potere di acquisto dei francesi”, i ministero “calcola il costo delle azioni fiscali per il bilancio di Stato del 2018”.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Germania, quasi 2.000 aziende risparmiate dalla ripartizione dei costi per l’energia verde

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – L’anno prossimo l’economia tedesca sara’ sgravata dai contributi per le energie rinnovabili per diversi miliardi di euro. Sono 1.908 le imprese con almeno 2.421 dipendenti che sono in larga parte esentate dal pagamento di quell’addizionale da 6,8 centesimi per chilowattora prevista dalla legge sulle energie rinnovabili (Eeg). Il presidente dell’Ufficio federale dei certificati per il controllo delle esportazioni (Bafa), Andreas Obersteller, ha riferito alla “Frankfurter Allgemeine Zeitung” “che il regime di compensazione speciale contribuira’ anche quest’anno a stabilizzare la ripartizione per l’Eeg”. La procedura di esenzione e’ “in gran parte completata”. La maggior parte delle esenzioni sono state concesse a compagnie ferroviarie, cartiere, fonderie e produttori di materie plastiche. La maggior parte delle aziende agricole beneficiarie si trovano in Nord Reno-Vestfalia (723), Baviera (456), Baden-Wuerttemberg (331) e Bassa Sassonia (328). L’esenzione sino al 90 per cento concessa alle aziende del manifatturiero ad alta intensita’ energetica dovrebbe evitare svantaggi competitivi. Le esenzioni concesse proprio ai maggiori consumatori di energia alimentano pero’ continui dibattiti sull’equa distribuzione dei costi. L’amministratore delegato dell’Associazione federale dell’energia e della gestione delle acque, Stefan Kapferer, ha chiesto che il governo federale compensi tali squilibri. Tali costi aggiuntivi hanno reso l’elettricita’ piu’ costosa per ragioni politiche e ha reso difficile l’utilizzo per l’elettromobilita’ o il riscaldamento di edifici con pompe di calore. Secondo Kapferer, la quota delle energie rinnovabili nel mix energetico e’ aumentata di quattro punti, superando il 33 per cento, principalmente a causa delle buone condizioni del vento di quest’anno. Se questa tendenza dovesse continuare, l’elettricita’ verde costituirebbe la quota maggiore del mix energetico tedesco nel 2018, spodestando il carbone. La quota di carbon fossile e lignite nella produzione lorda di elettricita’ e’ scesa quest’anno di oltre tre punti, al 37 per cento, e mentre la proporzione di energia nucleare e’ calata come previsto all’11,6 per cento, la produzione di elettricita’ nelle centrali a gas e’ aumentata al 13,1.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Italia, una “spia” al ministero delle Finanze

22 dic 10:50 – (Agenzia Nova) – L’avvocato fiscalista di Bologna, Susanna Masi e’ stata consulente del ministero dell’Economia e delle finanze fino alle sue dimissioni, poche settimane fa. Per i suoi servizi dal 2012 ha ottenuto 75.561 euro all’anno: un buon compenso, ma nulla di eccezionale per uno specialista del settore italiano. Sembra pero’ che l’avvocato abbia trovato il modo di far fruttare ulteriormente la propria posizione. Ha infatti continuato a ricevere denaro dal suo vecchio datore di lavoro, Ernst & Young (EY), la grande rete internazionale di commercialisti e consulenti fiscali: almeno 220.000 euro, da quando ha intrapreso il ruolo di consulente del settore pubblico. Gli investigatori sono in possesso di bonifici bancari che lo dimostrano. Hanno anche raccolto molto materiale, fra cui i registri delle conversazioni telefoniche intercettate con il Senior partner di Ernst & Young Italia, Marco Ragusa, e 300 mail interne. La Masi aveva conservato la sua vecchia mail dell’azienda. Questo materiale, che ammonta a sei terabyte, come scrive il quotidiano “Corriere della Sera”, sembra indicare che la Masi abbia fornito a Ernst & Young informazioni riservate del ministero di Roma, e delle riunioni dei ministri delle Finanze europei. La stampa italiana scrive che la Masi ha viaggiato con il ministro delle Finanze italiano, Pier Carlo Padoan, per partecipare a riunioni a livello europeo. La Procura di Milano sta indagando. L’eurodeputato Verde Sven Giegold ritiene che le accuse siano pesanti. “L’Italia deve la trasparenza ai suoi partner europei”, afferma il parlamentare. Deve essere chiaro quali informazioni sono state trasmesse e da quali riunioni a Ernst & Young. “L’Italia ha frenato la tassa sulle transazioni finanziarie per anni e ora bisogna che chiarisca che cosa ha a che fare questo caso”, chiede Giegold. Il “Corriere della Sera”, che ha dato a questa storia il maggior spazio di tutti i giornali italiani, ha chiesto all’azienda perche’ l’ex dipendente ricevesse pagamenti quando stava gia’ lavorando per il ministero delle Finanze. Secondo Roberto Lazzarone, a capo di una consociata di Ernst & Young, “sarebbe potuta tornare da noi, quindi non ci siamo affrettati a rompere la relazione”.

© Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Exit mobile version