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Elezioni Basilicata, l’88,3% scappa dalla sanità lucana

La regione prima in Italia per la spesa “di trasferimento”. Ecco tutti i dati

L’Italia è una Repubblica fondata anche sulla mobilità sanitaria. Curarsi fuori dalla Regione di residenza è un trend in crescita che misura le disuguaglianze tra Nord e Sud. Nel 2022 il pendolarismo sanitario è costato alla Regioni 2,69 miliardi di euro. Una crescita del 9,1% rispetto al 2021 per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri. Per la specialista ambulatoriale la spesa a carico delle Regioni è di 636 milioni di euro nel 2022: l’incremento è stato del 6.89%. rispetto al 2021. Non è esclusa dal trend della mobilità sanitaria, la Basilicata governata dal forzista Vito Bardi che si prepara alle elezioni del 21 e del 22 aprile 2024. Il dato riguardante la Basilicata fa impressione: a scegliere di farsi curare in strutture non di prossimità, ossia quelle oltre una distanza di 100 chilometri dal comune di residenza del paziente è l’88,3% dei lucani, come mostra il grafico sopra. Vediamo ora nel dettaglio i dati del fenomeno.

Spesa pro capite, record negativo pari a quasi 240 euro

Intanto un record negativo. La Basilicata è la peggiore Regione d’Italia per spesa pro capite per cittadino residente rispetto alla mobilità passiva, cioè quanto spende ogni cittadino della regione per spostarsi. Nel caso della Basilicata si tratta di circa 240 euro (statistica della Fondazione Gimbe sui dati regionali): la più alta d’Italia. Un importo superiore rispetto ai cittadini calabresi che pagano poco più di 150 euro ad abitante. La spesa più bassa pro capite d’Italia è invece quella della Lombardia con meno di 50 euro per ogni abitante: significa che i lombardi si curano per lo più in Lombardia. 

Chi arriva e chi fugge: saldo negativo di 83.482.904 milioni di euro

Prima una spiegazione: ogni cittadino che si sposta dalla propria regione per farsi curare in un’altra costringe la Sanità della regione di provenienza a rimborsare la Sanità della regione di destinazione per le cure che quella persona ho ricevuto. Quindi c’è un “dare” e un “avere” all’interno delle varie sanità regionali. Vediamo come è messa la Basilicata.

Nel 2021, la Basilicata ha registrato una mobilità passiva (persone che vanno via) che è costata 128.350.178 milioni di euro. La mobilità attiva, cioè gli importi che la Basilicata ha incassato per coloro che sono venuti a curarsi nella loro regione, sono pari a 44.867.274 euro. Il saldo negativo è quindi di 83.482.904 milioni di euro. Un ammanco classificato come moderato insieme a quello di Umbria (-€ 31,2 milioni), Marche (-€ 38,5 milioni), Sardegna (-€ 64,7 milioni), Liguria (-€ 69,5 milioni). Peggio dei lucani fanno solo Abruzzo (-€ 108,1 milioni), Puglia (-€ 131,4 milioni), Lazio (-€ 139,7 milioni), Sicilia (-€ 177,4 milioni), Campania (-€ 220,9 milioni), Calabria (-€ 252,4). La Basilicata è solo 17esimo posto per indice di attrattività rispetto ai propri servizi sanitari, ed è 14esima per indice di fuga. Le Regioni più attrattive sono invece Lombardia, seguite da Emilia-Romagna e Veneto. 

Migranti sanitari lucani: 69,6% si sposta per ricoveri e day hospital

Complessivamente, oltre i due terzi (69,6%) del valore totale della mobilità sanitaria riguardano i ricoveri ordinari e in day hospital e il 16,5% le prestazioni di specialistica ambulatoriale. Il 9,4% si sposta per la somministrazione diretta di farmaci, il 2,1% per motivazioni legate alla farmaceutica, l’1,2% per trasporti con elisoccorso ed ambulanza, lo 0,8% per ragioni legate alla medicina generale e lo 0,5% per cure termali. 

Ma dove emigrano i lucani? Mentre a livello generale le tre principali regioni attrattive sono in ordine Lombardia, Veneto, Toscana, i pazienti lucani nel 2022 sono andati a curarsi soprattutto in Campania, Calabria e Puglia. Nel 2023, il 64,1% dei casi i pazienti sono emigrati fuori Regione per effettuare analisi di laboratorio. Il costo maggiore è stato rappresentato dalla fuga per servizi terapeutici che ha assorbito il 34,2% dei costi del totale.

Le figure coinvolte oltre i pazienti sono 650mila

Il numero di pazienti e familiari e caregiver coinvolti nel trend sono 1 milione e 400mila di cui 750mila pazienti e 650mila accompagnatori. In secondo luogo, i costi sostenuti per gli spostamenti, nel 43% dei casi, ammontano tra 200 e 1.000 euro e nel 21% dei casi fra 1.000 e 5.000 euro. Su circa 1.300 pazienti oncologici, il 45,1% sostiene spese per mezzi di trasporto (in media 359 euro l’anno) e il 26,7% per l’alloggio lontano dalla propria residenza (in media 227 euro l’anno)12. Infine, occorre considerare i costi indiretti, quali assenze dal lavoro di familiari e permessi retribuiti e i costi intangibili che conseguono alla non esigibilità di un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione.

I dati si riferiscono al 2021-2023
Fonte: Agenas, Fondazione Gimbe. 

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