Sappiamo benissimo che l’unica strada per tentare di uscire dalla crisi ambientale in cui siamo precipitati è quella del riuso e del riciclo di quelli che definiamo in maniera avventata “rifiuti”. Nel caso dei rifiuti elettronici si può fare molto, perché gran parte di ciò che buttiamo ha ancora un elevato valore economico.
Il problema è che, nonostante questa presa di coscienza collettiva, a livello mondiale il volume di rifiuti elettrici/elettronici (eWaste) sta aumentando senza sosta e nel 2019 ne sono state create 53,6 milioni di tonnellate, il 21% in più rispetto all’anno prima.
Global E-Waste Monitor, il riciclo mancato
Il risultato finale, al momento, è che solamente il 17% scarso di questi rifiuti elettronici è finito nel processo di riciclo/riuso, meno di un quinto del totale della e-spazzatura.
Forse il dato più critico del nuovo Rapporto “The Global E-Waste Monitor 2020” è proprio questo: “Se non correggiamo la rotta, promuovendo una produzione, un consumo e uno smaltimento globali più intelligenti e sostenibili, delle apparecchiature elettroniche ed elettriche, non centreremo gli obiettivi di Sviluppo sostenibili fissati dall’Agenda 2030”, ha dichiarato David M. Malone, Rettore della United Nations University (UNU) e vice segretario generale delle Nazioni Unite.
Ancora oggi, “vengono generati molti più rifiuti elettronici di quanti ne vengano riciclati in modo sicuro nella maggior parte del mondo”, ha affermato Nikhil Seth, Direttore United Nations Institute for Training and Research.
Il Rapporto, inoltre, ci permette di evidenziare ancora una volta di più il problema urgente della gestione dei rifiuti elettronici, soprattutto in un mondo sempre più digitale e connesso: “in quanto il modo in cui produciamo, consumiamo e smaltiamo dispositivi elettronici è diventato ormai insostenibile”, ha commentato Doreen Bogdan-Martin, Direttore Telecommunication Development Bureau dell’ITU.
“Il monitoraggio dei flussi di rifiuti elettronici è importante perchè contribuirà al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e al monitoraggio dell’attuazione dell’agenda ITU Connect 2030”, ha aggiunto Bodgan-Martin.
Rifiuti elettronici e CO2
Dall’elettrospazzatura bisogna guardarsi anche per le emissioni di CO2 rilasciate in atmosfera. A causa della gestione sbagliata, se non criminale, di questi rifiuti (come pc, frigoriferi, smartphone, condizionatori d’aria), sono state rilasciate 98 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nel 2019.
Ogni essere umano al mondo, bambini compresi, è responsabile ormai di questa situazione, con una media di 7,3 kg di rifiuti elettrici/elettronici pro-capite.
L’Europa è al primo posto con una fetta di elettrospazzatura pro-capite di 16,2 kg, al secondo posto si piazza l’Oceania, con 16,1 kg, seguita dalle Americhe, con 13,3 kg, e dall’Asia, con 5,6 kg.