In questi giorni miti di febbraio, nel bel mezzo di un inverno che in Europa e in Italia non è mai arrivato, abbiamo segnato un record poco invidiabile, in termini di emissioni a livello mondiale, con lo sfondamento del tetto delle 416 parti per milione di CO2 (diossido di carbonio).
Un dato che non deve più solamente allarmarci, ma farci tremare i polsi, vista la stretta correlazione che esiste tra aumento delle concentrazioni di CO2 e surriscaldamento globale. Le Nazioni Unite l’anno capito fin da subito e hanno suggerito agli Stati membri diverse possibili strade da percorrere per ridurre l’impatto ambientale delle nostre società, anche attraverso l’impiego di tecnologie avanzate, come quelle offerte dalla trasformazione digitale.
Un esempio ne è l’Agenda 2030, con diversi obiettivi (“Goal”), alcuni dei quali basati proprio sulla lotta all’inquinamento (“Goal 6”), sul contrasto ai cambiamenti climatici e il global warming (“Goal 13”) e sull’accesso delle persone all’energia elettrica e all’energia pulita (“Goal 7”).
Lo studio
Un nuovo Report pubblicato dalla società di ricerca BloombergNEF, in collaborazione con Eaton e Statkraft, è dedicato proprio all’elettrificazione dei trasporti, degli edifici e dell’industria, che in Europa potrebbe ridurre del 60% le emissioni di gas serra tra il 2020 e il 2050.
Il documento, intitolato “Sector coupling in europe: powering decarbonization”, delinea un percorso di elettrificazione (sector coupling) che tenga in considerazione le politiche attuali dei Paesi presi in esame, “che potrebbe dare un enorme contributo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dai governi sfruttando la transizione verso un sistema a basse emissioni di carbonio, già in corso nel settore della produzione di energia”.
Si parla di cambiamenti “diretti” e “indiretti”: “Quelli “diretti” implicherebbero una proliferazione quanto più possibile capillare di veicoli elettrici nel settore dei trasporti e l’ampia diffusione di sistemi di riscaldamento elettrici, come le pompe di calore negli edifici e in alcuni ambiti industriali”.
“I cambiamenti “indiretti”, invece – si legge nella nota diffusa da BloombergNEF – comporterebbero un passaggio all’“idrogeno verde” – prodotto dall’elettrolisi utilizzando elettricità rinnovabile – come combustibile per riscaldare gli edifici e applicato al maggior numero possibile di processi industriali, che altrimenti utilizzerebbero combustibili fossili”.
Fonti rinnovabili e sfide da affrontare
Ovviamente, i ricercatori hanno riconosciuto che la totale decarbonizzazione della nostra economica è un obiettivo molto lontano da raggiungere nel tempo, ma “entro il 2050 il sistema energetico potrebbe necessitare del 75% di capacità di generazione energetica in più rispetto a quanto sarebbe necessario senza il sector coupling, indirizzata principalmente da impianti eolici e solari a basso costo”.
Certo ci sono dei limiti e delle barriere ancora piuttosto consistenti: “Sarà cruciale che i governi e le autorità di regolamentazione adottino un modello di mercato dell’elettricità che consenta agli sviluppatori di progetti eolici e solari e a coloro che pianificano impianti di accumulo di batterie o servizi di gestione della domanda, di anticipare il livello di rendimenti per giustificare il loro investimento”, ha spiegato Victoria Cuming, head of global policy analysis di BNEF.
“Il report conferma ciò che l’elettrificazione significa per la decarbonizzazione della società e il ruolo senza pari che le energie rinnovabili ricopriranno negli anni a venire. In futuro, le energie rinnovabili non possono far parte della soluzione. Devono essere la soluzione”, ha invece precisato Henrik Sætness, SVP corporate strategy and analysis di Statkraft.
Emissioni
Il sistema elettrico, infine, dovrebbe essere più flessibile a causa dei diversi modelli di consumo energetico di riscaldamento e trasporto. Nel percorso evidenziato nel report, le emissioni totali prodotte dal settore energetico, dei trasporti, dell’edilizia e dell’industria dovrebbero diminuire del 68% tra il 2020 e il 2050. Un lasso di tempo lunghissimo di 30 anni che, stando alle aspettative degli studiosi, dovrebbe condurci ad una riduzione del 60% di gas serra, se si considerano solo i trasporti, gli edifici e l’industria.
Di domande da porsi, però, ce ne sono ancora molte, tra cui: basteranno le fonti energetiche rinnovabili a soddisfare una domande di energia elettrica crescente nei prossimi decenni?
L’energia ha anche un alto valore sociale, oltre che economico: l’accesso all’energia pulita sarà universale? In che modo promuovere inclusione e lotta alle disuguaglianze?