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eJournalism: segnaletica anti-jihadista, efficace o completamente inutile?

Cambiamento improvviso delle abitudini alimentari; allontanamento dai vecchi amici; messa al bando della musica. Sono alcuni dei comportamenti segnalati dal governo francese in un pannello che col linguaggio normalizzatore della segnaletica avverte i cittadini sui presunti meccanismi che segnerebbero il processo di radicalizzazione islamista.

Un ulteriore passo – che sta scatenando molte polemiche – del clima di panico securitario seguito agli attentati di Parigi.

Il manifesto – racconta André Gunthert su Image Sociale – si aggiunge a un video indirizzato ai giovani che il governo ha realizzato nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione contro la radicalizzazione jihadista.

Come un pannello visuale degli oggetti che è proibito portare a bordo di un aereo – commenta Gunthert -, alcuni comportamenti vengono trasformati in pittogrammi che oppongono un comportamento ‘’normale’’ (mangiare una baguette, ascoltare musica, guardare la tv, andare in piscina, indossare degli abiti sexy…) a una condotta deviante.

Istituendo una sorta di polizia dei comportamenti (già delineata con la legge sul velo), questa tabella suggerisce, col suo stile grafico, la generalizzazione di una radicalizzazione che nella realtà non riguarda più di qualche decina di individui. In altri termini, si vede qui una istanza governativa che si inscrive nel risveglio di una visione estremista e che alimenta i fantasmi del cosiddetto ‘’nemico interno’’ o dello ‘’scontro di civiltà’’ che illustrano le copertine delle riviste della destra radicale.

Dei consigli così generici possono mai avere una qualche efficacia in materia di terrorismo? E’ assai difficile.

Al contrario essi instilleranno il sospetto su dei gruppi o dei comportamenti che non presentano alcuna forma di pericolosità.

In sostanza – suggerisce Olivier Beuvelet su Veraicona.hypotheses.org – rispondono a una istanza di esteriorizzazione del “nemico interno”.

In questa ricerca per identificare, isolare ed esteriorizzare il nemico interno, le autorità nazionali, prese dal panico e sottomesse alle loro pulsioni di controllo abitualmente represse, hanno manifestato a loro volta una radicalizzazione molto inquietante – segnala Beuvelet -. Fra l’arsenale assurdo sviluppato per trattare il problema della vocazione jihadista (non si tratta qui di negarla, ma, al contrario, di concepirla per quello che essa realmente è, e cioè il frutto di una storia sociale e individuale), il governo ha diffuso sul sito “Stop-Djihadisme” una tabella segnaletica che dovrebbe permettere di scoprire un eventuale futuro jihadista nel proprio ambiente e di metterlo al più presto sotto la protezione della polizia (…) segnalandolo.

A vedere il numero di segnalazioni abusive e deliranti registrate nelle scuole francesi e relative a ‘’incidenti’’ avvenuti in occasione della proclamazione di un minuto di silenzio per ricordare le vittime degli attentati – aggiunge -, si può prevedere da ora ai prossimi mesi un’ondata di delazioni deliranti.

Ma quello che mi sembra più grave nella elaborazione di questa segnaletica – osserva il ricercatore – è la violenza simbolica con cui essa instilla l’idea di sorveglianza reciproca e di delazione ‘’preventiva’’ nelle relazioni umane e in particolare in quelle interfamiliari, oltre al modo con cui affronta da un punto di vista comportamentalista un problema che è prima di tutto culturale e psicologico. E, infine, è il modo con cui essa svela lo sguardo dominatore che il governo francese indirizza, attraverso questo gesto ‘’antiterrorista’’, a coloro ai quali si rivolge.

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