Il caso

eJournalism. Radio Bullets: la web radio italiana con freelance da tutto il mondo

di Redazione Lsdi.it |

Più di 20 giornalisti sparsi nel mondo per raccontare l’estero come farebbero gli inviati.

eJournalism è una rubrica settimanale promossa da Key4bizLSDI (Libertà di stampa, diritto all’informazione). Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Radio Bullets è una webradio che trasmette rassegne di notizie raccolte attraverso le testate internazionali e le ripropone in un notiziario in podcast quotidiano e in una serie di altre rubriche. La redazione è costituita in maggioranza da giornalisti freelance con base nel nostro paese, alcuni di loro si trovano in altre città del resto del mondo, ma nel gruppo di lavoro ci sono anche professionisti di altri settori che danno il loro contributo. L’obiettivo è raccontare il mondo. Anche dall’Italia.  Nel core business di Radio Bullets c’è il << succo >> di uno dei cambiamenti più problematici del giornalismo attuale. Il giornalismo sul campo, quello degli inviati, quello dalle zone più disagiate del pianeta, non è più il centro dell’attività d’informazione ma è diventato, ad ogni livello, un giornalismo povero, un giornalismo non supportato anche le grandi testate, che spessissimo rinunciano all’inviato e si appoggiano alla rete.

L’obiettivo di Radio Bullets è raccontare gli esteri alla vecchia maniera, sul luogo, dalla zona dei fatti: utilizzando le tecnologie e le narrazioni digitali. Un’esperienza in totale controtendenza, soprattutto in Italia, dove gli esteri, per la maggior parte delle testate italiane, sono considerati di scarso interesse anche perché, come abbiamo già annunciato, al giorno d’oggi non ci sono soldi per gli inviati.

Da qualche settimana abbiamo messo sulla homepage di Lsdi un link a Radio Bullets, perché siamo lieti di collaborare con loro, perché vorremmo che il nostro sito fosse d’aiuto per ogni esperimento giornalistico all’avanguardia che nasce nel nostro Paese, e perché siamo orgogliosi di dare spazio ad un ottimo esempio di giornalismo praticato.

Avevamo raccontato il loro “debutto” sul digitale ora vogliamo sottolineare quanto sia importante fare ricerca nel mondo del giornalismo, quanto questo tipo di ricerca latiti nel nostro Paese e quanto sia urgente tornare a farla.

Radio bullets a nostro avviso coniuga bene la tecnologia digitale con il giornalismo praticato fornendo attraverso un mezzo come la webradio, grazie al digitale, notizie che i media mainstream faticano a mettere a fuoco e valorizza il lavoro sul campo dei giornalisti, merce sempre più rara in epoca di crisi e di mancanza di risorse.

Radio Bullets non è solo un notiziario, è un gruppo numeroso di giornalisti, più di 20, che curano diverse rubriche, ognuna prodotta e ideata in proprio e pubblicata sul sito della radio.

Barbara Schiavulli e Alessia Cerantola le ideatrici del progetto, le conosciamo. Chi sono i collaboratori? “Tutti pazzi visionari che credono in questa idea e che proseguono come noi perché vogliono”, ci ha detto sorridendo Alessia Cerantola.

Proviamo a raccontare questa esperienza giornalistica innovativa proprio grazie alle dichiarazioni di alcuni dei collaboratori di Radio Bullets:

Gaia Manco:

Ho scoperto Radio Bullets su Spreaker nella primavera del 2015, perché stavo lanciando il mio podcast Accidentally in Joburg e volevo confrontarmi con altri progetti italiani. Ho sentito subito affinità con l’idea e con le storie professionali di Barbara e Alessia. E poi mancava ancora una voce africana! Io dall’anno scorso vivo a Johannesburg. Le ho contattate e ho cominciato a produrre Yebo! con le notizie dal Sud dell’Africa. Il mio primo report fu su Mmusi Maimane, l’astro nascente della politica sudafricana. Mi piace raccontare storie che altrimenti non arriverebbero in Italia e che invece sono cruciali per capire il mondo. Senza servizi come BBC World o RFI, il pubblico italiano manca di notizie originali dall’estero. La sfida è stata rivolgermi ad un pubblico italiano. Vivo all’estero da poco più di dieci anni. Posso dire che Radio Bullets è un progetto unico in Italia? Alcuni mi hanno detto: “Bello, è l’Internazionale della radio!” Radio Bullets è di più, molti di noi sono davvero nei luoghi da cui trasmettono o li conoscono profondamente. Inoltre produciamo contenuti originali. E poi il suono di avvicina di più alle storie.

Leila Ben Salah:

La mia voce è quella del Mediterraneo, quella di tanti attivisti nordafricani che lottano per la libertà, ma di cui l’Occidente non sa praticamente nulla. Sono Leila Ben Salah e per Radio Bullets curo la rubrica “I gelsomini del Maghreb” e il notiziario dedicato al Mediterraneo Med News. Ho conosciuto il progetto di Barbara Schiavulli e Alessia Cerantola al festival del giornalismo di Perugia e me ne sono subito innamorata. Volevo far conoscere al mondo quello che succede sull’altra sponda del nostro mare. Lo faccio tutti i giorni con passione e spero che questo piccolo contributo aiuti l’Occidente ad aprire gli occhi sull’Islam e sul mondo arabo.

Edoardo Angione:

Ho iniziato a collaborare con Radio Bullets nel febbraio del 2015, semplicemente contattando Alessia su suggerimento di una cara amica comune. Frequentavo un Master in comunicazione storica e volevo entrare nel campo della divulgazione. Ho individuato in Radio Bullets un canale ideale per dare spazio alla storia, troppo spesso divulgata attraverso format antiquati, rivolti ad un target limitato.

Sono tra le altre cose uno storico accademico di formazione, attualmente impegnato in un dottorato presso l’università di Roma Tre. Per me la divulgazione scientifica, e quindi anche storica, deve necessariamente passare per canali innovativi. La mia rubrica, “Un caffè con lo storico”, è un esperimento e una scommessa: ogni settimana, sfruttando l’intimità e lo stile diretto del podcast, agli antipodi dall’articolo scientifico, propongo un piccolo tema di riflessione e approfondimento di 5 minuti, basato su ricerche accademiche. Spero di suscitare almeno un po’ di interesse nella storia come scienza, affrontando temi singolari, curiosi, generalmente poco battuti e talvolta addirittura divertenti.

Stefania Cingia:

In realtà nella vita, per mantenermi, faccio altro: lavoro come operatrice legale per il progetto di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale per Caritas. Una parte del mio lavoro consiste nel raccogliere le storie di vita dei richiedenti asilo. In pratica, ho il privilegio di intervistare ogni giorno i ragazzi che hanno passato settimane a viaggiare dal Sahara al Mediterraneo a qui. Storie che non si leggono sui giornali.

Ho cominciato ad appassionarmi anche al giornalismo radiofonico, e ho scoperto quanto sia stimolante per me lavorare in radio.

Il progetto è cento per cento condiviso (non sarei qui a scrivere questo altrimenti), le persone che compongono Radio Bullets sono quanto di più simili al mio ideale di giornalista. Loro per me sono un modello. Un modello, finalmente, che sono felice e orgogliosa di seguire!

Giulia Sabella:

La prima volta che ho sentito parlare di Radio Bullets è stato nel dicembre 2014. Ero alla cerimonia del premio Argil e tra i vincitori c’era anche Barbara Schiavulli. Quando è salita sul palco ha iniziato a raccontare della web radio che aveva appena fondato con lo scopo di diffondere i fatti e le notizie dal mondo che spesso non trovano spazio su giornali e media mainstream.

L’idea mi ha colpito molto. Nel 2010 mi sono laureata in Storia con una tesi sul Kurdistan turco e so molto bene quanto sia difficile in Italia trovare informazioni su argomenti definiti “di nicchia”. Qualche tempo dopo, a febbraio, sono entrata nella squadra di Radio Bullets e da allora gestisco la rubrica Oltre il Bosforo dedicata proprio alla Turchia e al Kurdistan.

Questo progetto ha risposto a due necessità: da un lato ci sono giornalisti ed esperti di vari settori che trovano uno spazio per raccontare tutti quei fatti che normalmente non riescono a trovare spazio sui media mainstream del Belpaese. Dall’altro ci sono gli ascoltatori che possono accedere a un’informazione diversa.

Quello che fa Radio Bullets non è solo nuovo ma è anche importante, perché permette a coloro che la seguono di avere una consapevolezza maggiore di quello che accade nel mondo e delle ricadute che questi fatti hanno sulla vita di noi tutti.

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