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eIDAS, Germania apripista per l’uso dell’identità digitale in tutta l’Ue. Altri Stati al palo

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La Germania è il primo Paese dell’Ue a completare l’iter per consentire ai cittadini di utilizzare l’identità elettronica (eID) per accedere ai servizi online e ai bandi nel resto dell’Unione. Gli altri Paesi membri restano al palo, in Italia lo Spid è a quota 1,6 milioni rispetto all’obiettivo del Governo di 10 milioni entro il 2017.


Consentire ai cittadini e alle aziende di utilizzare le identità digitali, riconosciute a livello nazionale, anche negli altri Paesi della Ue per accedere a servizi online della Pubblica amministrazione e per partecipare ai bandi. Tutto questo è possibile attraverso l’identificazione e autenticazione elettronica di tutti i cittadini europei (persone fisiche) e delle imprese (persone giuridiche, per le quali c’è il cosiddetto sigillo digitale). La Germania da oggi è pronta, gli altri Stati membri restano al palo.

La Commissione europea ha fatto sapere che Berlino ha completato l’ultimo passaggio per consentire ai suoi cittadini e imprese di usare l’identità elettronica anche nel resto dell’Unione. La Germania non ha fatto altro che adeguarsi al regolamento europeo su identità digitale, firma elettronica e posta certificata (910/2014/UE), più noto come eIDAS (electronic IDentification and Authentication Services), entrato in vigore il primo luglio 2016. L’eIDAS costituisce uno dei tasselli normativi principali per il mercato unico digitale, rappresentando un importante elemento facilitatore tra privati, aziende e Pubblica Amministrazione, equiparando di fatto il valore legale di alcune operazioni elettroniche in tutta Europa.

La Commissione Ue nel salutare positivamente l’iter concluso dai tedeschi ha anche sollecitato gli altri Stati ad allinearsi all’eIDAS, perché quando sarà pienamente operativo in tutta l’Unione, i cittadini e le imprese dell’UE avranno la possibilità di utilizzare l’eID per accedere ai servizi pubblici online in altri Stati membri, che sono liberi di decidere se rilasciare o meno le identità digitali, ma tutti devono riconoscere l’eID di altri Stati membri che sono già state erogate.

Gli obiettivi dell’eIDAS

  • Consentire a persone fisiche e giuridiche (ad esempio le aziende) di utilizzare le identità digitali riconosciute a livello nazionale anche negli altri paesi della Ue per accedere a servizi di eGov.
  • Creare un mercato unico europeo dei servizi fiduciari, assicurando che questi servizi funzionino anche all’estero e abbiano così gli stessi effetti legali dei vecchi documenti cartacei.
  • La certezza legale rappresenta un prerequisito importante per aziende e cittadini prima di poter interagire in digitale.
  • Istituisce, secondo l’Agid, un quadro giuridico per le firme elettroniche, i sigilli elettronici, le validazioni temporali elettroniche, i documenti elettronici, i servizi elettronici di recapito certificato e i servizi relativi ai certificati di autenticazione di siti w
  • Rispetto ai sistemi di identificazione elettronica, il regolamento prevede che ciascuno Stato membro possa notificare i sistemi di identificazione elettronica forniti ai cittadini e alle aziende ai fini del mutuo riconoscimento.
  • In quest’ottica, particolare rilevanza assume anche la piena interoperabilità a livello comunitario di particolari tipologie di firme elettroniche e dei sistemi di validazione temporale note in Italia rispettivamente come firma digitale e marca temporale.
  • Si sottolinea l’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni sancito dal Regolamento con l’articolo 25 il cui comma 3 prescrive: una firma elettronica qualificata basata su un certificato qualificato rilasciato in uno Stato membro è riconosciuta quale firma elettronica qualificata in tutti gli altri Stati membri.

E in Italia a che punto siamo?

Se un cittadino tedesco volesse utilizzare la sua identità digitale per accedere al sito dell’Inps o a un altro servizio della pubblica amministrazione in Italia non può farlo. Il nostro Paese ancora non si è adeguato al regolamento europeo su firma elettronica, posta certificata e identità digitale. A proposito dell’identità digitale nazionale, il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), al 19 settembre 2017 ne sono state erogate solo 1,6 milioni rispetto all’obiettivo del Governo di 10 milioni di identità digitali entro il 2017. E se lo SPID non fosse stato legato al Bonus cultura e alla Carta del docente la quota d’identità digitali sarebbe stata ancora più bassa. Questo significa che all’Italia serviranno ancora molti anni per consentire ai suoi cittadini e imprese di usare lo SPID anche negli altri Stati dell’Ue. La Germania, invece, ha già fatto il suo lavoro.

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