Il dossier Ei Towers-RaiWay passa nelle mani dell’Antitrust. La società delle torri controllata al 40% da Mediaset ha inviato all’Autorità i chiarimenti richiesti sull’Opas da 1,22 miliardi di euro per il 66,7% di RaiWay.
L’Agcm aveva chiesto maggiori informazioni, ritenendo quelle a disposizione ‘gravemente incomplete’.
L’Antitrust valuterà adesso se è il caso di aprire un’istruttoria sulla concentrazione con RaiWay, la cui durata massima sarà di 45 giorni, prorogabile per non più di 30 giorni.
Tra giovedì e venerdì, l’Authority dovrebbe eventualmente comunicare l’avvio di un’istruttoria, qualora ritenesse la concentrazione in grado di mettere a rischio la concorrenza.
E mentre la Procura di Roma indaga per sospetto insider trading e anche la Consob ha acceso un faro sull’operazione, continua a prendere quota l’ipotesi del polo unico delle torri.
Ulteriori informazioni sulla scalata del Biscione, che ha tuttavia aperto alla possibilità di rivedere l’offerta – visto anche che il Governo resta determinato a non modificare il limite del 51% che deve restare in mano alla Rai, come ha confermato oggi in audizione al Senato il Sottosegretario Giacomelli -, potrebbero arrivare nei prossimi giorni.
Il 27 marzo è stata, infatti, fissata l’assemblea straordinaria per l’aumento di capitale che dovrà contribuire al pagamento del corrispettivo. E sono stati pubblicati i documenti di preparazione all’assise dei soci, dai quali si evince che, per arrivare a determinare l’architettura alla base dell’Opas, il Cda ha esaminato nel dettaglio anche talune informazioni economico-finanziarie sul settore in cui opera la controllata Mediaset e su alcune omologhe. E ha altresì confrontato i termini dell’operazione con quelli di altre offerte sul mercato.
Un percorso su cui la società, stando alle informazioni riportate dalla agenzie di stampa, ha acquisito sia l’avallo di Deloitte che il parere dell’esperto indipendente Mauro Bini dell’università Bocconi, chiamato a formulare la stima del valore del 100% delle azioni di RaiWay (1,233 miliardi, cioè 4,53 euro per azione) “pressoché coincidente – conclude il professore nella sua corposa relazione – con il prezzo riconosciuto in sede di Opas (1,225 miliardi)”.
Intanto ieri all’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella sono arrivati, assieme ai dati sul mercato delle torri, anche quelli relativi agli effetti della concentrazione sui mercati ‘a valle’ della trasmissione radiotelevisiva e della pubblicità, impattati dal matrimonio tra le due aziende.
Pare anche che a Ei Towers siano stati chiesti chiarimenti sul futuro delle frequenze Rai, in pancia a RaiWay, e sulla possibilità di rivedere l’offerta, puntando a una quota più piccola.
Ipotesi considerata da Ei Towers purché, come ha precisato la stessa azienda, restino invariati “la valenza industriale e i ritorni finanziari dal progetto”.
Cosa farà l’Antitrust?
Il precedere al quale far riferimento resta al momento l’acquisizione di Dmt da parte di Elettronica Industriale (Mediaset), da cui è nata Ei Towers.
In quell’occasione l’Antitrust autorizzò la concentrazione subordinandola all’adozione di “incisive misure” pro-concorrenziali e in particolare “a vincoli stringenti in grado di garantire” a tutti gli operatori di settore “l’accesso alle infrastrutture della nuova società a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie” così da salvaguardare “efficacemente” la concorrenza anche “nei mercati a valle“, sia dei servizi di diffusione televisiva che di raccolta pubblicitaria.
Antonello Giacomelli: ‘Scorretto parlare con iter in corso’
Finché il dossier RaiWay “è in corso, sarebbe scorretto andare oltre con le dichiarazioni“. Lo ha dichiarato il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, in audizione in Commissione Industria del Senato, precisando”Io non sono spaventato dall’operatore unico nazionale”. Giacomelli ha quindi ricordato che la Rai non può andare sotto il 51%. Il Sottosegretario ha inoltre evidenziato “la dimensione delle infrastrutture internazionali”, ricordando come in Francia e Spagna ci sia “un sistema di reti diverso da noi” e come in Gran Bretagna sia “capillare lo sviluppo via cavo”.