Adottato il testo base sulle case green, ora il voto dell’Europarlamento a marzo
La Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha raggiunto un accordo sulla proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (Energy Performance of Building Directive, o EPBD). Sempre più vicini alle case green europee.
Secondo quanto riportato da Energia Italia News, nel testo adottato si specifica che tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero dal 2028, mentre i nuovi edifici pubblici dal 2026 (la Commissione ha proposto rispettivamente il 2030 e il 2027).
Gli edifici residenziali (quindi quelli abitati) dovrebbero raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto F ed E).
Tutti i nuovi edifici dovrebbero essere dotati di impianti solari entro il 2028, mentre gli edifici residenziali in fase di ristrutturazione hanno tempo fino al 2032 per conformarsi alla legge.
Il disegno di legge sarà poi sottoposto al voto dell’Europarlamento durante la sessione plenaria del 13-16 marzo. Successivamente partirà il Trilogo, il negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio.
Le deroghe previste e il caso Italia
Sono previste delle eccezioni che, secondo il Sole 24 Ore, in Italia potranno essere applicate fino a un massimo del 22% degli immobili (in Italia, sono 2,6 milioni di fabbricati residenziali) e che non potranno andare oltre la scadenza del 1° gennaio del 2037.
Non solo, sono previste deroghe rilevanti anche per case di vacanza, palazzi storici protetti, chiese e abitazioni indipendenti di meno di 50 metri quadrati.
Come illustrato nel testo concordato in Commissione, ulteriori deroghe sono previste in caso di costi eccessivi delle materie prime, di impossibilità tecnica di realizzare gli interventi e penuria di manodopera qualificata.
Possibili eccezioni anche nel caso dell’edilizia sociale o pubblica, in cui i lavori di ristrutturazione da eseguire per conformarsi alla legge porterebbero ad aumenti degli affitti, al punto che non poi non potranno essere compensati risparmiando sulle bollette energetiche.
Su questo dovrà lavorare il Governo italiano, che si è sempre detto contrario a tempi troppo stretti e obiettivi fuori misura, pur sapendo che nel nostro Paese bisognerebbe intervenire in due case su tre per migliorare i livelli generali di efficienza energetica.
Pichetto Fratin: “Serve valutazione più graduale. Partita tra Stati”
“La realtà italiana sulle abitazioni ha caratteristiche che la differenziano da altri. Per esempio sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Noi pensiamo che la differenziazione tra Paese e Paese debba portare a una valutazione più graduale”, ha spiegato il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo a Radio Anch’io, trasmissione di Rai Radio1, sulla direttiva riguardante l’efficienza energetica degli edifici all’attenzione del Parlamento europeo.
“La direttiva – ha ricordato il Ministro – non andava bene all’origine, c’è stata una lunga trattativa che ha portato a una serie di raccomandazioni. Noi per primi ci rendiamo conto della necessità di fare in modo che gli italiani abbiano una classe energetica migliore nelle loro abitazioni, con costi minori del riscaldamento. In ogni caso si prevedono step di controllo e non un bazooka per sanzioni”.
“Vediamo come va in Parlamento europeo, poi ci sarà il Trilogo e si riaprirà una trattativa in cui il ruolo dei singoli Paesi ritorna molto forte. E’ una partita di equilibrio tra Stati”, ha detto il ministro italiano.
Stop alle emissioni inquinanti
Proposto anche il divieto di impiego di combustibili fossili per il riscaldamento dei nuovi edifici entro il 2035 (a meno che la Commissione non sposti questa data al 2040).
Una decisione che è conforme agli obiettivi green che si è data l’Europa. Ad oggi, secondo Bruxelles, il 40% dei consumi energetici e il 36% delle emissioni di gas serra sono dovuti al settore dell’edilizia residenziale e pubblica.
Nelle intenzioni degli eurodeputati, la direttiva sarà fondamentale per abbattere le emissioni inquinanti, per consumare meno, per contrastare la povertà energetica (ma qui serviranno anche sostegni e misure finanziarie a livello nazionale, tipo un nuovo e più consistente Superbonus o Ecobonus) e per migliorare la qualità della vita (e della salute) dei cittadini.
Le case italiane, quasi tutte in classe energetica inferiore alla D
Per realizzare gli obiettivi della direttiva Ue sulle case green in base ai tempi previsti, sarebbe necessario “uno sforzo notevole” che richiederebbe imprese pacaci di “interventi su larga scala“, ha dichiarato secondo fonti Ansa il presidente di Enea, Gilberto Dialuce, intervenendo al convegno promosso dalla rappresentanza del Parlamento europeo.
Secondo le stime Enea, 11 milioni di abitazioni, cioè il 74%, sarebbero in classe energetica inferiore alla D in Italia. Tenuto conto dei lavori fatti sotto la spinta del Superbonus, potenzialmente in Italia si potrebbero riqualificare 290.000 unità abitative l’anno: “un target un po’ distante se restano immutati i tempi” della direttiva, ha detto Dialuce.
Stando infine ai dati Ance, l’Associazione nazionale costruttore edili, su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni non sono in grado di garantire le performance energetiche indicate dalle nuove direttive e soprattutto nei tempi brevi previsti.