L’impegno delle città italiane di fronte alle sfide della sostenibilità energetica è nei fatti sempre più un percorso necessario legato a politiche virtuose portate avanti in sinergia con le esperienze dei privati. Più di 3.000 comuni hanno aderito al Patto dei Sindaci, per la maggior parte presentando i loro Paes (Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile).
Oltre 1.000 Comuni hanno inserito criteri di efficienza energetica nei regolamenti edilizi, con aumento del 600% rispetto al 2008. Sui 1.311 progetti “smart city” (edilizia, mobilità, ict), sono riconducibili al tema efficienza energetica 139 progetti, in 55 Comuni, per un investimento totale di 642 milioni di euro.
Tra il 2012 ed il 2015, nel nostro Paese sono stati creati più di 425 mila nuovi posti di lavoro.
Scendendo nel dettaglio, si scopre che la qualità dell’aria nelle nostre città è influenzata non solo dal traffico, come comunemente si crede, ma sempre più dall’arretratezza del patrimonio edilizio, responsabile di più del 50% delle emissioni di biossido di carbonio (CO2) e sino al 30% delle emissioni di particolato (PM).
Interventi, anche limitati, sui sistemi di riscaldamento e condizionamento degli edifici, nei soli 20 capoluoghi di Regione, ridurrebbero le emissioni dal 10% al 50% e determinerebbero ricadute positive sulle imprese italiane attive nella filiera dell’efficienza energetica sino a 1 miliardo di euro di volume d’affari.
In tal senso, l’Italia potrebbe conseguire una leadership industriale, catturando la forte crescita internazionale attesa nel settore delle tecnologie efficienti.
Solo per l’edilizia pubblica (scuole comprese), ad esempio, il costo del riscaldamento è quasi di 2 miliardi annui (in crescita: 1,6 miliardi nel 2007) e sul totale dei consumi energetici, quello residenziale pesa per il 29%.
Va inoltre detto che l’inquinamento legato al riscaldamento degli edifici è aumentato, doppiando i livelli del 1990 e risultando tre volte superiore ai valori del trasporto su strada.
Un dato, tra i tanti emersi durante il 4° Forum Energia promosso da Engie, a cui si affianca quello della mobilità. Se l’industria pesa per il 23%, il terziario per il 13% e l’agricoltura per il 2%, i trasporti impattano sui consumi energetici per il 33%.
La mobilità, quindi anche quella privata, è la prima voce per quanto riguarda consumi ed emissioni. E questo nonostante il trend delle emissioni di polveri sottili da trasporto su strada ha subito negli anni un forte rallentamento (adozione veicoli “euro”, mobilità condivisa, elettrica e alternativa), riducendosi negli ultimi vent’anni del 60%.
Come migliorare allora la qualità dell’aria grazie all’efficienza energetica e rigenerare le nostre città?
Secondo gli esperti che hanno partecipato al Forum, si dovrebbe:
- sostituire gli impianti di riscaldamento più obsoleti con soluzioni già oggi ampiamente disponibili, come le caldaie a compensazione, le pompe di calore, i sistemi di telecontrollo; che si ripagherebbero tra i 5 e i 12 anni, ma senza considerare le tante esternalità positive in termini di ambiente, salute e rilancio economico; adottare una visione organica, dando maggiore certezza normativa;
- coinvolgere più attivamente la Pubblica Amministrazione, nel suo ruolo trainante e di modello, allineando gli stakeholder Stato, Regioni e Comuni;
- attribuire ai Comuni risorse certe, anche per formare le competenze tecniche necessarie;
- superare l’eccessiva personalizzazione degli interventi, favorendo la standardizzazione industriale;
- individuare misure ad hoc per agevolare gli interventi sugli impianti dei condomini, dove gli incentivi esistenti sono stati finora meno efficaci;
- aumentare la sensibilità dei cittadini su questi argomenti.