Non ci sono dubbi, l’efficienza energetica, quando diffusa e promossa seguendo un piano di lungo respiro, porta con sé un impatto in termini di nuovi posti di lavoro, produttività delle aziende, emissioni inquinanti evitate e tutela ambientale.
Tra il 2020 ed il 2030, il valore aggiunto dell’efficienza energetica alla nostra economica, secondo il Rapporto presentato a Roma, qualche giorno fa, da Confindustria, in collaborazione con Rse ed Enea, potrebbe superare i 106 miliardi di euro.
Dallo studio, si legge nella nota di presentazione, risulta evidente “un grande potenziale di efficienza per il nostro Paese”. Nonostante si sia già fatto molto negli ultimi 20 anni, in termini di investimenti, nel
periodo 2020-2030 si potrebbero ottenere riduzioni cumulate della fattura energetica per 85,8 MTep e un taglio delle emissioni climalteranti per 337 milioni di tonnellate di CO2, con un complessivo impatto positivo sul sistema economico per circa 106,8 miliardi di euro.
Ciò equivale a dire che, per ogni euro di spesa pubblica investito in efficienza, si possono ottenere 1,5 euro in termini di aumento dell’occupazione, investimenti privati, energia risparmiata e benefici ambientali.
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare il potenziale manifatturiero italiano attivato dall’introduzione di incentivi per l’utilizzo di beni a più elevata efficienza e identificare gli ambiti rilevanti nei quali appare più opportuno promuovere un miglioramento dell’efficienza energetica e l’utilizzo di nuove tecnologie in larga scala.
Sempre nel periodo 2020-2030, “si stima che quasi nel 60% del parco residenziale sia possibile mettere in atto misure di efficienza energetica che abbiano tempi di ritorno degli investimenti pari o inferiori a 15 anni”, si legge nel Rapporto. “Il conseguente potenziale risparmio energetico ammonta a 8,0 Mtep con una potenziale riduzione delle emissioni di CO2 pari a 19 milioni di tonnellate. In termini relativi – continua lo studio – vuol dire che è possibile ridurre del 33% gli attuali consumi per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria e del 24% i consumi dell’intero settore residenziale, con interventi efficaci in termini di costi e con tempi di ritorno compresi in 15 anni”.
Gli investimenti necessari per raggiungere tali obbiettivi ammontano a circa 140 miliardi di euro.
Il documento provvede ad esaminare anche i comparti industria, terziario, trasporti, con una mappatura delle tecnologie per l’efficienza, tra cui: low carbon technologies, teleriscaldamento/teleraffreddamento, smart metering e smart technologies, reti intelligenti.
Un capitolo a parte è dedicato all’efficienza energetica nei trasporti e nella mobilità, che dovranno diventare inevitabilmente puliti e a zero emissioni.
Ovviamente, per promuovere seriamente l’efficienza energetica, ricordano i ricercatori, non si può fare a meno di sviluppare “un quadro regolatorio favorevole” e rilanciare “oculate politiche per il sostegno dell’efficienza energetica” atte a realizzare soluzioni nazionali finalizzate a raggiungere “notevoli benefici economici, ambientali e sociali”.
Nell’ipotesi in cui vengano implementate opportune misure di policy per sostenere la domanda e incentivi adeguati a rilanciare l’offerta di tecnologie, gli effetti sul sistema economico italiano sarebbero molto più significativi: la domanda finale al 2030 aumenterebbe di 543 miliardi di euro e ciò implicherebbe un incremento del valore della produzione industriale italiana di 1.019 miliardi di euro (1,9% medio annuo, 867 miliardi al netto dei beni intermedi importati), un’occupazione più elevata di 5,7 milioni di ULA (Unità Lavorative per Anno, +1,4% annuo) e un incremento del valore aggiunto di 340 miliardi di euro (+1,4% medio annuo).