Dopo i risultati positivi della prima trimestrale 2018, a differenza di molti analisti, Key4biz ha scritto, 4 mesi fa, “È ancora troppo presto per cantare vittoria, per dire che Facebook ha superato inaspettatamente e con successo lo scandalo Cambridge Analytica” . E la seconda trimestrale ci ha dato ragione: l’aumento degli utenti è sotto le aspettative, il più scarso da 7 anni. E il titolo è crollato a Wall Street fino a -20%. In un solo giorno bruciati 20 miliardi a Mark Zuckerberg e 120 miliardi in tutto ai soci del social network.
È l’effetto del datagate, ma Mark Zuckerberg, nel commentare i dati, ha dato “la colpa” all’entrata in vigore del GDPR nell’Ue. È vero che in Europa si registra un forte crollo degli accessi. Il calo è di 3 milioni di utenti al giorno e 1 milione di quelli unici al mese. Ma il social network non affascina più nuovi iscritti neanche negli Stati Uniti e in Canada, le aree geografiche che rappresentano una fetta importante degli oltre 2 miliardi di iscritti. Per il quarto trimestre consecutivo il dato è fermo a 185 milioni di americani: una cattiva notizia anche per gli investitori di Facebook, perché l’utente medio negli Stati Uniti e in Canada ha generato 25,91 dollari di entrate lo scorso trimestre, quasi tre volte l’importo generato dagli utenti europei.
Facebook va male anche in tutto il mondo. Secondo i risultati del secondo trimestre 2018, Facebook ha fatto ‘breccia’ in soli 22 milioni di persone, che hanno deciso di aprire un profilo. Il dato più deludente dal 2011. Nonostante i conti siano positivi e in crescita. L’utile netto è salito nel secondo trimestre a 5,11 miliardi e i ricavi complessivi sono cresciuti del 42% a 13,23 miliardi di dollari.
Nel decodificare i dati leggiamo che il modello di business basato sulle inserzioni pubblicitarie funziona, sempre più utenti e aziende spendono denaro per sponsorizzare sul social post e contenuti, ma a causa dello scandalo Cambridge Analytica Facebook ha iniziato a perdere la fiducia. Da quando è esploso il datagate ha subìto un danno reputazione o d’immagine. Non ci si fida più ciecamente del social network, che non è in grado di proteggere la privacy degli iscritti.