Si riaccende il dibattito nazionale sullo stato dell’editoria. Oggi il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Luca Lotti, è intervenuto in Commissione Cultura della Camera sulla proposta di legge del M5S in materia di finanziamento pubblico all’editoria a firma dell’on. Giuseppe Brescia.
“La parte del governo c’è, sia per l’occupazione sia per gli investimenti in innovazione”, ha detto Lotti, aggiungendo: “Siamo consapevoli che il settore dell’editoria è in crisi e che bisogna guardare la fotografia della realtà attuale, ma per la prima volta siamo innovativi in questo settore”.
Lotti ha ricordato le misure come il fondo straordinario e sottolineato che “per la prima volta nella storia i prepensionamenti sono vincolati alle assunzioni. Nel decreto è previsto che su ogni tre prepensionati ci sia una nuova assunzione”, osservando che il decreto “sta arrivando a trascrizione”.
Lotti ha, quindi, chiarito alcune “imprecisioni” emerse nel dibattito a cui è intervenuto, fra gli altri, il presidente onorario di Mediacoop, Lelio Grassucci, la presidente della Federazione Italiana Liberi Editori Caterina Bagnardi e per l’Associazione Italiana Editori, Fabio Del Giudice.
Il decreto che istituisce il Fondo straordinario per l’editoria per il triennio 2014-2016, ha spiegato Lotti, “è già in emanazione. La cifra dei 47 milioni di euro vale da settembre a dicembre. Sette milioni di euro riguardano innovazioni tecnologiche e startup. E’ previsto che si possa dedicare dunque una parte anche a chi inizia con un incentivo, un primo supporto“.
Sulla questione è intervenuto nei giorni scorsi anche il Segretario generale della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Franco Siddi, per presentare tre misure che, a suo dire, potrebbero salvare la stampa dalla crisi: tassa su Google, prelievo su pubblicità Tv e contributo dalle banche.
“E’ ovvio – ha concluso Siddi – 50 milioni per l’editoria non bastano. Il Governo deve metterci di più, bisogna trovare più soldi. Il rischio è che altre testate giornalistiche chiudano e centinaia e centinaia di altri lavoratori e giornalisti finiscano sul lastrico”.