Dietrofront

Editoria, Axel Springer cede a Google e rinuncia ai compensi

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Axel Springer capitola a Google. Dopo essere stato tagliato fuori da Google News, l’editore tedesco ha perso il 40% del traffico sui propri siti.

Axel Springer capitola sotto i colpi di Google. L’editore tedesco, in prima linea nella battaglia contro il motore di ricerca che su Google News indicizza gli articoli senza pagare alcun compenso per i diritti d’autore, ha fatto dietrofront e si è arreso a Mountain View, che nei giorni scorsi ha deciso di penalizzare circa 200 siti media che avevano chiesto il pagamento delle royalties (misura che è diventata operativa dal 23 ottobre, ndr). Tra questi appunto Axel Springer che adesso ha concesso a Google una licenza per essere reintegrato gratuitamente su Google News.

“Non avremmo voluto, ma non vediamo altre possibilità vista la posizione dominante di Google e la pressione finanziaria che ne deriva“, ha spiegato Axel Springer, editore tra l’altro di Bild, il quotidiano più letto in Germania, e di Die Welt, uno dei principali giornali tedeschi.

Axel Springer è anche uno dei membri più influenti di VG Media, coalizione creata allo scopo di far valere i diritti di proprietà intellettuale della quale fanno parte tra gli altri anche Burda, Madsack e Funke.

Dal 23 ottobre, quando è diventata operativa la misura di Google di bloccare i media che avevano protestato, Axel Springer ha registrato un calo del 40% del traffico generato dal motore di ricerca sui suoi principali siti, welt.de, computerbild.de, sportbild.de e autobild.de.

In termini finanziari, sull’intero anno, questo si traduce in una perdita di oltre 10 mila euro per ciascuno sito colpita dalla misura.

“Adesso conosciamo con precisione le conseguenze di questa ‘discriminazione’“, ha detto il Ceo di Axel Springer, Mathias Döpfner, aggiungendo “ora sappiamo come Google punisce chi fa uso di un diritto” garantito dalla legge tedesca che consente agli editori di esigere un compenso per gli snippets.

Tutto questo mentre in Spagna è passata la legge nota come Google Tax che sarà in vigore dal 1° gennaio 2015 e consente agli editori di riscuotere un compenso dagli aggregatori di notizie online.

Il voto spagnolo giunge a distanza di poco dalla dichiarazione del neo Commissario Ue alla Digital Economy, Günther Oettinger, che ha auspicato l’introduzione di una tassa per i motori di ricerca che indicizzano articoli protetti da diritto d’autore.

“Se Google fa uso di opere tutelate dalla proprietà intellettuale – ha detto Oettinger -, la Ue deve proteggerle e imporre una tassa al motore di ricerca”.

 

Ma se Google decide di non indicizzare i siti dei giornali cosa succede?

Il caso di Axel Springer è un esempio lampante di come il gruppo americano possa decidere il bello e il cattivo tempo su internet mentre la sua raccolta pubblicitaria continua a crescere e gli editori, come ha ribadito ieri in audizione alla Commissione Trasporti della Camera Francesco Dini, consigliere d’amministrazione del Gruppo L’Espresso, “continuano a non avere i mezzi per competere ad armi pari con gli Over-The-Top”.

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