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Economia circolare, in Olanda la prima pista ciclabile fatta di carta igienica riciclata

I Paesi Bassi consumano ogni anno 180 mila tonnellate di carta igienica. Una gran quantità di cellulosa che se sprecata per produrre energia in termovalorizzatori (con conseguente emissione di CO2) comporterebbe il taglio di altri alberi per produrne di nuova. Nella provincia della Frisia (Friesland) è stata sperimentata una nuova tecnica per la produzione di asfalto dall’impasto di bitume, sabbia e pietre, e carta igienica che viene recuperata dalla rete fognaria.

Grazie ad un complesso ed efficace sistema di recupero/riciclo/lavaggio/sterilizzazione/sbiancamento (che consente di recuperarne 400 kg al giorno, in parte esportati anche in Gran Bretagna per altri usi industriali), la “cellulosa terziaria” che si ottiene consente all’asfalto delle piste ciclabili di essere più compatto e in grado di assorbire l’acqua piovana.

Le società CirTec e KNN Cellulose hanno sviluppato questa nuova tecnica, la prima del suo genere al mondo, e steso già il primo chilometro, tra il capoluogo regionale Leeuwarden e la cittadina di Stiens, con ottimi risultati, visto che non si distingue dal tipo di asfalto tradizionale.

I Paesi Bassi sono la patria delle due ruote: se ne contano 20 milioni su 17 milioni di abitanti. Da queste parti ogni giorno 4 cittadini su 10 si spostano in bicicletta. Avvengono così il 27% circa di tutti gli spostamenti quotidiani sul territorio nazionale, in città il dato sale al 40%.

Un modello di mobilità sostenibile, ma anche di benessere fisico e di migliore qualità della vita (con un taglio netto alle emissioni inquinanti legate agli idrocarburi). Un modello anche economico, perché con 35 mila chilometri di piste ciclabili “separate” dalle corsie per le automobili, quindi sicure per il ciclista, è stato facile per le imprese del bike sharing, delle biciclette in condivisione, promuovere i propri servizi in tutto il Paese, con applicazioni mobili e web dedicate.

Esiste anche un servizio di bike sharing nazionale, l’OV-fiets, che ha installato 300 punti di scambio in concomitanza con stazioni dei treni, della metro e degli autobus nei principali centri urbani, che oggi registra più di 3 milioni di scambi effettuati (+25% sul 2016), con l’obiettivo di portare le biciclette da condivisione a 14.500 (a cui vanno aggiunte le altre migliaia del servizio privato).

Ogni anno si investono 500 milioni di euro per nuove infrastrutture e per ristrutturare quella già esistenti. Uno studio della Utrecht University e pubblicato sull’American Journal of Public Health ha rivelato che l’uso diffuso della bicicletta in Olanda eviterebbe ogni anno la morte di 7.000 persone per problemi cardiaci e respiratori, consentendo al Paese di risparmiare circa 23 miliardi di dollari l’anno.

Proprio Utrecht, grazie ad una media di 130 mila corse in bicicletta al giorno, riuscirebbe a risparmiare 300 milioni di dollari l’anno evitando che migliaia di persone prendano la macchina, riducendo l’inquinamento e migliorando la qualità della vita di tutti.

Quest’anno l’amministrazione cittadina ha annunciato ulteriori investimenti per 55 milioni di euro: “Le vecchie città come la nostra non sono fatte per le automobili, sono a misura d’uomo, per camminare e andare in bicicletta”, ha dichiarato il vice sindaco Wagenbuur al New York Times.

Un esempio su cui proprio noi italiano dovremmo riflettere, visto che spesso ci muoviamo in città d’arte vecchie di secoli e certamente non adatte al traffico automobilistico.

L’amministrazione di Utrecht ha inoltre avviato un nuovo progetto per migliorare e rendere più confortevole l’esperienza dei cittadini sulle due ruote, ma anche per promuovere l’economia digitale: un’iniziativa finanziata dalle ferrovie locali e dal Governo regionale per 85 milioni di euro che consiste nella costruzione di garage personali o di gruppo, in stazioni di treni, metro e autobus, dove prenotare il parcheggio della bici prima di arrivare, mentre si pedala, grazie ad un’applicazione per smartphone.

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