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Economia circolare, nel 2025 investimenti per 320 miliardi nell’Ue. L’Italia lancia consultazione online

Continua il cammino virtuoso per lo sviluppo e l’affermazione di un sistema economico pensato per potersi rigenerare in maniera autonoma, dove nulla si butta e tutto si trasforma. È l’economia circolare, dove tutto ciò che è organico/biologico diventa compost (ritorno alla biosfera) e quello che è materiale tecnico ritrova un valore economico in nuovi utilizzi.

Le fondazioni Ellen MacArthur e SUN (Stiftungsfonds für Umweltökonomie und Nachhaltigkeit) hanno calcolato quest’anno che gli investimenti europei in economia circolare nel 2025 potrebbe aggirarsi attorno ai 320 miliardi di euro.

Lo studio riporta anche alcuni esempi, come la mobilità sostenibile in città, che in termini di economia circolare potrebbe vedere un diffuso riuso di componenti (remanufacturing) dal riciclo provenienti dalle rottamazioni, la possibilità di un nuovo design dell’usato riciclato e l’integrazione della mobilità condivisa con i mezzi pubblici elettrici (alimentati da rinnovabili).

Un settore questo della mobilità/trasporti che potrebbe registrare investimenti crescenti per 135 miliardi di euro nel 2025.

Stesso discorso per il cibo sostenibile, con le buone pratiche di rigenerazione del suolo e dell’ecosistema, l’utilizzo degli scarti per generare energia e la diffusione dell’agricoltura urbana. Tre piccoli esempi di un mercato che potrebbe attrarre investimenti per 70 miliardi di euro.

E per finire l’ambiente e la sua valorizzazione economica e tutela, attraverso la progettazione di modelli di produzione agricola aperti e integrati con pratiche green e organiche, il riuso di materiali riciclati nell’edilizia e di nuovi materiali eco-compatibili e biodegradabili, introducendo nuove regole nell’industria delle costruzioni, più sostenibili e enviromental friendly e altro ancora, per investimenti complessivi di 115 miliardi di euro.

Partendo dagli investimenti già effettuati negli ultimi anni in economia circolare (circa 555 miliardi di euro), entro il 2025 la spesa europea in questo tipo di soluzioni economiche di resilienza e allo stesso tempo di crescita dovrebbe arrivare a quasi 900 miliardi di euro.

L’economia circolare in Italia

Per il nostro Paese, invece, è partita ieri – e rimarrà aperta fino al 18 settembre – la consultazione online sul documentoVerso un modello di economia circolare per l’Italia, che secondo i promotori, il Ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti, e il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, “ha l’obiettivo di fornire un inquadramento generale dell’economia circolare nonché di definire il posizionamento strategico del nostro paese sul tema, in continuità con gli impegni adottati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede G7 e nell’Unione Europea”.

È necessario, si legge in una nota a firma dei Ministri Calenda e Galletti, mettere in atto “un cambio di paradigma che dia l’avvio ad una nuova politica industriale finalizzata alla sostenibilità e all’innovazione in grado di incrementare la competitività del prodotto e della manifattura italiana”, e che ci metta in condizione di “ripensare il modo di consumare e fare impresa”.

L’Italia ha le caratteristiche e le capacità per farlo e deve cogliere questa opportunità per sviluppare nuovi modelli di business che sappiano valorizzare al meglio il Made in Italy e il ruolo delle piccole e medie Imprese”, hanno dichiarato, aggiungo che “la transizione verso un’economia circolare richiede un cambiamento strutturale e l’innovazione è il cardine di questo cambiamento. La trasformazione digitale del sistema produttivo e le tecnologie abilitanti, offrono già oggi soluzioni per rendere possibili e persino efficienti produzioni più sostenibili e circolari”.

L’iniziativa rientra nella Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile, con la volontà di contribuire in particolare alla definizione degli obiettivi dell’uso efficiente delle risorse e di modelli di produzione più circolari e sostenibili anche grazie ad abitudini di consumo più attente e consapevoli.

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