Dalla via della seta alla ‘via del vino’, col vantaggio che non ci vorranno più otto anni per andare e tornare dalla Cina – quanto impiegò Marco Polo – ma basterà un click per mettere il meglio della produzione italiana a disposizione di 1,4 miliardi di cinesi.
Così Jack Ma, secondo uomo più ricco della Cina e patron di Alibaba – la principale piattaforma cinese di vendite online – ha manifestato ieri dal Vinitaly di Verona il suo progetto per aiutare il vino italiano a sfondare in Cina, grazie alla forte passione dei cinesi per tutto ciò che è made in Italy, dalla moda alle auto.
“Abbiamo trecento milioni di persone nella fascia della classe media, che diventeranno mezzo miliardo in pochi anni, e due miliardi di under 40 che comprano abitualmente su internet. I giovani adorano comprare su internet e amano i prodotti italiani”, ha detto Ma, alla presenza del premier Matteo Renzi e del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.
L’export di vino italiano, ha ricordato Renzi, nel 2014 ha generato un fatturato di 4,9 miliardi, cresciuto nel 2015 del 10%. Ma come si evince da una ricerca del sito Tannico.it, le vendite di vino online in Italia sono irrisorie, pari allo 0.2% delle vendite totali di vino quasi 10 volte di meno della media mondiale dell’1.8% e molto al di sotto di quanto si registra in altri paesi europei come la Germania al 2.3%, Francia al 5.8% o il Regno Unito al 6.8%.
Per comprendere le potenzialità del mercato cinese, basti pensare che se nel 2014 in Gran Bretagna sono state vendute 106 milioni di bottiglie online e in Cina 99 milioni, la crescita nel primo caso è stata del 3%, mentre per la Cina si è registrato un + 173%.
Eppure, ha spiegato Ma, su Alibaba il 55% dei vini venduti è francese, contro il 6% di quelli italiani. I vini italiani, ha ricordato ancora l’imprenditore, rappresentano soltanto il 5% di quelli importati in Cina. Un mercato che vale 1,8 miliardi, ma di cui all’Italia tocca una fetta di appena 87 milioni.
Un gap che va colmato, dunque. E l’Italia potrà approfittare della giornata del vino indetta dal patron di Alibaba il prossimo 9 settembre: “Partirà il 9 settembre alle ore 9. Perché per noi il 9 è il numero del vino, dunque 9-9-9 suona come wine-wine-wine”.
“Inizieremo da quello italiano, possiamo passare dal 6 al 60%. Poi magari andremo in Francia”, ha detto Ma.
Quanto al premier ha sottolineato che l’obiettivo dell’Italia è quello di arrivare a 7,5 miliardi di export nel 2020 e per farlo, gli ha fatto eco il ministro Martina, l’eCommerce è un volano fondamentale.
“Il digitale è la sfida del futuro”, ha sottolineato il ministro, ricordando che il minitero delle politiche agricole italiano è al momento l’unica Istituzione al mondo ad aver chiuso un accordo con Alibaba con l’obiettivo “…di tutelare i nostri prodotti di qualità certificata, rimuovendo quelli falsi dagli scaffali virtuali”.
Ricordiamo che Jack Ma, ex professore d’inglese, ha creato dal nulla un impero con attività che spaziano dallo shopping online, alle vendite B2B, dai pagamenti online, alla messaggistica istantanea, i servizi cloud, i trasporti, il commercio all’ingrosso e il microblogging. Un colosso, insomma, che impiega 21 mila persone e ha una valutazione stimata tra i 55 e 120 miliardi di dollari. Nel 2014, Ma ha acquistato anche una squadra di calcio e, più recentemente, ha speso 266 milioni di dollari per il South China Morning Post.
Soltanto con le vendite al dettaglio sulla piattaforma TaoBao, il gruppo ha processato 11,3 miliardi di ordini da 231 milioni di utenti e per una spesa complessiva di 248 miliardi, superiore al volume di transazioni di eBay e Amazon messe insieme. Per rendere l’idea della potenza di Alibaba, basti pensare che circa l’80% degli acquisti online effettuati in Cina passa dal sito.
Avere ma come ambasciatore del vino Made in Italy, quindi, potrà fare la differenza.