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Ecommerce, Italia agli ultimi posti nell’Ue: non sappiamo usare internet

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L’Italia è ormai entrata in quel piccolo e ristretto gruppo di Paesi dell’Unione europea (Ue) i cui cittadini non sanno utilizzare internet per sostenere la propria economia. Secondo i nuovi dati Eurostat sull’ecommerce in Europa, nel nostro Paese solo il 49% degli utenti di rete ha fatto acquisti online nell’ultimo anno.

Nonostante l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19, che ci ha costretti in casa per mesi, o quasi, il nostro approccio all’economia di internet, all’ecommerce, è stato piuttosto debole, se confrontato con tutti gli altri Paesi Ue.

L’ecommerce in Europa, Italia in fondo alla graduatoria

Ha fatto acquisti online il 91% dei cittadini olandesi che hanno internet, il 90% dei danesi, l’87% dei tedeschi, l’86% degli svedesi, l’81% degli irlandesi, in generale più del 70% degli utenti di rete di Belgio, Finlandia, Francia, Estonia, Austria, Malta, Polonia, Slovenia e poco al di sotto di questo range la Grecia.

Hanno effettuato, inoltre, operazioni ecommerce tra il 60 ed il 70% degli utenti di internet di Ungheria, Croazia, Slovacchia, Spagna e Lituania.

Venendo a quel ristretto gruppo di Paesi Ue con i valori più bassi di ecommerce, troviamo Cipro, con circa il 50%, l’Italia, con il 49%, la Romania, con il 45%, la Bulgaria, con il 42%.

Tutti i Paesi europei, Italia compresa, hanno registrato una forte crescita dei dati relativi al mercato ecommerce, rispetto al 2015. Il nostro Paese ha visto passare la fetta di utenti internet che acquistano online dal 40 al 49%.

Un trend il nostro che ci accomuna a quelli di quasi tutti i mercati ecommerce dell’Europa dell’Est e del Sud.

In rete si comprano principalmente vestiti (64%), abbonamenti a piattaforme di film/serie tv in streaming (32%), prodotti alimentari (29%), accessori per la casa (28%), prodotti per il benessere del corpo (27%), libri o riviste (27%), dispositivi elettronici come tablet, pc o smartphone (26%), servizi online per ascoltare musica (26%).

Il gap italiano

Nel nostro Pase una famiglia su tre (circa il 33%) si posiziona in un livello socioeconomico basso, parliamo di più di 8 milioni di famiglie, secondo i rilevamenti Auditel/Censis.

Nel 76,9% di queste, non è presente in casa neppure un pc fisso o portatile o un tablet collegato a internet, quota che è del 10,2% tra quelle di livello socioeconomico alto.

tolto il lavoro e lo studio, gli italiani online leggono la versione digitale dei principali quotidiani, passano molto tempo a vedere film, giocare online (gaming), guardare video e stare sui social network principali (dove si svolte soprattutto attività di condivisione di contenuti).

Il mezzo principale per connettersi in rete rimane lo smartphone per sei italiani su dieci.

In Italia solo il 12% delle imprese lavora su piattaforme ecommerce.

Ampliare e rendere trasversale socialmente la disponibilità della connessione a internet su banda larga e quella di device nella nuova società digitale devono diventare delle priorità, non solo per accorciare le disuguaglianze sociali e territoriali (come quelle internet tra Nord e Sud, ancora forti), ma anche per rendere possibile il decentramento e la semplificazione delle attività economiche, amministrative, sanitarie, scolastiche, sociali e culturali.

Pur con qualche difficoltà, nell’ultimo anno, legata alla disponibilità di banda larga e di device non uguale per tutti: il 31,7% delle famiglie italiane con accesso a internet ha fatto acquisti di prodotti non alimentari, il 20,8% ha svolto attività di studio a distanza (e per il 15,2% era la prima volta) e il 17,5% ha lavorato in smart working e per l’11,3% era la prima volta.

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