L'indagine

eCommerce, cresce nella Ue la fiducia dei consumer ma i commercianti non si fidano di vendere all’estero

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In aumento gli acquisti online soprattutto quelli transfrontalieri, ma i commercianti restano riluttanti verso le vendite transfrontaliere.

Cresce nella Ue il numero di consumatori che effettuano acquisti online, anche all’estero, ma il fronte dei commercianti resta riluttante nei confronti della vendita di beni e servizi transfrontalieri. E’ questo in sintesi il messaggio dell’ultimo Consumer Conditions Scorebord, l’indagine relativa al 2016 della Commissione Europea realizzata per verificare il grado di fiducia e diffusione dell’eCommerce nella Ue.
In dettaglio, nel 2016 in media la fiducia verso gli acquisiti online nel paese di appartenenza è cresciuta del 12,4% mentre quella per gli acquisti in altri paesi dell’Unione è aumentata addirittura del 21,1%.
Un dato alquanto positivo che si scontra però con le resistenze dei commercianti, restii a vendere online in altri paesi e frenati soprattutto dai timori per il rischio di frodi e dai differenti regimi fiscali che vigono in Europa e che fissano regole diverse praticamente per ogni paese. Anche i contratti di vendita sono per lo più differenti a seconda del paese, come diverse sono le norme di tutela dei consumatori che in caso di dispute fanno lievitare i costi.
Detto questo, secondo l’indagine in un anno le condizioni per i consumatori Ue sono migliorate in primo luogo per quanto riguarda la conoscenza dei loro diritti e la fiducia che questi vengano alla fine rispettati anche perché i retailer dal canto loro sono alquanto migliorati adeguandosi alle regole.
La modalità di pagamento resta sempre un problema. Ad esempio, il 13% degli intervistati ha dichiarato che il pagamento è stato loro rifiutato e il 10% ha dichiarato che è stata loro negata la consegna dei prodotti nel loro paese.
Per quanto riguarda i dettaglianti, solo 4 su 10 di quelli che attualmente vendono online hanno dichiarato che nel prossimo anno pensano di vendere sia a livello nazionale che a livello transfrontaliero. Le perplessità nel vendere online in altri paesi riguardano il maggiore rischio di frode, le differenze tra le normative fiscali nazionali o le norme nazionali di diritto dei contratti e le differenze tra le norme a tutela dei consumatori.
Per questo motivo la Commissione ha proposto norme moderne per i contratti del settore digitale per armonizzare le norme contrattuali per le vendite online di beni e promuovere l’accesso ai contenuti digitali e alle vendite online in tutta l’Ue.
La consapevolezza dei diritti dei consumatori sta migliorando ma è ancora bassa e disomogenea all’interno dell’UE.
Rispetto all’edizione 2015 del quadro di valutazione, i consumatori sono più consapevoli dei loro diritti. In media, il 13% dei consumatori è pienamente consapevole dei propri diritti essenziali (un aumento del 3,6% rispetto al 2014).

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