A cosa somiglieranno le città del futuro? Qualcosa di tetro e grigio come la Los Angeles del film “Blade Runner” di Ridley Scott, o invece la grigia miscela di cemento e acciaio di “Metropolis” di Fritz Lang? È possibile che tra qualche decennio assisteremo ad un altro processo di trasformazione dei nostri centri urbani, più dolce e accogliente, magari simile alla Hobbiton de “Il Signore degli anelli” o alla celebre Theed di “Guerre stellari”.
Secondo uno studio dell’Università di Melbourne, sarà il secondo modello a prevalere, grazie all’avanzamento dell’ecologia urbana. Una disciplina che integra geografia, urbanistica, paesaggistica, architettura ed ecologia, su cui molto si punta in Australia, con l’obiettivo di ridisegnare le nostre città in funzione di una maggiore vivibilità, sia per l’uomo, sia per altre specie animali e vegetali.
Oltre alla qualità della vita dei cittadini, l’ecologia urbana sembra occuparsi anche di assicurare un elevato livello di biodiversità all’interno dei nuovi centri abitati. Uno studio dell’University college di Londra ha osservato che nel 58,1% della superficie terrestre, dove vive il 71,4% dell’umanità, la perdita di biodiversità è tale da compromettere già la capacità degli ecosistemi di sostenere le società umane.
Ecco perché è proprio nelle nostre città che la natura deve trovare posto. Soluzioni semplici, con alberi e piante, aree verdi e corsi d’acqua, orti urbani e giardini, che ci permetteranno di abbassare la temperatura media e limitare così gli effetti da “Isola di calore”, che ci aiuteranno a vivere meglio la quotidianità, a far crescere i nostri figli in ambienti più sani, senza dimenticare l’impatto positivo di tali nuovi agglomerati eco-urbani sul processo di riscaldamento globale e sui cambiamenti climatici in atto.
Alla fine di questo secolo più dell’80% della popolazione mondiale vivrà in aree metropolitane di grandi dimensioni. Uno dei principali esperti di ecologia urbana è il professor Mark McDonnel dell’Università di Melbourne, che è a capo del progetto “Urban Forest Strategy” e dell’unità impegnata nella redazione di una “Growing Green Guide”.
“Il numero delle megalopoli in tutto il mondo aumenterà nei prossimi anni, accogliendo fino a 1 miliardo di persone prima della fine del secolo. Noi non sappiamo quanto potrà crescere la densità umana in queste regioni urbane, ma di certo sarà necessario approntare rapidamente dei sistemi di gestione delle risorse naturali ed energetiche piuttosto efficienti se si vogliono evitare gravi ripercussioni in termini di sicurezza e salute”.
L’aumento è impressionante, al ritmo di 60 milioni di persone che ogni anno si spostano da ambienti rurali verso le città, soprattutto nei Paesi a medio reddito e in quelli emergenti (Cina, India, Sud-Est asiatico, Brasile, Africa centro-meridionale).
“Dove si vedono parchi, aree verdi con percorsi pedonali e percorsi d’acqua, che rendono più esaltante l’esperienza urbana siamo di fronte a infrastrutture verdi”, ha spiegato invece Nick Williams, responsabile del Clean Air and Urban Landscapes Hub e del Green Infrastructure Research Group alla School of Ecosystem and Forest Sciences dell’Università di Melbourne.
“Tetti verdi, con uno spessore di almeno 10 centimetri, possono assorbire gran parte dell’acqua piovana, riducendo gli allagamenti in città di almeno il 75%, con un risparmio per le casse pubbliche di miliardi di dollari l’anno”
Più spazi verdi ci sono in una città, più tetti verdi nascono, maggiore sarà la riduzione della temperatura media annua, anche di 10 gradi centigradi. “La crescente migrazione verso i centri urbani sta causando un consumo di aree verdi a dir poco allarmante, se non si blocca questo processo, se non si aumentano le aree alberate, le nostre città diventeranno terre di cemento invivibili, troppo calde, con inondazioni continue e un elevato rischio per la vita dei cittadini”.
Popolazione e aree verdi possono aumentare assieme, con grandi vantaggi per la nostra salute. Rispetto a 20 anni fa, oggi Singapore ha visto aumentare del 50% le proprie aree verdi a fronte di una popolazione che è già raddoppiata.
Al Centro di ricerca australiano per l’ecologia urbana si sta mettendo a punto un sistema per la mappatura delle aree verdi urbane esistenti e di quelle ‘mancanti’ in relazione alla crescita del tessuto cittadino. Ce ne sono diversi di studi come questo e tutti sono concordi nell’intervenire prima che sia troppo tardi, cioè sviluppando soluzioni semplici, economiche ed efficienti per aumentare il livello di resilienza delle nostre città.