Come sarà il piano Ecobonus auto 2022
Tutto pronto per avviare il nuovo piano per il decennio a sostegno dell’industria automobilistica italiana, ma il Governo non ha ancora sciolto tutti i dubbi sulle condizioni per accedere all’ecobonus 2022.
La settimana scorsa è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 17/2022 sulle misure urgenti per il rilancio delle politiche industriali, in cui si stabiliva che dal 2023 gli incentivi all’acquisto di automobili a basso e zero emissioni di CO2 sarebbero stati pari a 1 miliardi di euro l’anno. Per il 2022 la cifra stanziata è di circa 700 milioni di euro.
Tutti d’accordo quindi sulla centralità di questo intervento a sostegno dell’industria italiana, ma c’è ancora da trattare su qualche punto e in settimana i ministeri dello Sviluppo economico, dell’Economia, della Transizione ecologica e delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, dovrebbero arrivare ad un accordo tecnico sul piano per il 2022 e gli anni a seguire.
Al momento, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, la bozza quadro dovrebbe essere la seguente:
- per le ‘full electric’ (0-20 grammi di emissioni di CO2 per chilometro) fino a 6 mila euro di incentivi con la rottamazione, 4 mila senza, con tetto al prezzo di listino di 35 mila euro (iva esclusa);
- alle ibride plug-in (21-60 grammi di CO2 per Km), 2.500 euro con rottamazione, 1.000 euro senza, per un tetto massimo di prezzo di listino di 45 mila euro;
- infine, per le vetture tradizionali a combustibili fossili, ma dotate di motori di ultima generazione (classe di emissione tra 61-135 grammi di CO2 per km), si parla di un bonus di 1.250 euro valido solo in caso di rottamazione, per un tetto massimo di prezzo di listino di 35 mila euro.
Quest’ultima è la fascia di emissioni più alta e quindi la classe di incentivi più criticata al momento, perché sostenerla significa continuare a vendere auto a benzina e diesel, invece di puntare tutto su quelle a zero/bassissime emissioni.
Il futuro dell’auto tra scelte controverse e voglia di scommettere sull’elettrico
Una misura molto difesa dal ministro dello Sviluppo sostenibile, Giancarlo Giorgetti, secondo cui non si tratta di salvare solo una parte dell’industria automobilistica, ma tutta quanta, senza lasciare indietro nessuno: “Investire tutto sull’elettrico significa emettere una condanna a morte per la nostra industria e regalare agli stranieri tutto il vantaggio della misura“, ha più volte dichiarato.
Una scelta controversa, che ha però l’unico pregio di svecchiare il parco auto nazionale, uno dei più vecchi d’Europa e quindi più inquinante e meno sicuro.
Vedremo cosa deciderà di fare il Governo in settimana, ma anche le politiche industriali dovranno tenere conto delle necessità energetiche nazionali. Continuare ad importare benzina e gas per alimentare le nostre auto è ormai una decisione antistorica e dannosa, sia in termini economici, sia ambientali.
Il futuro è sempre più green ed elettrico, a patto che l’esecutivo sia in grado davvero di spianare la strada alle fonti energetiche rinnovabili e pianificare interventi diretti ad ampliare e innovare la rete di distribuzione e di accumulo, consentendo alle fonti pulite di conquistare fette maggiori nel mix energetico nazionale.