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Ecco quanto guadagna un presidente di regione

A Zaia (Veneto) e Zingaretti (Lazio) il massimo consentito: 13.800 euro

Attilio Fontana e Francesco Rocca sono i nuovi presidenti di, rispettivamente, Lombardia e Lazio. La loro elezione è stata sancita dai risultati delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023 che li hanno portati al vertice di due delle Regioni italiane più importanti: la prima la più ricca e la seconda la più popolosa. Ma quanto guadagna un presidente di regione? Andiamo a vedere i numeri tenendo presente che il reddito medio pro capite in Italia è di 21.600 euro l’anno.

quanto guadagna un presidente di regione

In generale la carica di governatore della regione è una delle cariche meglio retribuite, tanto che tutti i presidenti di regione guadagnano di più del presidente del Consiglio. Ma, anche se ce lo chiedessimo, non si può dire chi è il presidente di Regione che guadagna più di tutti. Perché? La gran parte di loro guadagna il massimo che per legge può guadagnare: 13.800 euro lordi mensili.

Quanto guadagna un presidente di regione dopo i tagli

Si può dire, però, quali sono le regioni che hanno ridotto gli stipendi. Lo hanno fatto il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini (nella foto, confermato il 26 gennaio 2020 dopo aver battuto la candidata leghista Lucia Borgonzoni) e candidato alla segreteria del Pd, e quello del Piemonte, Alberto Cirio. Prendono rispettivamente 9.758 e 10.200 euro lordi al mese. E il motivo, anche qui, è semplice: sono i presidenti delle regioni che nel 2015 e nel 2016 hanno deciso di ridurre gli stipendi di assessori e consiglieri. E le altre Regioni? Niente. Nonostante l’ondata di tagli della politica si sia abbattuta, soprattutto a parole, anche sugli enti locali. Non si può fare a meno di segnalare anche un altro aspetto: Emilia Romagna e Piemonte non sono certo le ultime regioni per importanza. Sono la seconda e la quarta regione per Pil, ma anche la sesta e la settima per popolazione.

Il vero stipendio di un presidente di Regione

Come si sarà capito, la retribuzione dei presidenti di Regione non è uguale per tutti. Viene decisa da ogni singola regione con una propria legge. C’è solo un vincolo: non superare i 13.800 euro lordi mensili. Nell’ottobre 2012 la Conferenza delle regioni ha approvato, infatti, un documento in cui tutti si impegnano a rispettare questo limite. Gli obblighi, però, non sono finiti: le regioni devono pubblicare anche i compensi di giunta regionale e consiglieri. I documenti ci sono e sono la fonte di questi dati, ma spesso è complicato rintracciarli.

Lo stipendio di un presidente di Regione, inoltre, non è classificato nello stesso modo. Per intendersi: sono divisi tra indennità di carica, indennità di funzione e rimborso spese per l’esercizio del mandato. Si può vedere nel grafico in alto, nel quale è riportato l’importo di ogni singola voce. Le barre azzurre rappresentano il totale dello stipendio nei casi in cui non è stato possibile rintracciare le singole voci. A volte, però, le retribuzioni sono classificate in altri modi e nel grafico vengono rese omogenee.

Lo stipendio di Luca Zaia e di Nicola Zingaretti

Veniamo al dunque. Come si vede nel grafico in alto, i presidenti di regione che guadagnano e hanno guadagnato esattamente il massimo dello stipendio consentito (13.800 euro lordi) sono: Luca Zaia del Veneto, Roberto Occhiuto che governa la Calabria, Sebastiano Musumeci della Sicilia, l’ex presidente del Lazio Nicola Zingaretti (che è stato anche segretario del Pd), Marco Marsilio dell’Abruzzo e Vito Bardi della Basilicata. Ma potremmo aggiungere alla lista anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che guadagna 13.764 euro lordi al mese. Stesso discorso per presidenti della Campania, Vincenzo De Luca, e della Puglia, Michele Emiliano: prendono 13.700 euro. Scendendo nella classifica troviamo poi la Valle d’Aosta.

Quanto guadagna un presidente di regione: i conti in tasca ai governatori

Il presidente della regione più piccola e meno popolata d’Italia, la Valle d’Aosta, guadagna 13.600 euro lordi. Il presidente della prima regione italiana per Pil, il lombardo Attilio Fontana, appena riconfermato, prende 13.245 euro lordi. E ancora: il presidente della Toscana, Enrico Rossi, prende 12.999 euro lordi, così come Christian Solinas in Sardegna (12.950 euro mensili). La presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, guadagna 12.800 euro, subito dopo arrivano Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia (12.530) e Luca Ceriscioli delle Marche (12mila). Siamo adesso a quelli che guadagnano meno in assoluto. Donato Toma del Molise prende 11.022 euro mensili lordi, mentre Arno Kompatshcer del Sud Tirolo ne prende 10.500. Infine, i primi due: Alberto Cirio del Piemonte (per onestà va detto che la legge per la riduzione dello stipendio è stata fatta dalla giunta Chiamparino) e Stefano Bonaccini dell’Emilia Romagna.

I benefit dei presidenti di Regione

Abbiamo visto quanto guadagna un presidente di regione: il reddito si aggira, mediamente, intorno ai 120-130mila euro l’anno lordi. Considerando, come abbiamo detto, che il reddito medio in Italia è di poco più di 21mila euro non è male. Ma i benefit di un presidente di Regione non si limitano a un ottimo stipendio. Per esempio in alcune regioni, il presidente ha diritto ad una residenza ufficiale, che viene utilizzata per ospitare gli incontri istituzionali e per ricevere personalità e rappresentanze diplomatiche. Eppoi c’è la “pensione di servizio”: il presidente di una Regione, che è un pubblico ufficiale, ha diritto alla pensione di servizio se ha versato i contributi previdenziali per almeno 5 anni di servizio nella pubblica amministrazione e se ha raggiunto l’età pensionabile prevista dalla legge.

La “pensione di servizio” dei presidenti di Regione

La pensione di servizio di un pubblico ufficiale non ha particolari privilegi rispetto ad una pensione normale in termini di importo e modalità di calcolo. Infatti, la pensione di servizio per i pubblici ufficiali segue le stesse regole e le stesse modalità di calcolo della pensione previste per tutti i lavoratori che hanno versato i contributi previdenziali durante il loro periodo di lavoro. Tuttavia, la pensione di servizio per i pubblici ufficiali presenta alcune particolarità rispetto alle pensioni dei lavoratori del settore privato. Ad esempio, per i pubblici ufficiali è previsto un sistema di calcolo della pensione che tiene conto dei cosiddetti “anni di anzianità” ovvero degli anni di lavoro prestati nella pubblica amministrazione. Inoltre, per alcuni pubblici ufficiali, come ad esempio i magistrati e i parlamentari, sono previste regole specifiche per il calcolo della pensione.

I dati si riferiscono al 2019
Fonte: Regioni

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