L’acqua potabile è un bene necessario a cui non tutti, purtroppo, hanno accesso. Secondo il report di Ottobre 2022 presentato dall’Unicef, la banca mondiale e l’OMS, ci sono 2 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile.
L’ONU ha dichiarato il suo Sustainable Development Goal n.6 (l’obbiettivo di sviluppo sostenibile n.6) che consiste nel “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”.
L’acqua è un diritto umano
Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha già detto alla Water Conference tenutasi a Marzo 2023 che l’acqua è un “diritto umano”. Eppure di questo diritto non solo non ne beneficiano tutti ma c’è il rischio che molte persone non ne beneficino neanche in futuro.
Secondo i dati delle Nazioni Unite di questo passo, nel 2030, 1.6 miliardi di persone non avranno accesso ad acqua potabile gestita in maniera sicura e 2.8 miliardi non avranno acceso a strutture igienico sanitarie “sicure”.
Anche il quadro che dipinge l’OECD, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico non è rassicurante. L’organizzazione si aspetta che la richiesta di acqua salga del 55% entro il 2050.
Non c’è nessun altro modo di affrontare l’imminente crisi idrica se non quello di agire tempestivamente.
Per capire la pericolosità di questa crisi basta guardare il Corno d’Africa, vittima di una siccità devastante che ha costretto 24 milioni di persone ad affrontare forti mancanze d’acqua. Come riportato dall’articolo di Tahseen Jafry, -(the conversation-World Economic Forum), questa zona è stata colpita dalla peggiore siccità degli ultimi 40 anni.
Una piaga che secondo i dati dell’ONU ha mobilitato 2 milioni di persone e ha costretto 2.7 milioni di bambini ad abbandonare la scuola. Bisogna lavorare con gli istituti di ricerca per trovare delle soluzioni adeguate alla mancanza d’acqua. Sicuramente l’Europa ultimamente non ha vissuto delle crisi idriche così estreme come quella che affligge il Corno d’Africa ma il comunicato stampa dell’Unione Europea sulla siccità ci mette in guardia, parlando di anomalie dovute ad un inverno eccezionalmente secco e asciutto.
L’accumulo della neve è stato inferiore alla media e quindi il contributo che darà alla portata dei fiumi durante la primavera e l’estate sarà ridotto. L’impatto della siccità è già visibile in Francia, in Spagna e nel nord Italia dove fa preoccupare visto che la portata del fiume Po ha toccato quest’anno il minimo storico. Bisogna ricordare anche che l’acqua è una risorsa essenziale anche per la produzione energetica e l’agricoltura. L’Unione Europea avverte che la primavera e l’estate corrono il rischio di essere stagioni critiche dal punto di vista idrico. Per questo vi è il bisogno di investire nella ricerca nelle infrastrutture e nei sistemi di monitoraggio che possano aiutarci a fronteggiare le future conseguenze della crisi dell’acqua.
L’Italia dedica 3,9 miliardi di fondi PNRR
L’Italia ha dedicato 3,9 miliardi di cui 2,9 miliardi del PNRR alle strutture idriche per migliorare la loro resilienza, sicurezza e efficienza. Sono state già avviate 63 procedure di gara finanziate, per un valore di 8,6 miliardi di euro. Inoltre nel quarto trimestre è previsto l’avvio di ulteriori 55 gare. Bisogna considerare che il 44% degli interventi riguarda il potenziamento delle infrastrutture esistenti mentre all’adeguamento delle infrastrutture esistenti viene dedicato il 41%.
Per combattere la crisi idrica servono anche le dighe, che possono contribuire alla produzione energetica e anche potenzialmente gestire le risorse idriche destinate all’agricoltura. E il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha comunicato di aver pronti 7 decreti e 21 interventi di cui 4 sono dedicati al completamento e alla realizzazione di nuove dighe. Queste opere di adduzione e trasporto dell’acqua potranno aiutare a gestire la crisi idrica in maniera più efficace grazie a degli interventi che avverranno in numerose regioni d’Italia. Gli investimenti, che in totale superano i 19 miliardi di euro includono anche la protezione del cuneo salino alla foce del Po. Questi investimenti nel settore idrico non saranno gli ultimi visto il peggioramento del problema della siccità e il crescente bisogno di soluzioni tempestive.
C’è molto da fare per affrontare adeguatamente i cambiamenti climatici, la siccità e la crisi dell’acqua che sta cominciando a toccare anche i paesi sviluppati come il nostro. Sarà un futuro pieno di cambiamenti ai quali dobbiamo arrivare preparati. Vi è chi sentenzia che non si sta facendo niente per combattere la crisi idrica e chi ignora il problema. È evidente che qualcosa si sta facendo ma quella dell’acqua è una sfida senza confini e ha bisogno di più energie e più impegno, soprattutto a livello globale dove dobbiamo aiutare chi ha meno strumenti di noi.