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Ecco perché la didattica digitale non è online per tutti. Intervista a Mario Rusconi (Associazione Presidi)

Mario Rusconi, Presidente Associazione Nazionale Presidi (Anp) di Roma e Lazio

L’età media degli insegnanti è di 57-58 anni, la formazione non è obbligatoria, la didattica a distanza non è prevista nei contratti di lavoro, è solo un “obbligo morale”, e il digital divide è ampio. Ecco i 4 motivi principali per cui in Italia non è online, in modo sistematico e in tutte le scuole, la didattica “digitale”, come ama definirla e ci spiega Mario Rusconi, Presidente Associazione Nazionale Presidi (Anp) di Roma e Lazio.

Key4biz. Da settembre, in caso di classi o scuole in quarantena, la didattica a distanza potrà essere garantita a tutti gli studenti interessati? Durante il lockdown 1,6 milioni non hanno potuto seguire le lezioni online, secondo i dati comunicati dalla ministra Azzolina in Parlamento

Mario Rusconi. Prevediamo la didattica digitale, non solo per la secondaria di secondo grado, come indicato dalle linee guida del ministero, ma anche per le classi più piccole qualora ci fosse la sospensione della didattica in classe o l’impossibilità di recuperare spazi alternative per garantire la distanza di 1 metro tra gli alunni. Ma c’è un problema di digital divide. Secondo l’ISTAT, il 45,4% degli studenti di 6-17 anni (pari a 3 milioni 100mila) ha difficoltà nella didattica a distanza per la carenza di strumenti informatici in famiglia, che risultano assenti o da condividere con altri fratelli o comunque in numero inferiore al necessario. Ora, con i fondi messi a disposizione del Governo durante il lockdown, le scuole hanno potuto acquistare e poi dare alle famiglie più bisognose tablet e device per connettersi a Internet, le famose “saponette tech”. Ma la didattica digitale sarebbe auspicabile solo per gli studenti dalla scuola secondaria di primo grado.

Key4biz. Perché?

Mario Rusconi. 35mila insegnanti, a parte gli 85mila precari che saranno chiamati a scuola, andranno ad insegnare alla primaria per dividere le classi in più gruppi, proprio per evitare la didattica digitale ai più piccoli. Infatti nelle linee guida del ministero è scritto dall’infanzia alla secondaria di primo grado non è prevista la didattica integrata alla ripresa di settembre, ma solo didattica in presenza.

Key4biz. Qual è il livello di formazione degli insegnanti sulla didattica digitale?

Mario Rusconi. Era una sfida impossibile da vincere formare tutti gli insegnanti, 850mila persone con un’età media di 57-58 anni, durante i mesi del lockdown. La storia patologica della formazione degli insegnanti risale a molti anni fa. Da 20 anni è stato eliminato dai contratti di lavoro l’obbligo della formazione degli insegnanti. L’obbligo è stato poi introdotto di nuovo e finanziato dalla legge “La Buona Scuola” del governo Renzi, ma è stata lasciata alle iniziative delle singole scuole la formazione degli insegnanti, anche quella sulla didattica digitale. Così la formazione è stata effettuata a macchia di leopardo.

Key4biz. Cosa consiglia lei per la didattica digitale a regime in caso di didattica mista o di sospensione delle lezioni in classe?

Mario Rusconi. Una regia centralizzata del ministero, con l’obbligo di formazione degli insegnanti ed obbligo di frequenza da remoto per tutti gli studenti. Perché durante il lockdown molti studenti accendevano i Pc non all’inizio delle lezioni, ma quando preferivano. Quindi è fondamentale anche la collaborazione dei genitori per la scuola online. 

Key4biz. Cos’altro si dovrebbe cambiare?

Mario Rusconi. Prevedere la didattica digitale anche nei contratti di lavoro degli insegnanti. Alcuni colleghi presidi mi hanno raccontato, per fortuna pochi casi, di insegnanti che si sono rifiutati di svolgere la didattica a distanza durante il lockdown, perché non prevista nel contratto di lavoro.

Key4biz. Ma così, per questi casi, il diritto allo studio non è garantito agli studenti con una nuova sospensione della didattica in classe?

Mario Rusconi. Noi, come associazione nazionale presidi, ci auguriamo che il ministero voglia precisare, chiaramente, che è un obbligo per gli insegnanti ricorrere alla didattica digitale in caso di necessità. Al momento è un obbligo morale, che la maggioranza degli insegnanti ha sentito durante il lockdown. 

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