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Ecco perché è facile prevedere un futuro digitale sempre più automatizzato

Come in un rito incapace di cambiare, nelle settimane che chiudono un anno e aprono il successivo, sono in tanti a fare previsioni sui prossimi 365 giorni. A ogni ciclo annuale ci si avventura in previsioni ottimistiche sapendo che difficilmente si realizzeranno, ma l’ottimismo è più una necessità che una concreta possibilità in questi tempi molto difficili nei quali ogni nuovo anno, nonostante le tante previsioni piene di speranze, regolarmente ci mette di fronte a frangenti drammatici.

Il COVID-19 e la guerra russa contro l’Ucraina sono gli ultimi tristi accadimenti che si sono presi la briga di smentire sonoramente le fiduciose previsioni in cui in molti (compresi i diversi indovini che raccontano baggianate in televisione) si erano avventurati. D’altronde, come ricordava il grande fisico Niels Bohr, «È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro.»

Da queste premesse le conclusioni più ragionevoli consiglierebbero di evitare di avventurarsi in qualsiasi profezia sull’anno che è appena arrivato. Eppure, qualche previsione che difficilmente sarà smentita si può fare. Tra queste, si può certamente affermare che l’automazione di tante funzioni umane, iniziata con l’avvento delle tecnologie digitali, proseguirà senza sosta e aumenterà gli ambiti di utilizzo e l’impatto sulla vita delle persone. Dai futurologi ai sociologi, dai guru informatici ai dirigenti delle grandi aziende digitali, dai sacerdoti dell’innovazione ai giornalisti specializzati, tutti sembrano essere d’accordo sul fatto che l’epoca che stiamo vivendo è quella dell’automazione del mondo per il tramite di una infinità di procedure software. I computer, le reti, i dati e gli algoritmi che ormai quasi tutti usiamo, hanno portato l’automazione fuori dalle fabbriche e dalle catene di montaggio e l’hanno resa quasi inevitabile nelle attività lavorative e nelle azioni quotidiane delle persone, automatizzando nel profondo la vita di noi umani, guidata molto spesso dal funzionamento delle app degli smartphone, dalle procedure codificate dei siti web, da Alexa a casa, da Siri mentre usiamo lo smartphone, dalle auto a guida autonoma e dai sensori immersi nell’ambiente capaci di rilevare eventi che servono ad avviare azioni di altre macchine o addirittura di persone che sempre più spesso sono ‘attivate’ dagli stimoli e dagli eventi che queste rilevano tramite i dispositivi digitali.

L’automazione digitale nel prossimo anno di certo non si arresterà, anzi sicuramente amplierà il suo raggio di azione e incrementerà i suoi già tanti ‘clienti’. Anche il lavoro, ogni lavoro, sarà più trasformato e diverso da come lo abbiamo conosciuto finora. I velocissimi sviluppi dei sistemi di intelligenza artificiale, delle tecniche di apprendimento dei computer a partire dai dati che noi forniamo loro, della robotica che sta per entrare senza chiedere permesso nelle nostre case, nel prossimo anno certamente agiranno ancora e con maggiore intensità per trasformare i processi lavorativi e le azioni umane, automatizzandoli sempre di più. Oltre ai veicoli senza conducente, ai robot che preparano la pizza o assistono gli anziani, il prossimo anno vedrà un significativo aumento dell’uso di sistemi software capaci di sostenere una conversazione con le persone. ChatGPT è soltanto all’inizio della sua vita e già sta facendo tanto discutere a proposito delle sue capacità conversazionali e anche dei suoi limiti, i quali man mano che interloquisce con milioni di persone verranno brillantemente superati. Stiamo andando incontro a un mondo in cui si cerca di automatizzare le relazioni sociali (non fanno questo già i social media e i gruppi Whatsapp?), i sentimenti e addirittura i rapporti fisici.

Mentre siamo preoccupati di sapere se ci stiamo avviando verso la fine del lavoro umano che potrà essere sostituito dal lavoro dei robot, dei tanti software e degli automi intelligenti, non ci accorgiamo che il continuo uso dei sistemi informatici ci sta obbligando a interagire con procedure automatiche che regolano le nostre azioni in casa e al lavoro e sacrificheranno sempre di più le nostre tendenze umane (e analogiche), tramite le quali il nostro DNA si è formato e ci ha predisposti alla vita. Piuttosto che preoccuparci di garantire che l’automazione introdotta dalle tecnologie digitali ci liberi dai lavori ripetitivi e stancanti, dovremmo concentrarci a comprendere e a risolvere i problemi che l’automazione in fase crescente pone alla natura umana. Certamente il lavoro sta cambiando nel profondo sotto l’effetto dell’uso dei sistemi hardware e software che l’informatica ha saputo creare, ma quello che nel prossimo anno, e in quelli a venire, continuerà a cambiare sarà il ruolo di noi umani in un mondo pieno di computer e di algoritmi. Un mondo in cui questi elementi di automazione intelligente sembra vogliano sostituire le funzioni degli umani attraverso procedure software sofisticate, il nostro linguaggio con gli idiomi delle macchine, il nostro modo di ragionare con le regole che le macchine digitali sanno dedurre dai Big Data.

Insomma, se vogliamo essere sicuri di una cosa che avverrà nel prossimo anno e che difficilmente sarà smentita, possiamo pronosticare l’aumento dell’impatto dell’automazione digitale sulla vita di tutti noi; un’automazione silenziosa ma incessante e pervasiva. Un’automazione che sta cambiando le vite di tantissimi che a volte ne ricevono benefici e altre volte viene vissuta con difficoltà nel lavoro e nella vita quotidiana. Poiché siamo abbastanza sicuri dell’aumento di questa automazione nell’anno che si è già messo in cammino, faremmo bene a prepararci ad affrontarla, a conoscerla, a gestirla evitando che ci sostituisca non soltanto in fabbrica o in ufficio ma anche nei rapporti con gli altri esseri umani, nelle relazioni interpersonali. Anche nel rapporto con la nostra stessa mente, sapendoci liberare dalle tante sollecitazioni automatiche dei sistemi software che vogliono anche pensare per noi. Evitando che l’automazione diventi una iattura nel nostro futuro prossimo e agendo perché si possa trasformare in un’opportunità per le persone. Perché questo avvenga, come ha ricordato il presidente della repubblica Mattarella nel suo discorso di fine anno, «Occorre compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca la libertà dei cittadini.»

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