Vincent Bolloré decide di cambiare il management di Telecom Italia. Il finanziere bretone, che è il maggior socio dell’ex monopolista italiano, ha deciso una svolta ai vertici del gruppo lasciando a casa l’attuale ad, Marco Patuano.
E’ una nuova mossa importante per i piani di Bolloré, che ha acquisito una posizione forte nel cda di Telecom Italia grazie alla presenza di quattro persone di sua fiducia e al ruolo strategico del fidato amico Tarak Ben Ammar, nel doppio incarico di consigliere Telecom e Vivendi.
Ma che cosa c’è da attendersi a questo punto?
Lo abbiamo chiesto a Fiorina Capozzi, giornalista finanziaria e autrice del libro “Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei” sulla storia e gli interessi del finanziere bretone, edito da goWare in collaborazione con Key4biz e pubblicato nei giorni scorsi anche nelle versioni in inglese e francese.
Key4biz. Fino a poche settimane fa Patuano ostentava una certa serenità. Aveva anche incontrato a Parigi il socio francese. Si attendeva questo epilogo?
Fiorina Capozzi. Era nell’aria da tempo. E’ nella naturale dinamica di rafforzamento di Bolloré nel gruppo Telecom Italia. Ha investito nella società per comandare e ha bisogno di avere una sua persona di fiducia ai vertici del gruppo. Va detto però che, in questa fase, come precisato da Telecom Italia alla Consob poche ore fa, Patuano sta ancora trattando l’uscita dalla società. Francamente, ho la sensazione che l’operazione non sarà indolore. Non tanto per il costo del cambio di management e la buonuscita da pagare al manager, quanto per gli strascichi che porterà.
Key4biz. Che cosa intende?
Fiorina Capozzi. L’ultimo consiglio ha svalutato gli asset brasiliani contro la volontà di Patuano. Così la società ha archiviato il bilancio in rosso. Nell’ottica di chi vuole ridurre al minimo l’esborso per mandar via un manager, questo fatto può essere uno strumento di pressione per abbassare il valore della buonuscita. Ovviamente l’ad non vuole cedere. Per cui c’è una grossa probabilità che nasca un contenzioso. E’ già accaduto in passato con altre società.
Key4biz. A quale episodio si riferisce esattamente?
Fiorina Capozzi. Al caso Havas. Quando Bolloré è entrato nella società, ha contattato il presidente Alain de Pouzhilac dicendogli che avrebbe sostenuto le sue strategie. Nella realtà poi, il finanziere si è rafforzato nell’azionariato e ha iniziato a contestare la gestione del gruppo. Ad un certo punto ha chiesto le dimissioni del manager. Dopo una lunga battaglia, de Pouzhilac ha deciso di lasciare con la promessa di una sostanziosa buonuscita che era prevista nei termini del suo contratto. Una volta fuori, però, Bolloré gli ha contestato diverse operazioni arrivando fino ad ipotizzare l’abuso di beni sociali. Ne è nata una lunga battaglia legale, ma alla fine nel 2012 il Tribunale di Nanterre ha annullato il procedimento.
Key4biz. Quale sarà il prossimo passo?
Fiorina Capozzi. Credo che il nome del nuovo amministratore delegato racconterà molte cose sui piani di Bolloré e sarà di certo un manager con competenze nelle telecomunicazioni e gradito a Renzi. Indiscrezioni di stampa hanno dato in pole position l’ad di Ntv, Flavio Cattaneo, che naturalmente ha smentito. Tuttavia sono circolati anche altri nomi come quello di Andrea Mangoni, manager vicino a Renzi. La sua candidatura mi pare però debole dal momento che Mangoni è anche un uomo vicino a De Benedetti. E’ possibile che si pensi ad un manager attualmente impegnato nell’editoria con alle spalle un passato in telecomunicazioni e funzionale alla creazione di un grande gruppo latino come nei desiderata di Bolloré.
Key4biz. E allora quale sarà il futuro di Telecom Italia?
Fiorina Capozzi. Telecom Italia è un tassello non necessariamente essenziale in una dimensione di media company europea, ma è una merce di scambio imponente in Italia dove peraltro si registrano due fatti importanti: da un lato la volontà del governo Renzi di investire nella banda ultralarga, dall’altro la necessità di Silvio Berlusconi di dare un assetto europeo al suo gruppo. Oggi si affacciano sul mercato del Vecchio continente player aggressivi che vengono da Oltreoceano, il cui arrivo fa rapidamente invecchiare il modello televisivo ancora dominante in Italia. Le trattative sulla pay tv fra Vivendi e Mediaset sono del resto in corso da tempo. Ma non credo che la partita si limiterà a questo.
Key4biz. Pensa che gli interessi italiani di Bolloré si consolideranno attorno a Telecom e Generali?
Fiorina Capozzi. Non è detto che siano le due sole prede che il finanziere ha in mente. Complice la crisi, che ha spinto verso il basso le quotazioni azionarie, le società sono a prezzi di saldo. Bolloré questo lo sa bene visto che da anni è socio di Mediobanca, azionista di riferimento delle Generali e “finestra” sul capitalismo italiano di relazione. E’ Mediobanca che ha gestito il riassetto azionario di Telecom. E’ Mediobanca che ha dato a Bolloré un enorme peso in Italia e che oggi sta anche gestendo la patata bollente di Rcs, gruppo editoriale, dal cui azionariato John Elkann ha annunciato uscirà. Non so se Bolloré potrà o vorrà entrare in quest’ultima partita. Ma registro tre elementi. Il primo è che c’è una grande azienda editoriale italiana in difficoltà che in Borsa vale poco. Il secondo è che Bolloré in Francia ha dimostrato un grande interesse non solo per le tv, ma anche per la carta. Il terzo è che il finanziere bretone vuole creare una media company latina e Rcs è proprietaria non solo del Corriere della Sera, ma anche di un potente polo editoriale spagnolo. Come finirà? Impossibile dirlo ora. Ma di certo tutta questa storia avrà un impatto rilevante su un altro grande player del mercato televisivo: la Rai. Mentre, infatti, Bolloré e Berlusconi fanno le loro mosse con la benedizione di Renzi, la Rai è sempre più appesantita, isolata e fuori mercato.