Con l’abbattimento dell’Iva al 4% sugli eBook, l’Italia apre la via alla procedura d’infrazione Ue per violazione delle disposizioni comunitarie. Il Ministro alla Cultura Dario Franceschini, autore dell’emendamento alla Legge di Stabilità che prevede il taglio, lo sa bene ma tenta la mossa politica, così come hanno fatto prima di lui Francia e Lussemburgo (sui quali è già aperta la procedura Ue, ndr) per dare uno scossone alla Ue e spingere sulla riforma.
Oggi a Bruxelles si è riunito il Consiglio Cultura dove si è parlato anche di libri digitali ed Iva, ma sappiamo bene che la competenza primaria è dei Ministri dell’Economia, che si riuniranno il 9 dicembre, e che per cambiare le attuali disposizioni sull’Iva serve la maggioranza degli Stati membri che sulla questione non sono tutti d’accordo.
Franceschini ha ammesso che l’Italia rischia ovviamente la procedura d’infrazione ma è convinto che si possa dimostrare che non ci siano le condizioni perché l’Europa avvii il procedimento.
“Esiste questa possibilità – ha detto Franceschini – anche se a nostro avviso non ci sono i termini per l’infrazione”.
Franceschini ha informato che stamani a Bruxelles i Ministri della Cultura Ue hanno sottoscritto un testo che “tiene conto della differenza di trattamento che c’è” tra libri di carta ed eBook in materia fiscale.
Un testo che per il Ministro rappresenta “il riconoscimento di una diversità di trattamento che deve essere superata“, ricordando che la competenza è dei Ministri delle Finanze europei.
Il testo concordato oggi dal Consiglio Cultura, ha sottolineato Franceschini, “spingerà inevitabilmente il tavolo proprio, cioè i Ministri dell’Economia, ad affrontare questo tema.”
Franceschini non ha saputo dire se l’Ecofin del 9 dicembre, l’ultimo sotto presidenza italiana, possa già discutere il tema, ma si è detto certo che la questione sarà affrontata nell’ambito della revisione delle regole Ue sull’Iva, per cui però al momento non esiste un calendario definito, anche se rientra tra i temi in agenda della Commissione di Jean-Claude Juncker.
Stamani a Bruxelles il Ministro ha anche precisato che l’Iva ridotta sugli eBook non è ancora legge, anche se esiste una maggioranza importante che la sostiene: “Il Parlamento deve completare il suo percorso. Per ora è stata approvata in Commissione bilancio. Deve andare in aula alla Camera e al Senato, ma mi pare che in Italia ci sia un’intesa trasversale tra maggioranza e opposizione su un principio molto semplice, e cioè che un libro è un libro, sia che sia di carta o in formato elettronico”.
Dall’Associazione Italiana Editori un forte sostegno a Franceschini. Il presidente Marco Polillo ha commentato: “Solo così, con convinzione, si può superare una stortura europea come questa. Noi continueremo a fare la nostra parte, a portare avanti la sfida con la campagna #unlibroèunlibro, chiedendo all’Europa di cambiare e di riconoscere che un libro è un libro, al di là del supporto di lettura”.
Un libro è un libro, insomma. È questo il messaggio forte che Franceschini vuole portare all’attenzione della Ue e l’emendamento per il taglio dell’Iva sugli eBook rappresenta una ‘provocazione’ perché sa bene che al momento con le attuali regole Ue non si va da nessuna parte e all’Italia toccherebbe la stessa sorte di Francia e Lussemburgo che hanno fatto da apripista.
Entrambi i Paesi sono stati richiamati infatti dalla Commissione Ue, prima con una lettera di messa in mora e poi con un parere motivato, e infine deferite nel febbraio scorso alla Corte di Giustizia Ue per aver tagliato l’Iva sui libri digitali. La decisione è stata presa dai due Paesi per contrastare l’avanzata degli OTT americani su questo nascente mercato.
Parigi ha fissato l’Iva al 7% per gli eBook come per i libri di carta, invece del previsto tasso del 19,6% mentre invece Lussemburgo ha un’aliquota super ridotta del 3%. Ma la Francia è andata anche oltre, arrivando quest’anno ad abbattere al 2% anche l’Iva per la stampa online.